22.01.2016
[:it]I VINI DELL’ABRUZZO La viticoltura abruzzese è stata celebrata, nei secoli, da tutti i personaggi letterari nati nella regione, fin da Ovidio, sommo cantore di queste terre e dei loro vini, per arrivare fino ai “cafoni” di Fontamara, il romanzo capolavoro di Ignazio Silone. Letteratura a parte, bisogna però sottolineare che fino a non molti […]
[:it]I VINI DELL’ABRUZZO
La viticoltura abruzzese è stata celebrata, nei secoli, da tutti i personaggi letterari nati nella regione, fin da Ovidio, sommo cantore di queste terre e dei loro vini, per arrivare fino ai “cafoni” di Fontamara, il romanzo capolavoro di Ignazio Silone. Letteratura a parte, bisogna però sottolineare che fino a non molti decenni fa l’Abruzzo era una regione votata quasi esclusivamente alla quantità, e ancora oggi Chieti è, dopo Trapani, la provincia più produttiva d’Italia; vini da tavola e mosti coprono circa il 60% degli oltre 3 milioni di ettolitri prodotti.
Circa metà di tutta la superficie vitata dell’Abruzzo è occupata da un solo, grande vitigno, ossia il Montepulciano d’Abruzzo; per il resto, fra i vitigni a bacca rossa, si registrano un po’ di Sangiovese e, specie nella DOC Controguerra, qualche internazionale come Cabernet Sauvignon e Merlot.
Per i bianchi il panorama è leggermente più variegato: il Trebbiano d’Abruzzo o Bombino Bianco è vitigno ben distinto dall’ubiquo Trebbiano Toscano, e in qualche caso dà origine a vini di grandissima struttura e personalità, con notevoli capacità di invecchiamento. Fra gli altri vitigni, l’autoctono Pecorino è quello che, in epoca recente, ha dato i risultati più interessanti: la particolarità e la ricchezza del suo corredo aromatico ne fanno intuire il grande potenziale, qui probabilmente superiore a quello delle uve alloctone che pure sono presenti.
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO
Senza dubbio alcuno uno dei grandi vitigni d’Italia, il Montepulciano d’Abruzzo è dominatore incontrastato dell’enologia regionale.
In Abruzzo, il Montepulciano è molto più di un vitigno: è un simbolo dell’intera regione, con cui si identifica l’intera enologia locale. A nord, in provincia di Teramo, dà origine al Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane DOCG, ma come Montepulciano d’Abruzzo DOC è diffuso in tutto il territorio. La DOCG prevede due anni di affinamento (tre per la Riserva), di cui almeno uno in botti di rovere o castagno e almeno sei mesi in bottiglia; in provincia di Pescara, la DOC ha individuato in Casauria e Terre dei Vestini le sottozone più vocate. Le caratteristiche fondamentali di questo grande rosso sono le medesime per tutte le denominazioni ricordate: è scuro e assai concentrato, spesso caldo (il vitigno rende bene in zone calde, esposte a Sud o Sud-Est e siccitose), quando è giovane ha tipici sentori di visciole e con l’invecchiamento si amplia in modo mirabile acquisendo aromi di spezie, cuoio e altri descrittori terziari. Con la sua grande struttura, è l’ideale compagno dei piatti di carne che questa regione, ricchissima di tradizioni pastorali, tipicamente propone: in particolare, è straordinario con le carni ovine. La DOC prevede anche la versione Cerasuolo, che è probabilmente il più grande rosato d’Italia: per le caratteristiche dell’uva, presenta spesso una struttura tale da far dimenticare tutti i pregiudizi che l’uomo comune ha verso i vini rosati, e si adatta a una notevole varietà di piatti, come le preparazioni di mare salsate tipiche della costa.[:]