07.03.2017

Terremoto, la ricostruzione passa per l’agricoltura: creiamo i presupposti

Petrini: “Il rischio concreto che stiamo correndo è che oggi la burocrazia accresca a dismisura i danni del sisma”

Nelle Marche, in Abruzzo, in Umbria e nel Lazio le case sono distrutte, l’ambiente è sfregiato: restano in piedi la nostra agricoltura e i nostri animali, ed è da loro che bisogna ripartire! Questo l’appello lanciato oggi dagli agricoltori di Coldiretti riuniti a piazza Montecitorio perché siano sciolti al più presto tutti i nodi burocratici che bloccano la ricostruzione.
L’Italia migliore ha reagito alle ripetute scosse e al maltempo, con i volontari nei primi soccorsi, con la solidarietà di tanti (gente comune, associazioni, imprese). Ora è tempo che le Istituzioni facciano fino in fondo il loro dovere.
Quello che serve è una ripresa produttiva immediata, che sostenga al tempo stesso il reddito delle imprese. Per la rigenerazione delle aree colpite occorre creare una robusta “cintura di sicurezza” fondata sull’economia agricola e turistica delle zone immediatamente adiacenti a quelle colpite.
«Il rischio concreto che stiamo correndo – ha dichiarato il Presidente di Slow Food e Campagna Amica Carlo Petrini – è che oggi la burocrazia accresca a dismisura i danni del sisma. Il terremoto non può cancellare l’immensa ricchezza in termini di cultura del cibo che le aree colpite dal sisma hanno saputo tramandare nel corso del tempo e delle generazioni. Le produzioni tipiche di questi luoghi sono un patrimonio dell’intera Italia, che si deve concretamente stringere attorno a chi ancora vuole lavorare queste terre martoriate. Per riportarle alle tradizioni di accoglienza che da sempre le contraddistinguono».
Finora, in aiuto delle campagne c’è stata soprattutto la solidarietà della gente comune con una vera corsa all’acquisto dei prodotti terremotati che ha coinvolto quasi 1 italiano su 4 (24%) compreso il Santo Padre che ha incaricato espressamente l’Elemosineria Apostolica di comprare prodotti alimentari tipici delle aree colpite da distribuiti a diverse mense caritative della città di Roma per la preparazione dei pasti donati. Una opportunità resa possibile anche grazie ai mercati degli agricoltori di Campagna Amica che continuano ad ospitare, dalla Capitale a tutta la Penisola, gli agricoltori terremotati rimasti senza possibilità di vendita. Sono stati acquistati quasi diecimila cesti di Natale con i prodotti delle aree colpite dal sisma anche grazie all’enorme successo della vendita on line dal sito www.campagnamica.it mentre oltre 50mila italiani hanno assaggiato la caciotta della solidarietà, ottenuta con il latte raccolto dalle stalle terremotate di Norcia, Amatrice e Leonessa, e il “cacio amico” fatto con il latte degli allevamenti marchigiani.
Sotto il coordinamento di una apposita task force sono state avviate dalla Coldiretti numerose iniziative assieme all’Associazione Italiana Allevatori e ai Consorzi Agrari che hanno consentito anche la consegna di mangiatoie, mangimi, fieno, carrelli per la mungitura, refrigeratori e generatori di corrente oltre a roulotte, camper e moduli abitativi. Ma anche l’operazione “adotta una mucca” che ha già dato ospitalità ad almeno 2000 pecore e mucche sfollate a causa dei crolli delle stalle e “dona un ballone” di fieno per garantire l’alimentazione del bestiame. Per aiutare le aree rurali è anche attivo uno specifico conto corrente denominato “COLDIRETTI PRO-TERREMOTATI” (IBAN: IT 74 N 05704 03200 000000127000) dove indirizzare la raccolta di fondi.
“Quanta vita rimane a Norcia, Amatrice, Visso, Basciano, Arquata del Tronto, Camerino e in tutti i Comuni colpiti, e quanta vita si potrà suscitare in futuro, sono legate al destino che avranno i produttori agricoli che non hanno lasciato la terra, le decine di migliaia di animali che essi accudiscono, le migliaia di ettari che coltivano, le Dop e le Igp a cui danno vita” ha dichiarato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel sottolineare che “se vogliamo ripristinare l’intreccio fra storia/cultura, ambiente, agricoltura che ha consentito a queste zone di vivere e prosperare, bisogna sostenere il suo ‘cuore’ agricolo”.

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