30.11.2021
La valle dell’Adige tra pendii impervi, boschi secolari e l’intervento umano a plasmarne le forme ospita questa città che ha saputo attraversare i secoli come città di frontiera tra il mondo latino e quello germanico
Trento, una delle porte d’Italia per chi arriva da nord. La valle dell’Adige tra pendii impervi, boschi secolari e l’intervento umano a plasmarne le forme, ospita questa città che ha saputo attraversare i secoli come città di frontiera tra il mondo latino e quello germanico. Luogo di incontro e scontro, tra pellegrini in cammino sulla via germanica, eserciti di mercenari alla conquista del Belpaese e artisti in viaggio per il Gran Tour.
Una piazza medievale da mozzare il fiato
Passeggiando per le vie di Trento si respira un’aria molto particolare. La città infatti è sospesa tra un’italianità rivendicata con orgoglio e delle ricche influenze germaniche. Non a caso infatti il vescovato principesco trentino era l’ultimo pezzo di terra del Sacro Romano Impero dal 1000 fino ai primi decenni del 1800 quando si parlava in realtà di impero Tedesco. In quest’ultimo periodo e la città rimase in bilico tra forze asburgiche e napoleoniche, con le prime vittoriose finché finalmente alla fine della Prima Guerra Mondiale divenne città italiana.
Alcuni eventi videro la città protagonista. Citiamo il più famoso: il concilio di Trento quando la Chiesa sancì l’inizio della controriforma. Una città dalla storia secolare e così travagliata non può non offrire tantissimi ed interessanti spunti per una visita.
Il percorso può partire dalla centrale piazza del duomo dove fanno bella mostra di sé alcuni dei gioielli cittadini: la Cattedrale di San Vigilio, l’edificio religioso più importante di Trento, il Palazzo Cazuffi e Palazzo Rella, due eleganti abitazioni di epoca rinascimentale che presentano interessanti decorazioni affrescate sulla facciata, il Palazzo Pretorio con la Torre Civica e la Fontana del Nettuno, collocata al centro della piazza, che presenta sulla sommità una statua del dio Nettuno con un tridente in mano. Pare che l’antico nome della città (Tridentum) sia proprio legato al tridente. Nella cattedrale nominata in onore del Santo patrono è possibile visitare la famosa Cappella del Crocifisso sede del Concilio di Trento (metà 1500). Nel Palazzo Pretorio e nell’adiacente Torre Civica si può restare incantati da diverse opere d’arte e manufatti come ad esempio la Campana della Renga che richiamava le adunate cittadine. Attraversando via Belenzani e via Manci ci si può immergere nel medioevo e nel barocco. Qui con una breve deviazione si può arrivare a Piazza Silvio Pellico dove, il martedì pomeriggio, il giovedì ed il sabato mattina, si può fare una spesa a km zero presso il Mercato coperto di Campagna Amica gustando le specialità trentine. Fatto il pieno di prelibatezze ci possiamo ora dirigere verso uno dei must della città: il castello del Buonconsiglio. Questo insieme di costruzioni di epoche diverse contiene anche le celle dove fu tenuto prigioniero Cesare Battisti, irridentista e patriota italiano. Ci dirigiamo ora verso piazza Fiere dove nel periodo natalizio ci potremo immergere nel clima del mercatino caratteristico e così apprezzato da grandi e piccini. Qui si possono gustare dolci fantastici, bere una buona birra artigianale o fare qualche regalino per i nostri cari.
Se non siamo stanchi non si può non dedicare un po’ di tempo al MUSE, il bellissimo museo delle scienze con la famosa serra tropicale: una foresta pluviale in mezzo alle montagne!
I dintorni con lo sport all’aria aperta
Da città di montagna qual è, Trento offre molte opportunità anche per gli sport all’aria aperta siano essi invernali o estivi. Le sue bellissime cime, ad esempio il monte Bondone, consentono lo sci alpino o di fondo, il trekking, la bicicletta e l’arrampicata. La vicinanza con il lago di Garda offre anche esperienze in barca a vela e il fiume Adige può ospitare le nostre avventure in Kayak o il rafting. Le pareti di Arco di Trento sono stupefacenti per l’arrampicata sportiva e il parapendio per i più temerari.
Per chi invece ama farsi coccolare abbiamo una buonissima offerta termale presso diversi centri tra cui le Terme di Levico e Vetriolo che si trovano in Valsugana, la prima destinazione con la certificazione di turismo sostenibile. L’Acqua Forte, che sgorga dalle montagne del Lagorai, è utilizzata per combattere in maniera naturale ansia, stress e malattie dermatologiche. Le Terme offrono anche percorsi di benessere fisico e mentale nella natura.
Trento a tavola
Enologia, caseificazione, frutticoltura. E ancora i vini, i formaggi di malga, le mele ed i piccoli frutti, le trote e i salmerini allevati nelle acque pure di torrente, e tante altre di eccellenza dell’agroalimentare che concorrono a formare il marchio di Qualità Trentino. Sapori e profumi che attingono da tradizioni e saperi antichi, nell’enologia, nella caseificazione, nella frutticoltura. Come non citare il Puzzone Di Moena dal particolare odore acuto e il suo aroma inconfondibile e il Casolét Della Val Di Sole, un tipico formaggio di montagna a pasta molle e cruda. Tra i formaggi “antichi”, che hanno visto le peripezie di un’intera comunità troviamo la Spressa Delle Giudicarie, uno dei più antichi formaggi della montagna alpina, risalente al 1249, come anche il formaggio Vezzena, stagionato anche per 24 mesi, salto e piccante, prodotto da tempi antichi sugli Altipiani di Folgaria, Lavarone e Luserna. E dove mettere, se non tra i denti la carne salada, un piatto storico e il primo piatto trentino a ricevere la De.co, la denominazione d’origine comunale dei paesi dell’Alto Garda (Riva del Garda, Arco, Nago-Torbole, Dro, Tenno, Ledro e Dren), ma che ormai è presente in tutta la regione. La scelta del pezzo di carne è determinante: che sia fesa di bovino adulto, meglio se di razza rendena, dell’omonima valle locale. Durante tutto il periodo di maturazione la carne salada va conservata in locali bui ad una temperatura massima di 12 °C e deve essere massaggiata almeno ogni 2/3 giorni. Tra i pesci di fiume ricordiamo il delizioso salmerino alpino, con la sua carne delicata e unica e la famosa farina di Storo, dal quale si prepara la tipica polenta. Prodotta dalla macinatura del mais nostrano di Storo, che ancora oggi viene coltivato rispettando rigorosamente i cicli della natura.