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17.09.2018

Tutti a scuola, ma con la merenda giusta!

La ristorazione collettiva può incidere non solo sulla qualità della salute di milioni di studenti in età evolutiva, ma anche svolgere un ruolo pedagogico ancora più importante. Ecco alcuni consigli a cura di Inipa-Coldirett Education

Con l’inizio della scuola in tutte le Regioni italiane, circa 8,6 milioni tra bambini, ragazze e ragazzi stanno piano piano tornando alle loro classiche abitudini quotidiane. Tra queste però non ci sono solo sveglie presto, libri da leggere o nuove esperienze, ma anche e soprattutto le classiche abitudini alimentari.

Si parte con la colazione a casa, che purtroppo talvolta gli studenti “sempre in ritardo” sono costretti a fare un po’ troppo velocemente o, peggiore delle abitudini, saltarla completamente!

Apparecchiare la tavola la sera per la colazione della mattina successiva può aiutarci a guadagnare quel tempo da dedicare al primo e fondamentale momento della nostra giornata alimentare. Una tazza di latte, o uno yogurt per coloro un po’ sensibili al lattosio, ci aiuta ad assumere una parte del nostro fabbisogno di calcio che è necessario per una sana crescita di ossa e denti forti. Per quanto riguarda zuccheri e grassi, che ci danno la giusta energia durante l’impegnativa giornata, l’importante è sceglierli bene e non eccedere: ad esempio scegliere tra una fetta di pane con burro e marmellata, una porzione di crostata, gli immancabili biscotti o anche un po’ di cioccolata è sicuramente una delle preferenze più comuni. Tuttavia è buona abitudine variare e ricordarci di aggiungerci un frutto, una spremuta o un frullato, che sono una buon ricarica di vitamine, sali minerali e di fibre. Per i più “grandi” e sportivi potrebbe essere una buona prassi assumere qualche fonte proteica anche la mattina.

Una volta entrati a scuola, si arriva quindi alla ricreazione uno dei momenti più attesi della giornata scolastica per gli studenti di tutti gli ordini e grado. Qui infatti oltre a consumare uno spuntino, purtroppo non sempre adatto ad un corretto regime alimentare, spesso si approfitta anche per giocare o “chattare” con i “colleghi”. Questo ad esempio può diventare un buon momento dove consumare una delle 5 porzioni di frutta e verdura quotidiane; spesso però si rischia di eccedere in snack che contengono troppo sale, acidi grassi saturi e trans, bibite ricche di coloranti, zuccheri semplici aggiunti o talvolta esageratamente “frizzanti”.

Infine, ma solo per i più giovanissimi e coloro che rimangono a scuola nel pomeriggio, si arriva al momento della mensa, che però non tutti sembrano apprezzare, specialmente quando vengono serviti cibi spesso poco di “moda” tra gli studenti come le verdure.
Se il 20% delle famiglie dichiara che i figli non consumano quotidianamente le giuste porzioni di frutta e verdura raccomandate dai nutrizionisti, più di un italiano su quattro (26%) ritiene però scarsa la qualità del cibo offerto nelle mense della propria scuola, secondo una indagine Coldiretti/Ixè divulgata in occasione dell’inizio dell’anno scolastico.

Non è un caso però che la maggioranza degli italiani (71%) sostiene che le mense dovrebbero offrire cibi più sani per educare concretamente le nuove generazioni dal punto di vista alimentare, mentre sul versante opposto solo il 12 per cento ritiene che dovrebbero essere serviti prevalentemente i piatti che piacciono di più ai ragazzi. Tuttavia, per assicurare una migliore alimentazione ed educare con buone pratiche le nuove generazioni, il 36% degli italiani vorrebbe che nelle mense scolastiche venissero serviti cibi locali che valorizzano le realtà produttive del territorio e garantiscono soprattutto un valore aggiunto in termini di genuinità e freschezza.

La ristorazione collettiva come le mense scolastiche possono infatti incidere non solo sulla qualità della salute di milioni di studenti in età evolutiva, ma anche svolgere un ruolo pedagogico ancora più importante, laddove quasi un bambino su tre (30,6%) pesa ancora eccessivamente, nonostante negli ultimi anni si è verificata una leggera riduzione proprio per effetto dell’impegno sull’educazione alimentare a scuola e nelle case.

Promuovere l’educazione alimentare tra i banchi di scuola significa quindi “formare” consumatori sempre più consapevoli, anche perché nel mondo, a fronte del problema del consumo eccessivo di cibi poco salutari, si contrappone quello altrettanto serio della malnutrizione giovanile: forse non tutti sanno che anche in Italia quasi mezzo milione di bambini di età inferiore ai 15 anni ha ricevuto aiuti alimentari per bere latte o mangiare, secondo quanto riportato da uno studio della Coldiretti in riferimento all’aumento della fame nel mondo nel 2017 evidenziato da Nazioni Unite, Fao, Ifad, Unicef e Oms.

Per questo motivo la Fondazione Campagna Amica, attraverso i progetti di “Educazione alla Campagna Amica” nelle scuole primarie e secondarie italiane e con l’iniziativa solidale della “Spesa Sospesa” vuole contribuire in modo serio e concreto all’obiettivo di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite di “porre fine alla fame nel mondo, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile”.

Educazione alla Campagna Amica è infatti un progetto che, attraverso “lezioni” nelle fattorie didattiche, visite nelle aziende agricole e “laboratori del gusto” organizzati in classe, promuove i fondamenti della dieta mediterranea e valorizza i prodotti dell’agricoltura italiana contro il consumo di cibo spazzatura e “insostenibile”, mentre con l’iniziativa della Spesa Sospesa si vuole garantire l’acquisto di prodotti alimentari a favore dei più bisognosi, attraverso la raccolta di donazione libere durante i mercati contadini.

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