01.06.2023
Esistono tre tipologie rispetto al contenuto di grassi e sei tipologie che si differenziano in base ai trattamenti effettuati per la conservazione e l’eliminazione di patogeni eventualmente presenti. Ecco quali
Spesso quando ci troviamo ad acquistare il latte rischiamo di rimanere disorientati dai vari tipi di latte presenti in commercio.
Iniziamo con il dire che dal 2017 c’è maggior chiarezza su due domande, apparentemente banali, da farsi al momento dell’acquisto: ciò che sto comprando è latte? Ed è italiano? I giudici dell’Unione Europea, infatti, hanno chiarito che i prodotti puramente vegetali non possono essere commercializzati con denominazioni, come “latte”, che il diritto dell’Unione riserva ai prodotti di origine animale. Inoltre in Italia, la legge entrata in vigore il 19 aprile 2017 ha reso obbligatoria l’indicazione in etichetta del Paese di origine del latte, sia in caso di mungitura che di trasformazione.
Rispetto al contenuto di grassi, possiamo distinguere tre tipologie di latte:
In base ai trattamenti effettuati per la conservazione e l’eliminazione di patogeni eventualmente presenti possiamo acquistare:
Infine, è ormai molto diffuso il latte alta digeribilità (detto anche delattosato o HD) che, avendo un contenuto di lattosio basso o trascurabile, può essere consumato anche da individui intolleranti al lattosio. Grazie all’utilizzo dell’enzima lattasi durante la produzione, il lattosio viene scisso nei suoi zuccheri più facilmente assimilabili, glucosio e galattosio, agevolando il lavoro che invece dovrebbe deve compiuto dall’organismo, garantendone perciò la digeribilità.
L’offerta è quindi talmente varia che ogni esigenza troverà il latte più adatto rispetto alle proprie abitudini, ai gusti, alla frequenza di acquisto o a necessità alimentari specifiche, mantenendo il fondamentale apporto alla salute che il latte fornisce quotidianamente.