06.12.2020
Allerta alta per le stalle dove gli allevatori sono pronti a trasferire le mucche in un luogo asciutto nel caso l’acqua dovesse raggiungere l’azienda
Terreni già seminati finiti sott’acqua come anche frutteti, vigneti ma a rischio ci sono anche gli animali nelle stalle e si contano anche ponti crollati, frane e smottamenti nelle strade rurali dove la neve ed il rischio valanghe impedisce la circolazione in montagna mentre l’esondazione dei corsi d’acqua ha costretto gli agricoltori all’evacuazione dalle case rurali. È quanto emerge dal primo monitoraggio effettuato dalla Coldiretti sugli effetti dell’ondata di maltempo che ha provocato alluvioni e frane lungo la Penisola con milioni di euro di danni all’agricoltura tra produzioni, strutture e macchinari finiti sotto il fango.
La situazione più grave si registra per l’esondazione del fiume Panaro nel modenese che ha colpito uno dei territori più fertili della campagna modenese caratterizzata da coltivazioni di grano ma anche vigneti, frutteti e allevamenti di bovini da latte per Parmigiano Reggiano. Nelle campagne si registrano, oltre ai disagi degli agricoltori e delle loro famiglie che hanno dovuto abbandonare le loro case, danni alle abitazioni e ai magazzini, attrezzature e trattori resi inutilizzabili. Allerta alta per le stalle dove gli allevatori sono pronti a trasferire le mucche in un luogo asciutto nel caso l’acqua dovesse raggiungere l’azienda.
Le ultime bufere fanno salire il conto degli eventi estremi che hanno colpito l’Italia nel 2020 con una media, fino ad ora, di oltre quattro nubifragi al giorno tra nevicate anomale, grandinate, tornado, tempeste di fulmini e bombe d’acqua che hanno provocato danni nelle città e nelle campagne, secondo l’analisi della Coldiretti della banca dati dell’European Severe Weather Database (Eswd). Siamo di fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione ed il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo che nelle campagne ha provocato danni per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti.
I cambiamenti climatici si abbattono su un territorio fragile con ben a 7275 i comuni italiani che hanno parte del territorio in pericolo di dissesto idrogeologico, il 91,3% del totale nazionale sulla base dei dati Ispra. Il risultato è che sono 7 milioni gli italiani che vivono in aree a rischio frane, alluvioni ed esondazioni di fiumi in una situazione di incertezza determinata dall’andamento meteorologico che condiziona la vita e il lavoro. A questa situazione non è certamente estraneo il fatto che il territorio è stato reso più fragile dalla cementificazione e dall’abbandono che negli ultimi 25 anni ha fatto sparire oltre ¼ della terra coltivata (-28%).