14.03.2021
Ad essere maggiormente richiesti sono prodotti di base della dieta alimentare come frutta e verdura, ma anche pasta, riso, uova, farina, zucchero, salumi, formaggi e vino da mettere in dispensa per fare scorte
Nel weekend sono tornate le file davanti a supermercati, negozi e mercati degli agricoltori di Campagna Amica dove si stima un aumento della spesa in media del 20% per fare scorte di prodotti alimentari lungo la Penisola, rispetto alla scorsa settimana. È quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti in occasione dell’ultimo week end prima della stretta con l’Italia che si colora tutta di rosso e arancione fino a Pasqua, tranne la Sardegna.
Insieme ai negozi per lo shopping, ai parrucchieri e ai ristoranti sono stati presi d’assalto anche molti supermercati e mercati alimentari che tuttavia possono rimare aperti in tutte le regioni con la possibilità anche di recarsi al di fuori del proprio comune per acquisti particolari e documentati.
Ad essere maggiormente richiesti sono prodotti di base della dieta alimentare come frutta e verdura, ma anche pasta, riso, uova, farina, zucchero, salumi, formaggi e vino da mettere in dispensa per fare scorte, secondo il monitoraggio della Coldiretti sugli acquisti nei mercati di Campagna Amica.
L’approvvigionamento alimentare è assicurato in Italia grazie al lavoro di 740mila aziende agricole e stalle, 70mila imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione con 230mila punti vendita tra negozi, supermercati, discount e mercati contadini di Campagna Amica.
Sono oltre tre milioni gli italiani che continuano a lavorare nella filiera alimentare, dalle campagne alle industrie fino ai trasporti, ai negozi e ai supermercati, per garantire continuità alle forniture di cibo e bevande alla popolazione. Occorre dunque evitare inutili file che favoriscono gli assembramenti e aumentano il rischio della diffusione del contagio ma anche mettono inutilmente sotto stress il sistema dei rifornimenti e i lavoratori coinvolti.
Con l’attuale emergenza l’invito alla distribuzione commerciale e ai consumatori è quello di privilegiare sugli scaffali prodotti Made in Italy duramente colpiti dalla chiusura della ristorazione che ha un effetto negativo a cascata sull’agroalimentare nazionale, con una perdita di fatturato di 11,5 miliardi per le mancate vendite di cibo e bevande nell’ultimo anno.