Cuore dell’azienda è Borgo Tintor, circondato da vigneti. Si trova alle soglie di Gradisca d’Isonzo, antica fortezza veneziana, oggi piacevolissima cittadina annoverata fra i Borghi Belli d’Italia. Un sito ricco di echi del passato e di storia, recuperato e restaurato per accogliere la cantina di vinificazione e quella di affinamento dei vini. Qui si trova la scenografica barriqueria dove riposano gli importanti vini Rossi dell’azienda, che costituiscono il 25% della produzione. Il resto sono profumati Bianchi, su cui spicca il Friulano. I fabbricati della cantina si armonizzano perfettamente con i vigneti su cui si affacciano: curatissimi, con le loro rigorose geometrie armoniosi come giardini, sono la migliore testimonianza dell’attenzione per la campagna e per la cura della terra che è nel DNA della famiglia Bortoluzzi.
Da Tocai a Friulano: cambia il nome ma non la sostanza
Italiano o ungherese? O meglio: friulano o ungherese? Molto si è detto e ancor di più si è scritto sull’origine di questo vitigno.
A fare luce sulla questione che nel passato ha coinvolto conti, frati e cavalieri di Francia, Italia e Ungheria è intervenuta, nel 1993, la Comunità Europea, che dopo aver mediato un accordo tra Italia e Ungheria, ha vietato l’utilizzo della dicitura “Tocai” per il vino friulano a partire dal marzo del 2007, in quanto giudicato troppo simile all’omologo DOC ungherese “Tokaji”.
L’ultima vendemmia di Tocai in Friuli è stata quella del 2008: da allora il vino ottenuto da uve di Tocai friulano si chiama “Friulano”, a sottolinearne il forte legame con il territorio.
Il vecchio Tocai non è scomparso, ha solamente cambiato nome. Il suo gusto, la qualità e la relazione con il territorio rimangono eccellenti come sempre, custoditi sotto la nuova denominazione di Friulano.
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