Agricoltura sociale

27.06.2018

Migranti, un’altra cooperazione

Presentata oggi a Roma l'indagine "Gli italiani e l'immigrazione". Gherardo Colombo è il nuovo presidente di Ue.Coop-Unione Europea delle Cooperative

Gherardo Colombo, ex giudice della Corte di Cassazione, storico componente del pool di Mani Pulite e magistrato protagonista di importanti inchieste della storia repubblicana, dalla P2 all’omicidio Ambrosoli, è il nuovo Presidente nazionale di Ue.Coop-Unione Europea delle Cooperative, la centrale cooperativa nata per segnare una forte discontinuità rispetto al vecchio mondo della cooperazione. Nel 2007 Gherardo Colombo ha lasciato la magistratura e da allora si dedica, tra le altre cose, alla riflessione pubblica sulla giustizia e nell’educazione alla legalità. In questa attività incontra ogni anno circa 50 mila studenti in tutta Italia e proprio per tale attività ha ricevuto il Premio nazionale “Cultura della Pace 2008”.

La percezione del fenomeno migratorio in Italia

In occasione dell’assemblea elettiva, è stata presentata l’indagine su “Gli italiani e l’immigrazione” di Ue.Coop/Ixè per fare il punto sulla percezione dei fenomeni migratori nel nostro paese. Ne è emerso che otto italiani su 10 (79%) chiedono di far lavorare gratuitamente in attività di pubblica utilità gli immigrati in cambio dell’accoglienza, anche se per un periodo limitato. Il fattore determinate nello scatenare l’ostilità degli italiani nei confronti degli immigrati è proprio il fatto di essere assistiti senza lavorare che infastidisce ben il 30% dei cittadini prima della paura per la delinquenza (29%), mentre non si riscontrano discriminazioni razziali con solo il 4% che dice di essere preoccupato perché sono diversi e ben il 26% che non si ritiene per nulla disturbato dalla loro presenza.

Il lavoro è la leva principale dell’integrazione con molteplici attività di pubblica utilità ritenute necessarie per compensare l’aiuto ricevuto con il vitto e alloggio nell’accoglienza. Nell’ordine, a giudizio degli italiani, potrebbe essere utile impiegare il lavoro degli immigrati accolti nella cura del verde pubblico (57%), la pulizia delle strade (54%), l’agricoltura (36%), la tutela del patrimonio pubblico (30%), la cura degli anziani (23%), secondo l’indagine Ue.Coop/Ixè. Analogamente, due terzi dei cittadini vedono con favore l’ipotesi di tirocini gratuiti, predefiniti nel tempo, in aziende private nell’ottica di ‘imparare un mestiere’. Più di 1 italiano su 2 sarebbe inoltre favorevole a coinvolgere gli immigrati nel recupero dei piccoli borghi abbandonati e per combattere lo spopolamento dei territori. L’83% dei cittadini ritiene peraltro che gli immigrati, durante la loro permanenza in Italia, dovrebbero frequentare obbligatoriamente un corso di lingua italiana durante la fase di accoglienza. E, in occasione del Consiglio Europeo, il 71% degli intervistati ritiene che l’Italia sia in credito con l’Europa sulla questione migranti, mentre sull’atteggiamento da adottare nei confronti degli sbarchi gli italiani si dividono con il 46% che ritiene che i barconi dovrebbero essere respinti impedendo loro di raggiungere le coste italiane mentre gli altri non sono d’accordo. Diffuso è invece il disappunto rispetto all’attuale forma di gestione dell’immigrazione con appena il 33% degli italiani che giudica positivamente l’operato delle cooperative di accoglienza e ben il 60% che ritieni opportuno distribuire i nuovi arrivati sul territorio nazionale in strutture di piccole o medie dimensioni, con un sistema di ospitalità diffuso piuttosto che in grandi strutture concentrate (come vorrebbe il 32%) per l’identificazione, per le procedure di protezione internazionale, richiesta asilo o l’eventuale espulsione. Sono probabilmente queste inefficienze ad amplificare la dimensione del problema immigrazione in Italia e a determinare l’atteggiamento rispetto alla strategia da adottare che vede 2 italiani su 10 favorevoli all’accoglienza tout court, un altro 20% incline a rifiutare decisamente ulteriori presenze e una quota prevalente (il 56%) che opta per un indirizzo misto: accettazione di una quota prefissata e respingimento o redistribuzione in Europa degli altri, in sostanziale sintonia con le parole di Papa Francesco che chiede di “accogliere tanti rifugiati quanti si può e quanti si può integrare, educare, dare lavoro facendolo con “la virtù del governo, che è la prudenza”.

L’emergenza cibo 

In Italia sono oltre un milione i migranti, gli stranieri e le comunità rom che hanno ricevuto aiuti alimentari sotto forma di pacchi dono o accesso alle mense dei poveri durante l’anno. Ad avere bisogno di aiuto per mangiare sono dunque oltre il 20% dei 5,1 milioni di stranieri presenti in Italia, secondo il bilancio demografico dell’Istat per il 2017 e appare dunque molto lontano l’obiettivo indicato da Papa Francesco di “accogliere tanti rifugiati quanti si può e quanti si può integrare, educare, dare lavoro” con “la virtu’ del governo, che è la prudenza”.

Secondo un’analisi Ue.Coop su dati Istat, le famiglie composte da soli stranieri faticano molto più di quelle italiane ad arrivare a fine mese, con la spesa media degli italiani che è superiore del 56% rispetto a quella degli stranieri che possono spendere in media mille euro in meno (1.679 euro contro 2.624 euro). La scarsa disponibilità di denaro obbliga i nuclei familiari composti da migranti a concentrare le risorse su beni e servizi essenziali: il 22% è destinato alla spesa alimentare e il 36,8% all’abitazione, mentre sono nettamente più contenute per ricreazione, spettacoli e cultura e per servizi ricettivi e di ristorazione. Solo la spesa per le comunicazioni è più elevata, per la necessità di contattare parenti e amici nei propri paesi di origine.

Una situazione di difficoltà che diventa ancora più evidente nel caso di diversi indicatori, a partire da quello sulla povertà. Secondo un’analisi Ue.Coop su dati Istat, quasi una famiglia straniera su tre (29,2%) si trova in situazione di povertà assoluta, contro il 5,1% delle famiglie composte da soli italiani, con punte di oltre il 40% nel Mezzogiorno. La situazione non migliora se si prendono in esame i dati sulla povertà relativa, dove le famiglie italiane in difficoltà sono il 10,5% del totale, contro il 34,5% di quelle straniere.

Anche il grado di istruzione degli stranieri è ancora inferiore a quello degli italiani: tra gli stranieri di 15-64 anni, oltre la metà ha conseguito al massimo la licenza media, il 35,1% ha un diploma di scuola superiore e il 10,7% una laurea (mentre sono laureati il 17,2% degli italiani di 15-64 anni).

Secondo l’analisi Ue.Coop su dati Istat, complessivamente gli stranieri rappresentano l’8,5% dell’intera popolazione italiana, con un incremento nel 2017 di 97.412 unità, trainato soprattutto dall’arrivo di uomini (+67.593 unità, pari a +2,8%) mentre è più contenuto l’incremento delle donne (+29.819, pari a +1,1%).

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