20.10.2021
Lo stop del presidente del Consiglio italiano al Nutriscore rafforza il fronte dei Paesi contrari al sistema di etichetta nutrizionale a colori che è fuorviante, discriminatorio e incompleto
Lo stop del presidente del Consiglio italiano al Nutriscore rafforza il fronte dei Paesi contrari al sistema di etichetta nutrizionale a colori che è fuorviante, discriminatorio e incompleto e finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta.
È quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nell’apprezzare le dichiarazioni del premier Mario Draghi. Un pronunciamento importante per la Coldiretti che ha evidenziato come con l’etichettatura Nutriscore francese come con quella a semaforo adottato in Gran Bretagna si rischia di promuovere cibi spazzatura con edulcoranti al posto dello zucchero e di sfavorire elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva considerato il simbolo della dieta mediterranea, ma anche specialità come il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano ed il prosciutto di Parma le cui semplici ricette non possono essere certo modificate.
L’etichetta nutrizionale a colori peraltro boccia ingiustamente quasi l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine (Dop/Igp) che la stessa Ue dovrebbe invece tutelare e valorizzare soprattutto nel tempo dell’emergenza sanitaria. Le discussioni in sede Ue fanno già intravedere una sostanziale divisione in due fronti: se la Francia guida un consistente fronte pro-Nutriscore con l’appoggio della Germania, l’Italia si sta muovendo per rafforzare ulteriormente una coalizione a supporto di un sistema armonizzato, che sia diverso dal Nutriscore e che vada a rivedere alcuni dei principi e idee alla base del sistema francese, supportato anche formalmente al momento da Repubblica Ceca, Romania, Cipro, Grecia e Ungheria.
La Commissione europea ha anche avviato ad inizio 2021 una consultazione pubblica mentre il Parlamento europeo non si è ancora espresso sull’argomento. In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza contrastando le indicazioni fuorvianti ed estendendo l’obbligo di indicare in etichetta il Paese d’origine di tutti gli alimenti per combattere la concorrenza sleale al Made in Italy.
In gioco c’è lo storico record di oltre 50 miliardi di esportazioni agroalimentari Made in Italy che si profila nel 2021 realizzato in piena pandemia in controtendenza rispetto agli altri settori produttivi.