Resta ancora anonima circa un quarto della spesa alimentare dai salumi ai succhi di frutta, dalle confetture al pane, fino alla carne di coniglio
Pomodoro: arriva l’obbligo di indicazione dell’origine anche per i derivati. Nel solco della norma già in vigore per i prodotti lattiero caseari, per la pasta e per il riso, le nuove norme si applicheranno ai derivati come
conserve e concentrato di pomodoro, oltre che a sughi e salse che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro.
Il decreto recentemente firmato dai ministri Martina e Calenda prevede che le confezioni di derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta le diciture:
a) Paese di coltivazione del pomodoro: nome del Paese nel quale il pomodoro viene coltivato;
b) Paese di trasformazione del pomodoro: nome del paese in cui il pomodoro è stato trasformato.
Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE.
L’obbligo dell’etichetta d’origine consentirà di valorizzare il prodotto italiano in una filiera, quella dei derivati, che rappresenta uno dei fiori all’occhiello dell’export Made in Italy, con le vendite all’estero che hanno superato nel 2016 il valore di 1,5 miliardi di euro. Nel settore del pomodoro da industria sono impegnati in Italia oltre 8mila imprenditori agricoli che coltivano su circa 72.000 ettari, 120 industrie di trasformazione in cui trovano lavoro ben 10mila persone, con un valore della produzione superiore ai 3,3 miliardi di euro. Dopo i derivati del pomodoro
resta ancora da etichettare con l’indicazione dell’origine un quarto della spesa alimentare degli italiani dai salumi ai succhi di frutta, dalle confetture al pane, fino alla carne di coniglio.