17.06.2025
Tra penitenza e splendore: la tavola papale come specchio del potere e della tradizione romana.
A Roma il cibo non è mai stato soltanto nutrimento: è cerimonia, rappresentazione, potere che si fa profumo. Dal Rinascimento in poi, la tavola papale è stata uno dei più grandi palcoscenici della diplomazia europea. Nei secoli, i papi hanno oscillato tra due modelli opposti: la sobrietà francescanae la fastosità rinascimentale. Sisto V prediligeva zuppe e cibi contadini, mentre Leone X de’ Medici trasformava ogni pranzo in un’opera d’arte. Ogni pietanza seguiva il ritmo del calendario liturgico: nei giorni di magro dominavano pesci e legumi, durante le feste esplodeva la carne, il burro, la pasta ripiena. Molte ricette nate “per obbedienza” ai precetti religiosi sono oggi piatti iconici: il baccalà, importato nel Cinquecento per sostituire la carne nei periodi di digiuno; le frittelle di San Giuseppe, nate per la festa del padre putativo; i maritozzi quaresimali, originariamente senza panna, poi evoluti in dolce profano e irresistibile.
English Version: The Pope’s chefs and the kitchen of power
In Rome, food has never been merely nourishment: it is ceremony, representation, power expressed through fragrance. From the Renaissance onward, the papal table has been one of the greatest stages of European diplomacy. Over the centuries, popes have oscillated between two opposing models: Franciscan sobriety and Renaissance pomp. Sixtus V favored soups and peasant foods, while Leo X de’ Medici transformed every meal into a work of art. Each dish followed the rhythm of the liturgical calendar: on fasting days, fish and legumes dominated, while during feast days, meat, butter, and stuffed pasta were the order of the day. Many recipes born “out of obedience” to religious precepts are now iconic dishes: cod, imported in the 16th century to replace meat during periods of fasting; St. Joseph’s fritters, created for the feast of the putative father; and Lenten maritozzi, originally made without cream, later evolved into a profane and irresistible dessert.