22.01.2016
[:it]I VINI DELL’UMBRIA Dal punto di vista delle quantità prodotte, rossi e bianchi si equivalgono; fra i primi, anche se il vitigno più celebre è il Sagrantino di Montefalco, il più diffuso è il Sangiovese, che costituisce per almeno il 70% -il resto è costituito da Canaiolo e altre uve- l’uvaggio del Torgiano Rosso Riserva […]
[:it]I VINI DELL’UMBRIA
Dal punto di vista delle quantità prodotte, rossi e bianchi si equivalgono; fra i primi, anche se il vitigno più celebre è il Sagrantino di Montefalco, il più diffuso è il Sangiovese, che costituisce per almeno il 70% -il resto è costituito da Canaiolo e altre uve- l’uvaggio del Torgiano Rosso Riserva DOCG. Battezzato col nome del solo comune di produzione, dove peraltro ha sede un interessantissimo museo del vino, il Torgiano Rosso Riserva è sottoposto a un affinamento di almeno 36 mesi, e si distingue per l’eleganza dei profumi e le eccezionali capacità di invecchiamento.
Ritroviamo il Sangiovese, nella misura del 60-70% e accompagnato da Sagrantino e altre uve, nel Montefalco Rosso, vino più immediatamente godibile e meno strutturato del Sagrantino DOCG, perfetto da bere in relativa gioventù in attesa della maturità del fratello maggiore. Nella stessa area, oltre che in altre località in provincia di Perugia, registriamo anche alcuni vini di successo ottenuti da vitigni internazionali, in particolare il Merlot che ben si presta all’allevamento in determinate microzone. Si è ottenuto qualche risultato degno di menzione anche con il Pinot Nero, sia vinificato in rosso che spumantizzato.
Il più importante vino bianco della regione è certamente l’Orvieto, uvaggio in cui i vitigni prevalenti sono il Grechetto e il Procanico, il quale è in realtà un clone particolare di Trebbiano Toscano. Nei secoli passati era particolarmente famoso l’Orvieto amabile, le cui origini risalgono perlomeno agli Etruschi e che venne largamente usato come vino da messa; oggi, però, la produzione più rilevante è di Orvieto secco. Una versione di particolare interese di Grechetto è quella ricompresa nella DOC Colli Martani, e in particolare nella sottozona Grechetto di Todi.
Numerosi sono gli altri vitigni, autoctoni e internazionali, allevati in regione, ma si tratta in genere di piccole quantità; è però significativo ricordare come in alcuni distretti, specialmente in prossimità di specchi d’acqua, si creino condizioni favorevoli allo sviluppo della muffa nobile, e la produzione di vini muffati – vendemmie tardive o passiti che siano- sia qui particolarmente pregevole.
SAGRANTINO DI MONTEFALCO
Quella del Sagrantino è una storia che unisce tradizioni antiche, un territorio vocato e ottime capacità di comunicazione: il risultato è uno dei più celebrati vini rossi d’Italia.
Le origini del più famoso vitigno autoctono dell’Umbria sono controverse: alcuni ritengono che l’Hitriola di Plinio il Vecchio vada fatta coincidere con quest’uva, ma la lezione più accreditata la vuole invece di origine spagnola e importata dai frati francescani intorno al XII secolo. In ogni caso, il vigneto del Monastero di Santa Chiara a Montefalco, con piante vecchie di almeno 150 anni, è viva testimonianza di quanto questo vitigno sia radicato nella storia dell’Umbria, una storia che spesso va a braccetto con quella della cristianità.
Il disciplinare del Sagrantino di Montefalco DOCG è uno dei pochi che impongono il vitigno in purezza, e richiede un affinamento minimo di 31 mesi, di cui almeno 12 in botti di legno. La caratteristica principale dell’uva Sagrantino è la spiccata tannicità, che in questo vino viene accompagnata da una struttura importante, un buon tenore alcolico e una certa concentrazione. Per certi versi, organoletticamente, il Sagrantino ricorda un po’ il Tannat, l’uva alla base del Madiran, il più celebre vino della Guascogna: come quest’ultimo, si tratta di un vino che dà il meglio di sé dopo un discreto numero di anni di invecchiamento, in modo da addomesticare l’irruenza del tannino ed accompagnarla con una maggiore ampiezza. In ogni caso, perfetto è l’abbinamento con i piatti di carne dai sapori forti, magari ricchi in sughi e salse, tipici della cucina umbra.
Il Sagrantino di Montefalco DOCG esiste anche in versione Passito, che in verità è quella con la storia più antica: di grande concentrazione e intensità, è un vino da dessert assai versatile.[:]