25.06.2023

Alluvione, donati 50mila dollari da italoamericani alla Romagna

Un'iniziativa solidale della Niaf in collaborazione con Coldiretti e Filiera Italia a New York

Cinquantamila dollari sono stati donati per la Romagna alluvionata dall’associazione italoamericana (Niaf) in collaborazione con Coldiretti e Filiera Italia in occasione dell’iniziativa a supporto della candidatura della pratica della cucina italiana per l’iscrizione nella Lista rappresentativa dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità dell’Unesco organizzata a New York dal Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare in collaborazione con l’Ice. L’assegno è stato “staccato” dal presidente della Niaf Robert Allegrini con il presidente della Coldiretti Ettore Prandini e l’Amministratore delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia alla presenza del Ministro delle Politiche Agricole Francesco Lollobrigida e del Presidente dell’Ice Matteo Zoppas, nell’ambito di una iniziativa che ha visto protagonista proprio la piadina romagnola preparata dai cuochi contadini di Campagna Amica.

L’impegno per la solidarietà continua fino al 27 giugno al Summer Fancy Food 2023 di New York dove  al Javits Center level 3 al Padiglione Italia, stand n.2718 di Coldiretti, Campagna Amica  e Filiera Italia è servito un menu tipico tutto romagnolo, dagli strozzapreti allo squacquerone, dalla piadina al ciambellone fino al Sangiovese di Romagna e molto altro con la possibilità di donare sul sito della National Italian American Foundation (Niaf)  (https://www.italianamericanrelief.org/donate/).

Oggi in Romagna l’acqua su oltre centomila ettari coltivati ha lasciato il posto ad un pesante strato di limo e sabbia che crea una crosta impermeabile soffocando il terreno e rendendo impossibili gli scambi gassosi fondamentali per le radici e la vita delle piante mentre nelle colline si fanno ancora i conti con circa mille frane attive con terreni agricoli distrutti, interi vigneti ed uliveti trascinati a valle e strade interrotte. I raccolti di ortaggi, grano orzo, mais, girasole, colza e soia coperti dal fango sono andati completamente perduti ma per recuperare la funzionalità dei campi e tornare a seminare è necessario arare in profondità per rimescolare gli strati del terreno e diluire la presenza di limo e sabbia in superficie. Frutteti e vigneti stanno morendo per asfissia radicale con la perdita di produzione per i prossimi quattro o cinque anni. In pericolo è un territorio con oltre 25mila ettari di frutteti con nell’ordine pesche e nettarine, kiwi, albicocche, susine, pere, kaki, ciliegi e castagni mentre in altri 25mila ettari sono piantati vigneti ma ci sono anche migliaia di ettari coltivati ad orticole come patate, pomodoro, cipolla e altro anche per la produzione di sementi. Oltre 60mila ettari sono coltivati a grano duro per la pasta, grano tenero per il pane, orzo, sorgo e mais. Su altri 7mila ettari si estendono le coltivazioni di girasole, colza e soia.

L’alluvione ha devastato un territorio con 21mila aziende agricole e allevamenti in una delle aree più agricole del Paese con una produzione lorda vendibile della Romagna pari a circa 1,5 miliardi di euro all’anno che moltiplica lungo la filiera grazie ad un indotto di avanguardia, privato e cooperativo, nella trasformazione e distribuzione alimentare che è stato fortemente compromesso. Ai danni sulla produzione agricola si aggiungono quelli alle strutture come gli impianti dei frutteti, le serre, gli edifici rurali, le stalle, i macchinari e le attrezzature perse senza contare la necessità di bonificare i terreni e ripristinare la viabilità nelle aree rurali con frane nelle aziende e lungo le strade.

Occorre intervenire presto per salvare le imprese ed i mercati anche all’estero dove  i prodotti romagnoli rischiano di essere sostituiti dalle produzioni di altri Paesi con un impatto devastante su economia, occupazione e ambiente” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “acquistare prodotti agricoli e alimentari provenienti dalle zone alluvionate è, infatti, il miglior modo per aiutare concretamente la popolazione facendo ripartire l’economia e l’occupazione dei territori colpiti”.

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