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Nasce in Italia il Pecorino solidale, figlio dell’accordo recentemente firmato a Roma tra la Biraghi Spa di Cavallermaggiore – la più importante azienda di trasformazione casearia del Piem?onte, leader in Italia nella produzione e commercializzazione di formaggi e prodotti 100% a base di latte italiano – Coldiretti Sardegna e FDAI (Firmato dagli Agricoltori Italiani).
L’azienda si è impegnata ad acquistare Pecorino romano Dop prodotto in Sardegna ad un prezzo superiore a quello di mercato, favorendo la sostenibilità della filiera e garantendo la continuità della tradizione casearia della regione.
I pastori stanno vivendo una delle peggiori annate di sempre, con il latte pagato a 60 centesimi, sotto i costi di produzione, la metà rispetto a due anni fa. Questo è quindi un accordo dal forte valore economico, ma soprattutto etico e simbolico che dà speranza sia all’economia sarda che a quella Italiana, grazie al patto tra produttori e trasformatori che tutela e difende il valore della materia prima.
La prima partita di Pecorino romano è già stata acquistata: si tratta di un rilevante quantitativo per un valore di 150mila euro che la Biraghi Spa ha comperato dalla Cooperativa allevatori Sulcitani di Carbonia. L’azienda casearia ha realizzato, in accordo con Coldiretti Sardegna, una speciale etichetta che sarà posta su tutte le confezioni di Pecorino grattugiato Italiano a marchio Biraghi in vendita presso la Grande Distribuzione su scala nazionale, offrendo ai consumatori uno prezioso strumento di scelta consapevole. La Biraghi Spa utilizza da sempre latte italiano, valorizzando la qualità dei prodotti Made in Italy e condividendo le ragioni economiche che stanno dietro alla tracciabilità dell’origine della materia prima.
In un momento di pesante crisi della filiera di produzione lattiero-casearia italiana, l’accordo potrebbe diventare un modello di partecipazione tra i diversi attori della filiera. Il patto rappresenta per gli agricoltori una risposta efficace alle speculazioni e alle ambiguità che stavano portando, non solo alla chiusura di 12mila ovili, ma anche di un’intera economia locale.