Dopo aver messo a dimora la piantina acquistata, trapiantandola dagli alveoli nella sua sede definitiva, è opportuno attivarsi per gestire la sua crescita e favorire così una buona produzione di frutti. Il pomodoro è una pianta che tenderebbe a strisciare sul terreno. Perciò, se non vogliamo “spezzarci” la schiena, è il caso di legare le […]
Dopo aver messo a dimora la piantina acquistata, trapiantandola dagli alveoli nella sua sede definitiva, è opportuno attivarsi per gestire la sua crescita e favorire così una buona produzione di frutti. Il pomodoro è una pianta che tenderebbe a strisciare sul terreno. Perciò, se non vogliamo “spezzarci” la schiena, è il caso di legare le piante ai tutori con delle fascette, evitando di stringere il fusto. I tutori possono essere delle canne infilate nel terreno. La legatura del pomodoro avviene nella parte apicale della pianta stessa di volta in volta che la pianta accrescendosi non trova il sostegno adeguato per sorreggere il peso. In sostanza la legatura sarà sempre più in alto nel corso del tempo. Durante la crescita delle nostre piante è bene praticare la scacchiatura o sfemminellatura che permette alla pianta di conservare energie preziose da incanalare nella produzione di fiori e frutti. Inoltre con questa pratica l’aria circola meglio tra i rami bassi della pianta in crescita. In sostanza evitiamo “l’effetto cespuglio”. La scacchiatura è quella pratica per la quale vengono eliminate le gemme – vere e proprie foglie e vengono chiamate popolarmente femminelle – che nascono all’angolo tra il fusto e le principali foglie laterali. Ricordiamo che la foglia di pomodoro è “composta” ossia corrisponde a quello che, impropriamente, definiamo rametto. Tale pratica va condotta quando le “femminelle” sono piccole. In questo caso togliendole non apportiamo danni alla pianta. Altrimenti è reale il rischio di ferire in modo grave il pomodoro. Il punto di “strappo”, infatti, può essere luogo di ingresso per agenti patogeni. L’innaffiatura deve avvenire costantemente, meglio di mattina, senza esagerazioni. Alcune credenze popolari sostengono che il pomodoro debba soffrire un po’ la sete per produrre frutti più succulenti. Se osserviamo macchie sulle foglie o sulle punte dei frutti – che sono delle bacche – siamo in presenza di qualche malattia. Quelle più diffuse sono:
• marciume apicale (appunto descritto) che deriva dalla carenza di calcio con seguente acidificazione del terreno. È necessario apportare questo elemento nel terreno e sulle foglie con una somministrazione specifica di prodotti fitosanitari.
• la ruggine che necessita di un trattamento antifungino specifico. La ruggine si presenta con macchie scure con anelli concentrici che si sviluppano a partire dalle foglie più vecchie. La superficie fogliare circostante diventa gialla. Le foglie più giovani possono cadere lasciando i frutti esposti al sole. I pomodori presentano macchie nere.
• la pronospora: in questi casi si devono eliminare velocemente i frutti e le foglie colpite. Si presenta con macchie grigie sulle foglie che presto seccano. Un anello di muffa bianca a volte si sviluppa attorno alle macchie, soprattutto in caso di pioggia. Striature scure possono apparire sugli steli. Macchie scure si presentano anche sui frutti, sia maturi che acerbi.
Infine ricordiamo che molto spesso tali malattie si presentano quando il pomodoro non è curato con attenzione. Acqua in giusta quantità, sfemminellatura, sostegno e corretta esposizione al sole sono i migliori metodi preventivi.