I Sigilli di Campagna Amica - La biodiversità contadina

05.10.2018

Introduzione

Carlo Petrini, Presidente Fondazione Campagna Amica e Fondatore di Slow Food

Sempre più spesso si sente parlare, attraverso i mass media e i nuovi strumenti di informazione, dell’importanza che la biodiversità riveste per l’uomo e le sue attività. Negli ultimi vent’anni sono stati fatti tanti passi in avanti per accrescere nell’opinione pubblica l’interesse generale per questo tema, ma purtroppo la preoccupazione per le notizie allarmanti che ci prefigurano un futuro in cui molti animali e piante rischiano di scomparire si sta diffondendo, almeno in Europa, ancora troppo lentamente, come dimostra una rilevazione specifica della UE. Nel 2017, un sondaggio compiuto tra gli abitanti dell’Unione ha rilevato come “solo” il 38% dei cittadini europei fosse preoccupato dalla scomparsa di specie, habitat ed ecosistemi. Dai dati che gli scienziati divulgano, in particolare da dopo il 2010, anno dedicato alla biodiversità, risulta che la Terra sta perdendo il suo patrimonio di diversità di specie animali e vegetali a una velocità da cento a mille volte superiore al normale. Secondo la FAO, il 60% degli ecosistemi mondiali sono ormai degradati o utilizzati secondo modalità non sostenibili, il 75% degli stock ittici sono sfruttati o impoveriti in modo eccessivo, e dal 1990 abbiamo perduto, a livello mondiale, circa il 75% della diversità genetica delle colture agricole; inoltre, a causa dei cambiamenti climatici il 20% delle barriere coralline tropicali è già scomparso e il 95% di quelle restanti rischia di scomparire entro il 2050.

La situazione non è migliore in Europa, dove soltanto il 17% delle specie e degli habitat e l’11% degli ecosistemi principali protetti dalla legislazione sono in buone condizioni, mentre il 25% circa delle specie animali è a rischio di estinzione. Dal 1990, ad esempio, il numero delle specie comuni di uccelli è diminuito di circa il 10%, e la percentuale sale al 15 o 20% per gli uccelli più comuni dei terreni agricoli e per le specie che abitano i boschi. Oltre un terzo degli habitat terrestri sono attualmente in pericolo, inclusi più di tre quarti di pascoli, oltre la metà delle praterie e quasi la metà di laghi, fiumi e coste europee. Inoltre, quasi un terzo degli habitat marini del bacino Mediterraneo è a rischio di crollo, così come quasi un quarto nell’Atlantico nordorientale. Rispetto alle specie esaminate, circa il 23% si trova in uno stato di conservazione favorevole, mentre più della metà è fortemente minacciata.

Anche in Italia la biodiversità sta rapidamente diminuendo come conseguenza diretta o indiretta delle attività umane. Si stima più o meno una perdita annuale di specie pari allo 0,5% del totale. Il campione utilizzato per valutare lo stato delle specie animali ha preso in considerazione 2.807 specie italiane di spugne, coralli, squali, razze, coleotteri saproxilici (le cui larve vivono nei tronchi degli alberi morti), libellule, farfalle, pesci d’acqua dolce, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi. Specie rappresentative di forme di sviluppo e riproduzione, modi di vita e ambienti estremamente diversificati e perciò ben rappresentative della biodiversità italiana. Dai dati è emerso che negli ultimi decenni, nonostante gli sforzi di conservazione messi in atto, lo stato complessivo della biodiversità italiana si è deteriorato: in totale, infatti, 596 delle specie valutate sono a rischio di estinzione, pari a oltre un quinto del totale. Per 376 specie, in particolare invertebrati o animali di ambiente marino, il rischio di estinzione è ignoto: questo dimostra che sebbene la biodiversità nel nostro paese sia relativamente ben studiata, ancora molto resta da monitorare (“Biodiversità a rischio 2017” dossier Legambiente).

