07.04.2025

VINITALY: COLDIRETTI/FILIERA ITALIA, UE INVESTA SULLE FILIERE PER FRONTEGGIARE L’EFFETTO DAZI

Occorre che l’Unione Europea metta in campo le risorse necessarie per compensare l’impatto dei dazi americani sul vino

Occorre che l’Unione Europea metta in campo le risorse necessarie per compensare l’impatto dei dazi americani sul vino come sugli altri prodotti agroalimentari e sostenere le filiere produttive di un settore chiave dell’economia. E’ uno dei temi emersi dall’incontro a Casa Coldiretti tra il Commissario europeo all’Agricoltura Cristophe Hansen e il presidente Ettore Prandini, il segretario generale Vincenzo Gesmundo e l’amministratore delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia, che ha seguito la visita del Commissario alla Salute Olivér Várhelyi. Presenti tra gli altri anche la vicepresidente del Parlamento Europeo Antonella Sberna, il presidente di Terranostra Campagna Amica Dominga Cotarella, il presidente della Consulta Vino di Coldiretti Francesco Ferreri e il professore Felice Adinolfi direttore del Centro Studi Divulga.

Coldiretti ha sottolineato come sia necessario in questo momento un’azione unita senza commettere l`errore di rispondere con dazi ai dazi. E’ necessario che l`Ue investa direttamente sui vari settori produttivi senza gravare sul debito dei singoli Stati, aumenti gli investimenti nell`internalizzazione e cancelli tanta burocrazia che diventa un vero e proprio dazio. “Quella burocrazia, o peggio tecnocrazia, che si traduce in una normatività esasperata e spesso incomprensibile – ha sottolineato il segretario generale di Coldiretti Vincenzo Gesmundo ad Hansen -, che frena gli insediamenti agricoli specie fra i giovani, che ha un ‘costo’ in termini di investimenti psicologici e in risorse umane tali da frenare e condizionare il desiderio di fare impresa. Una burocrazia – ha concluso – incapace di pensare agli effetti drammatici che provoca sulle vite degli agricoltori, costretti a portare un peso enorme sulle loro spalle”.

In tale ottica “il dialogo strategico sull’agricoltura rappresenta una grande opportunità per rafforzare la cooperazione reciproca tra istituzioni europee e mondo agricolo – ha rilevato Cristophe Hansen -. Siamo orgogliosi di contribuire a questo processo, consapevoli dell’importanza di temi cruciali come la sicurezza e la sovranità alimentare, oggi più che mai al centro dell’agenda politica. Non nominiamo più il Green deal e farm to fork, perché abbiamo aperto una nuova stagione”.

“Un altro fronte su cui chiediamo attenzione riguarda i giovani agricoltori ha evidenziato Ettore Prandini -. Coldiretti è la prima organizzazione agricola per numero di associati in Italia e in Europa, ma uno dei nostri impegni maggiori è rivolto al ricambio generazionale. Se vogliamo un futuro forte per l’agricoltura europea, dobbiamo investire su chi ha il compito di costruirlo. Così come dobbiamo sostenere chi vive nelle aree rurali e di montagna per il loro ruolo essenziale di presidio dell’ambiente e del paesaggio. Per questo, nella riforma della Pac, chiediamo strumenti specifici e accessibili per i giovani e per chi vive nella aree di montagna e collina”.

Sul nuovo Piano vino della Ue e sugli effetti dai dazi è intervenuto Francesco Ferreri. “E’ fondamentale mantenere una visione chiara dei mercati – ha detto – e delle conseguenze che potrebbero derivare da scelte come l’introduzione di dazi. Oltre all’inevitabile aumento dei costi, occorre salvaguardare quindici anni di investimenti che hanno consentito ai nostri prodotti di posizionarsi non solo come vini italiani o europei, ma come simboli di qualità e forte identità territoriale. In merito alle politiche Ue – ha aggiuntola vera sfida è quindi disporre di un sistema che permetta un utilizzo dell’Ocm Promozione più semplice e dinamico, prevedendo meccanismi meno complessi e più funzionali”.

“E’ importante che il nuovo piano Ue sul vino abbia incluso anche l’enoturismo come motore del turismo e dello sviluppo delle aree interne e rurali. – ha rilevato Dominga Cotarella -. Luoghi che, grazie alla consapevolezza e al lavoro dei nostri agricoltori, non sono più solo spazi produttivi, ma diventano territori di accoglienza, di formazione, di esperienza, capaci di trasmettere i valori profondi della nostra identità”.

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