22.01.2016
[:it]I VINI DELLA SARDEGNA Anche se la viticoltura sull’isola è stata praticata da ben prima dell’arrivo dei coloni fenici, la maggior parte dei vitigni attualmente considerati autoctoni vi arrivò durante la dominazione aragonese, che iniziò nel 1297 e durò quasi due secoli. Le notizie sugli sviluppi successivi della viticoltura sono lacunose fino all’Unità d’Italia, quando […]
[:it]I VINI DELLA SARDEGNA
Anche se la viticoltura sull’isola è stata praticata da ben prima dell’arrivo dei coloni fenici, la maggior parte dei vitigni attualmente considerati autoctoni vi arrivò durante la dominazione aragonese, che iniziò nel 1297 e durò quasi due secoli. Le notizie sugli sviluppi successivi della viticoltura sono lacunose fino all’Unità d’Italia, quando i vini di Sardegna ricominciarono a circolare nel continente. Oggi la produzione vede una leggera prevalenza dei rossi, in costante ascesa, sui bianchi, e i vini da tavola sono circa il 50%.
Fra i vitigni a bacca bianca, il più importante è certamente il Vermentino, che si ritiene giunse sull’isola dalla Liguria ai tempi delle Repubbliche Marinare. Il Vermentino di Sardegna DOC può essere prodotto in tutta la regione, ma è nel quadrante nordorientale che nasce il Vermentino di Gallura, l’unica DOCG sarda. I suoli galluresi sono calcarei e secchi, e questo conferisce mineralità a un’uva che qui viene allevata con rese ridotte e raggiunge gradazioni alcoliche elevate, spesso intorno al 14%. Più sapido che fresco, si accompagna bene a piatti di pesce, ma soprattutto a preparazioni a base di frutti di mare; nella versione Amabile, che ha un evidente residuo zuccherino, diventa straordinario con le ostriche. Altro interessante autoctono è il Nuragus, nato come vino quotidiano, detto anche Pagadebitus per le alte rese, ma che quando lo si produce con in mente la qualità può dare buoni risultati.
Il più importante vino rosso è certamente il Cannonau, il più antico vitigno di tutto il bacino del Mediterraneo, che presenta fortissime affinità con il Grenache del Rodano e con la Garnacha o Alicante della penisola iberica; la DOC è regionale, ma il disciplinare individua tre sottozone particolarmente vocate, ossia Oliena, Jerzu e Capo Ferrato. La quintessenza del Cannonau, il vero e proprio Grand Cru, è però altrove, anche se non distante da Oliena, ossia a Mamoiada, nel cuore della Barbagia. Qui il Cannonau si trasfigura e diventa un vino assoluto, concentratissimo, con una struttura impressionante in cui l’alcool che spesso raggiunge una gradazione del 16%, a volte per superarla, è perfettamente bilanciato dalla materia pachidermica e da un’acidità che gli dona una capacità di beva sorprendente. Che lo si accompagni con il maialino o con un formaggio dai sapori fortissimi – magari l’esoterico Casu Marzu – questo resta un vino che non si dimentica. Altro grande vitigno è il Carignano, da cui si ottiene in provincia di Cagliari il Carignano del Sulcis DOC, di cui esiste, come per il Cannonau, un notevolissimo patrimonio di vecchi vigneti, spesso prefillosserici, a volte centenari e oltre; presenta una struttura importante, non ha molta acidità e per abbinarlo, parlando di carni alla brace o allo spiedo, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Altri vitigni a bacca rossa interessanti sono il Bovale, il Pascale e la Monica, quest’ultima particolarmente povera di tannino e leggera, adatta ad accompagnare piatti di pesce.
Infine i vini dolci, capillarmente diffusi su tutto il territorio; accanto alle vigne di Cannonau o di Carignano, è normalissimo trovare del Moscato, che qui trova condizioni climatiche perfette per l’appassimento. Altra uva che dà ottimi vini dolci è il Nasco, dai profumi vegetali e muschiati. Ma i due gioielli di Sardegna di cui ancora non abbiamo parlato, prodotti in quantità assai limitate, sono la Malvasia di Bosa e la Vernaccia di Oristano. La Malvasia di Bosa, ottenuta in una ristretta area in provincia di Nuoro, ha profumi elegantissimi, floreali, speziati e di frutta secca, e oltre ad essere un ottimo vino da meditazione accompagna in modo perfetto la pasticceria secca di cui la regione offre uno straordinario campionario. Ma il vino più nobile e austero dell’intera regione è forse la Vernaccia di Oristano, che proviene dal vitigno omonimo e nel suo stile ossidativo, che le conferisce grande complessità, ricorda da vicino lo Sherry. Lontana dalle mode di oggi, è un formidabile vino da meditazione, magari da gustare assieme a un buon sigaro, ma costituisce anche un abbinamento ideale con preparazioni incentrate su un’altra prelibatezza tipicamente sarda quale la bottarga di muggine.[:]