I CONSIGLI DI GIORGIO CALABRESE
02.07.2019
Sì a pane, pasta e riso, frutta e verdure fresche, legumi freschi o secchi, pesce fresco, carne fresca, succhi, spremute, centrifugati freschi. Banane, cioccolato e fritture sono da bandire, insieme alle abbuffate
Parlare di dieta per il mal di testa potrebbe ingenerare equivoci. È però vero che esistono diversi alimenti che possono provocare questa malattia che produce spesso tanta sofferenza, ma questo avviene solamente in soggetti con una certa predisposizione, con un attacco di mal di testa oppure contribuire a un’acutizzazione della sintomatologia. Una delle ipotesi è che il mal di testa sia provocato dalla difficoltà che alcuni soggetti hanno nel metabolizzare alcune sostanze, tra queste vi sono le ammine biogene (feniletilamina, istamina, tiramina ecc.). Come agire quindi? Conviene iniziare escludendo un determinato cibo per un certo periodo di tempo; se tale esclusione non conduce a particolari benefici, si può reintrodurre l’alimento e procedere escludendone un altro fino a che non si trova il “colpevole”. Una tale strategia permette un’esclusione critica e mirata senza inutili penalizzazioni della qualità della vita. Approfondiamo le comunicazioni che esistono tra l’intestino ed il cervello. Gli studi mostrano che chi soffre di disturbi gastrointestinali ha generalmente più attacchi di mal di testa rispetto alle persone sane. Basti pensare che il 35-50% dei casi di colon irritabile sono accompagnati anche da cefalea cronica. In aggiunta le associazioni riguardano il morbo celiaco, le malattie infiammatorie intestinali, le infezioni da Helicobacter pylori, la steatosi epatica ed i disturbi biliari.
Un altro attore importante è il microbiota intestinale, cioè l’insieme dei microrganismi che risiedono naturalmente nel nostro tratto digerente. Si è scoperto che il microbiota dell’intestino interagisce con le funzioni cerebrali attraverso segnali immunologici, ormonali, metabolici e neuronali. Quando la se composizione e biodiversità sono alterati si instaura una condizione che influenza negativamente l’assorbimento dei nutrienti cerebrali, la permeabilità e l’immunità a livello intestinale. Tutto ciò risulta in un aumento del rilascio di molecole pro-infiammatorie e vaso-attive, che possono passare agevolmente nel sistema circolatorio e raggiungere distretti lontani dall’intestino. Ecco perché l’asse intestino-cervello e il riequilibrio del microbiota intestinale riveste un ruolo non trascurabile nella prevenzione e nella terapia delle cefalee. L’infiammazione rappresenta un punto di collegamento importante tra ciò che si mette in tavola e la cefalea. Un’alimentazione scorretta può alzare i livelli di insulina e di leptina, che è un neuro-ormone con proprietà vaso-attive e pro-infiammatorie con un potenziale peggioramento di una cefalea pregressa. Inoltre l’emicrania ha una specifica associazione con la sindrome metabolica e l’obesità. A proposito si ritiene che l’obesità e l’emicrania siano collegate dai mediatori infiammatori rilasciati dal tessuto adiposo. A supporto di ciò i livelli di citochine infiammatorie sono più alti nei soggetti con obesità e sono normalizzati in seguito ad una sana perdita ponderale, al pari dei parametri immunitari e quelli relativi allo stress ossidativo. Ciò si accompagna ad una riduzione della frequenza e dell’intensità delle cefalee. Quindi in base a quanto detto è necessario correggere l’eccesso di peso e i problemi metabolici. Ricordiamo infine che problematiche di tipo “alimentare” alla base di un attacco di emicrania potrebbero essere non tanto i cibi, quanto le modalità nel loro consumo; vanno evitate infatti sia le cosiddette abbuffate sia i digiuni prolungati. Anche il consumare i pasti troppo velocemente potrebbe essere uno dei motivi che scatenano gli attacchi di mal di testa. Tra cibi più incriminati sono alcolici e superalcolici, aspartame, avocado, fritture, cioccolato, cacao e banane.
Aiutano invece a proteggere dalla cefalea pane, pasta e riso (soprattutto integrali), frutta e verdure fresche, legumi freschi o secchi che si digeriscono senza problemi (le lenticchie sono tra i più adatti), pesce fresco, non affumicato e non salato, carne fresca (ancora meglio se bianca), succhi, spremute, centrifugati freschi. Poiché anche la sensibilità agli alimenti è soggettiva, chi soffre di cefalea dovrebbe cercare di prestare attenzione ad ogni possibile correlazione tra insorgenza dei sintomi e pasto precedente, in modo tale da individuare esattamente il cibo, o i cibi, che provocano o aggravano gli attacchi.
Le indicazioni generali sono comunque quelle di una dieta bilanciata in alimenti come la carne e le verdure fresche, evitando troppo sale e associando periodicamente all’alimentazione vitamine e sali minerali, soprattutto in estate e in caso di gravidanza.
a cura di Giorgio e Caterina Calabrese