La biodiversità richiama alla mente dell’opinione pubblica animali esotici e lontani che nell’immaginario collettivo rappresentano delle vere e proprie bandiere da conservare, che meritano un grande sforzo di protezione (le sottospecie di tigre, l’orso polare, la balenottera azzurra o il panda). Ma paradossalmente, se da un lato ci rattristiamo per la morte di un esemplare di una specie rara di cui sappiamo tutto, spesso non sappiamo nulla della sorte di migliaia di esseri viventi poco affascinanti che rischiano di scomparire, a volte senza neanche essere stati scoperti. O, ancora peggio, abbiamo scarsa sensibilità nei confronti di specie, varietà e razze di interesse agronomico che per molti secoli hanno sostenuto la vita umana e che purtroppo oggi, a causa della corsa sfrenata al profitto, non possono tener il passo di coltivazioni industriali molto più redditizie, anche se di scarso valore ecologico e nutrizionale. Proprio queste, oggetto della seguente pubblicazione, sono depositarie di una cultura spesso secolare e di tradizioni antiche, e posseggono caratteristiche organolettiche e nutritive assolutamente preziose. Molto spesso, inoltre, essendo ben adattate alle caratteristiche ambientali del territorio dove sono state selezionate, anche ad opera dell’uomo, sono più resistenti ai patogeni e ai rigori del clima rispetto alle varietà prodotte in un laboratorio nate esclusivamente per massimizzare la produttività. Tutti noi, proprio perché inseriti in un contesto che spesso tiene conto solo del lato economico della realtà, dovremmo fare uno sforzo di comprensione e metterci in un’ottica maggiormente sensibile ai servizi non monetizzabili della biodiversità: il piacere di osservare un paesaggio, la tutela della salute, gli aspetti ricreativi, educativi, artistici e culturali, che pur avendo ricadute economiche, soprattutto ci regalano gioia e benessere, rendendo la vita piacevole.

Investire denaro nella tutela della biodiversità, che passa attraverso la ricerca genetica ed ecologica, la lotta ai cambiamenti climatici e alla trasformazione del suolo e la conservazione di razze e varietà, sarebbe un bel servizio al futuro dell’umanità.

Dal punto di vista dell’agricoltura, poi, è in gioco anche la sopravvivenza degli imprenditori agricoli

schiacciati dall’industrializzazione dei processi produttivi, che nella tutela e recupero di specie a rischio di estinzione o nella tipicità trovano un motivo di esistere e di proporsi ai consumatori, come documenta il Dossier farmers’ market di Coldiretti (2017). E le esperienze raccontate in queste pagine ne sono ulteriore testimonianza.

Insomma, conservare la biodiversità conviene sotto tutti i punti di vista, e non è una questione esclusivamente economica, etica o al massimo ecologica: è una questione di vita o di morte!

Per questo motivo il comitato scientifico di Fondazione Campagna Amica ha istituito un osservatorio sul tema della biodiversità che analizzi il fenomeno all’interno della rete di imprenditori agricoli iscritti all’albo della Fondazione stessa. Questi imprenditori, tutti associati a Coldiretti, rappresentano un baluardo contro la banalizzazione dell’agricoltura e contro gli attacchi al paesaggio agro-silvo-pastorale rappresentando dei veri e propri “custodi della biodiversità”.

In questa pubblicazione trovate i contributi di alcuni studiosi del fenomeno che pongono la loro attenzione su differenti aspetti della biodiversità. Tutti questi interventi fanno da corollario alla lista dei prodotti rilevati in questi primi mesi di censimento, presenti nelle aziende agricole di Campagna Amica. L’obiettivo è quello di conoscere sempre di più la ricchezza enogastronomica che Campagna Amica offre in vendita alla cittadinanza, di evidenziare le eccellenze e di avviare progetti e interventi di tutela dei prodotti e delle campagne da cui provengono.

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