08.06.2019
La filiera corta, il km0 e gli agriturismi sostenibili sono promotori di un mondo senza plastica, custodi dell’ambiente e della biodiversità
8 giugno, Giornata mondiale degli oceani. Ed è con una triste conferma che celebriamo questo evento: questa settimana tra la Corsica e l’Isola d’Elba è stato confermato ciò che sembrava evidente da tempo: un’isola di plastica” o meglio ancora una zuppa di plastica. Una convergenza di correnti che crea un hotspot in cui si accumulano plastiche in una zona di alto valore naturalistico. La plastica, uno degli elementi più difficilmente riciclabili. Ogni anno finiscono nel Mediterraneo circa 570 mila tonnellate di materiale plastico, che soffoca e uccide la biodiversità marina. A livello mondiale, di fatto, solo il 7% della plastica viene trasformato e riutilizzato; il 12 % viene bruciato, producendo gas tossici, mentre il restante viene accumulato nelle discariche e disperso nell’ambiente, soprattutto nell’acqua. In Italia, tra i fiumi più inquinati, troviamo Arno, Tevere, Sarno. Ed è proprio dal fiume toscano che arriva la maggior parte del materiale plastico che è andato ad alimentare la zuppa di plastica ritrovata in questi giorni. Non è sempre visibile; a seconda della corrente e dei venti essa appare e scompare ciclicamente. Il CNR, già nel 2016, aveva pubblicato una ricerca in cui dimostrava come il nostro mare fosse uno dei mari più inquinati da microplastiche nel mondo. Inoltre molti scienziati sono concordi nel ritenere che il Mediterraneo sia la sesta zona di accumulazione di rifiuti nel mondo.
È già ovvio, da questi pochi dati, come sia indispensabile ridurre l’uso di plastiche. Le plastiche di uso quotidiano come i bicchieri o le forchette, oppure quella usata negli imballaggi di qualunque tipo di prodotto. Il Parlamento Europeo ad esempio, si è già mobilitato per eliminare le plastiche monouso entro il 2021 e la settimana passata circa 300 colossi hanno aderito a un Global Commitment per un’economia circolare della plastica, promosso dalla fondazione Ellen MacArthur e dal programma delle Nazioni Unite per l’ambiente. La preoccupazione è alta e coinvolge qualunque livello della società civile. E purtroppo neanche la filiera agricola su larga scala è esente da responsabilità. Dalla produzione, all’imballaggio e trasporto fino alla commercializzazione e al consumo del prodotto alimentare vediamo come la plastica sia sempre presente. Ed è proprio l’esigenza di ridurre se non eliminare l’uso di materiale plastico che ci spinge a riflettere sul ruolo della filiera corta e del km0: attraverso la vendita diretta tra produttore e il consumatore, che vede come protagonista il prodotto stesso, i cittadini si riappropriano della “dimensione ambientale” dell’alimento acquistato, in quanto sostenibile e non inquinante. Ed è grazie al ruolo di mediatore svolto dalla Fondazione Campagna Amica tramite i suoi mercati di vendita diretta che questa “dimensione ambientale” dei prodotti viene continuamente valorizzato ed esaltato, proteggendo così biodiversità ed ecosistemi. La Fondazione Campagna Amica è inoltre promotrice di un sistema in cui si cerca di eliminare la plastica dai suoi mercati: piatti, bicchieri e posate sono rigorosamente in MaterB, oltre a porre una particolare attenzione per la raccolta differenziata. Per questo motivo la filiera corta, il km0 e gli agriturismi sostenibili sono promotori di un mondo senza plastica, custodi dell’ambiente e della biodiversità.