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01.06.2023

Speciale latte – Il consumo in Italia, poco e raro

Secondo i dati del Ministero della Salute tra il 1998 e il 2020 il suo consumo giornaliero si è notevolmente ridotto, passando dal 62,2% al 48,1%

Secondo i dati del Ministero della Salute tra il 1998 e il 2020 il consumo giornaliero di latte si è notevolmente ridotto, passando dal 62,2% al 48,1%. Il consumo è diventato più occasionale (+9,8%) e sono aumentati i non consumatori, passati dal 17,2% al 22,2%. Questa diminuzione di frequenza e di quantità è stata osservata maggiormente nella fascia di età dei bambini, ragazzi e giovani di 6-24 anni con punte di riduzione fino al 20%.

Cambiano le abitudini a tavola a cominciare dalla prima colazione: si è osservato nel tempo, almeno fino al 2019, un aumento delle persone che dichiarano di non avere questa abitudine. Flessione che si è in parte ridotta nel 2020, probabilmente a causa della permanenza in casa dovuta al lockdown. Tra chi invece fa colazione, si osserva una forte riduzione del consumo di latte al mattino (-10,9%) con punte che arrivano anche al 20% tra i bambini di 3-10 anni. Aumentano invece coloro che pur non bevendo il latte mangiano qualcosa (biscotti, fette biscottate, brioche) con o senza altre bevande (the, caffè) o che fanno altri tipi di colazione a base ad esempio di yogurt, cereali, succhi di frutta.

Numerosi studi scientifici concordano sugli effetti positivi del consumo di latte e yogurt sulla salute. L’analisi dose-risposta indica che un incremento di 200 ml (circa 1 tazza) di latte al giorno si associa a un minor rischio di malattie cardiovascolari, ictus, ipertensione, cancro del colon-retto, sindrome metabolica, obesità e osteoporosi.

I dati sull’aspettativa di vita dicono che oggi si vive certamente più a lungo rispetto al passato: in Italia ad esempio l’aspettativa di vita è cresciuta ad un ritmo costante raggiungendo mediamente gli 83,1 anni (85,3 per le donne e 80,8 per gli uomini). Tuttavia, il tempo che trascorriamo in condizioni di salute precarie non è diminuito in modo proporzionale, restando negli ultimi 20 anni sostanzialmente costante (11,1 anni nel 2000 e 10,4 anni oggi).

Negli ultimi dieci anni è aumentata in modo significativo l’esposizione a diversi rischi assolutamente prevedibili come obesità, iperglicemia, uso di bevande alcooliche e droghe. Anche il fumo di tabacco comporta per gli italiani (compresi i non fumatori) uno spreco di 13 giorni di buona salute all’anno procapite. I comportamenti alimentari scorretti nella loro totalità (dieta non corretta e consumo di bevande alcooliche) comportano un carico di malattia identico a quello del fumo di tabacco, esponendo all’insorgenza di numerose patologie, tra le quali malattie cardiovascolari, diabete mellito e cancro. Ciò che priva di anni di vita è ciò mangiamo in eccesso, come ad esempio carni rosse e lavorate, sale, bevande zuccherate e alcoliche, ma anche e forse soprattutto ciò che non mangiamo: cereali integrali, legumi, fibre, frutta secca e fresca, verdura, acidi grassi omega-3 del pesce, latte.

Il basso consumo di latte (in Italia inferiore a 500 ml al giorno) comporta una perdita complessiva di più di 50 mila anni di vita sana. Un vero e proprio spreco di salute che potrebbe essere prevenuto semplicemente con una tazza di latte a colazione e qualche spuntino a base di latte.

Fonte:

– Tavolo Tecnico sulla Sicurezza Nutrizionale – Ministero della Salute – Gennaio 2022

–  Assolatte (2021) – Carico di malattia: quanto conta l’alimentazione

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