08.03.2019
Più di un quarto della popolazione mondiale è costituito da donne che lavorano la terra, collaborando al benessere familiare e allo sviluppo delle economie rurali. Un elemento fondamentale per la lotta alla fame, la malnutrizione e la povertà
Le donne in agricoltura hanno sempre avuto un ruolo fondamentale, significativo e insostituibile. Hanno contribuito in modo differenziato ma decisivo all’economia rurale, pur senza ottenerne il riconoscimento sociale poiché il lavoro contadino era prerogativa maschile. L’agricoltura è stata tradizionalmente un settore nel quale, a differenza degli altri settori economici, vigeva una suddivisione dei compiti in base al sesso, con il ruolo delle donne relegato prevalentemente al lavoro nei campi. Da una fase marginale, nella quale la donna svolgeva essenzialmente il compito di coadiuvante, si è passati ad una fase, iniziata ai primi del Novecento con l’arruolamento degli uomini al fronte e continuata nel periodo post-bellico con il reclutamento degli uomini in altri settori economici, in cui vi era la necessità di colmare lo svuotamento delle campagne con il lavoro femminile. Questo evento consentì alle donne di fare dei passi in avanti nel processo di emancipazione del ruolo femminile e di sostituzione degli uomini nella conduzione aziendale. In sostanza la donna è passata da mansioni poco specializzate ad assumere, posizioni di primo piano fino a diventare, oggi, protagonista nell’organizzazione e gestione delle aziende del settore agricolo.
Più di un quarto della popolazione mondiale è costituito dalle donne rurali, ovvero dalle donne che lavorano la terra e che collaborano al benessere familiare e allo sviluppo delle economie rurali, risultando un elemento fondamentale per la lotta alla fame, la malnutrizione e la povertà. Nella maggior parte dei Paesi in via di Sviluppo, infatti, partecipano alla produzione agricola e alla cura del bestiame e svolgono funzioni vitali per la famiglia provvedendo al cibo e alle cure dei bambini, degli anziani e dei malati. Ma spesso manca loro un accesso equo a opportunità e risorse. Testimonianza di questo è data dal fatto che, pur svolgendo la maggior parte del lavoro agricolo, raramente sono incluse nei processi decisionali che le riguardano, a causa dell’analfabetismo e della povertà estrema in cui versano. Donne che partecipano allo sviluppo dunque, ma all’insegna dell’invisibilità. Le condizioni in cui operano oggi le donne che si occupano di agricoltura nei Paesi in via di Sviluppo, appaiono più o meno analoghe allo stato delle donne contadine in Italia e in Europa fino ai primi anni – o decenni – del secolo scorso.
La Rete di Campagna Amica. L’agricoltura italiana, dunque, è sempre più al femminile e mostra le donne protagoniste anche all’interno della più grande rete di vendita diretta che è Campagna Amica. Anche qui, quasi il 30% delle aziende agricole è condotto da donne con una rappresentatività che cresce al ritmo dell’1% ogni anno e vede tra le regioni più “rosa” il Molise e la Valle d’Aosta (entrambe con il 46%), seguite da Umbria e Liguria (rispettivamente con 38% e il 37% di imprese condotte da donne). L’analisi dei dati relativi alla rete di Campagna Amica permette di delineare alcune tra le caratteristiche principali delle aziende condotte da donne. Innanzitutto, le imprenditrici di Campagna Amica mostrano una maggiore propensione all’agricoltura multifunzionale rispetto ai colleghi uomini (il 35% delle donne contro il 21% degli uomini), il 13% coltivano con il metodo biologico (contro il 10% degli uomini) e gestiscono un’azienda di dimensioni mediamente più piccole e di tipo familiare (oltre il 70% ha meno di 15 ettari, contro il 57% dei colleghi uomini).
Fonti
– FAO 2016 http://www.fao.org/news/story/it/item/461140/icode/
– Eurostat, “Agriculture, forestry and fishery statistics” 2018 https://ec.europa.eu/eurostat/documents/3217494/9455154/KS-FK-18-001-EN-N.pdf
– CREA, “Le donne in Agricoltura” (2016) www.crea.gov.it/wp-content/uploads/2016/03/REPORT-donne-in-agricoltura.pdf
– ISTAT, Annuario Statistico Italiano 2018 https://www.istat.it/it/files//2018/12/Asi-2018.pdf
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