06.02.2019
Un ruolo importante nella salvaguardia dell’ambiente è nelle mani dell’agricoltura. E nella sua capacità di preservare colture e allevamenti antichi, integrati con i territori
Da tempo è assodato che la biodiversità è il fattore cardine dello sviluppo sostenibile, sostenibilità non solo ambientale, ma anche economica e sociale. Ad oggi, nonostante la perdita di biodiversità – causata, tra le altre cose anche dai cambiamenti climatici – avanzi inesorabilmente, le risposte istituzionali sul tema sono state e rimangono deboli e poco incisive. In tale ambito, un ruolo di primo piano per proteggere e salvaguardare la biodiversità è nelle mani dell’agricoltura. Parte integrante della biodiversità è l’agrobiodiversità, che comprende tutte le componenti della diversità biologica di rilevanza per l’agricoltura: varietà di animali, di piante e di microrganismi a livello genetico, di specie e di ecosistema, necessaria a sostenere le funzioni chiave degli agroecosistemi, la loro struttura e i processi. La Fao allarga ulteriormente tale definizione, includendo una dimensione socio-economica e culturale, considerando le conoscente tradizionali parte integrante dell’agrobiodiversità. Essa è vista come il risultato dell’interazione tra ambiente, risorse genetiche, sistemi e pratiche di gestione adottate da popolazioni culturalmente diverse che utilizzano le risorse ambientali in modi differente[1]. La connessione tra biodiversità e diversità culturale in relazione ai contesti territoriali è chiamata diversità bioculturale, “diversità della vita in tutte le sue manifestazioni – biologiche, culturali e linguistiche – che sono intercorrelate (e probabilmente co-evolute) all’interno di un complesso socio-ecologico adattativo”[2]. L’accettazione di tale definizione offre una prospettiva più ampia alla conservazione della biodiversità e allo sviluppo sostenibile.
Considerare la diversità culturale e linguistica come fattori che contribuiscono alla vitalità, all’organizzazione e alla resilienza degli ecosistemi, comprendendone a fondo i legami e le sinergie con la diversità biologica, può infatti avere importanti implicazioni per l’identificazione di strumenti idonei per la conservazione della biodiversità. In questo modo, coinvolgendo direttamente i portatori di interesse locale nella gestione della biodiversità, viene capovolta la relazione con l’ambiente, acquisendo così un approccio sistematico inteso come “strategia per la gestione integrata della terra, dell’acqua e delle risorse viventi, che promuove la conservazione e l’uso sostenibile in modo giusto ed equo”[3]. Ed è in quest’ottica che il territorio e – di conseguenza l’agricoltura – dovrebbero essere gestiti prendendo in considerazione le sue caratteristiche dinamiche e i suoi ecosistemi. Ma, come molte delle attività umane eseguite senza limiti né criteri, nelle nostre società si è imposta un’agricoltura industriale, tipologia di produzione agro-alimentare totalmente disinteressata all’ambiente e ai suoi ecosistemi, con l’unico obiettivo di produrre il più possibile. Grazie allo sviluppo di nuove tecnologie lo sfruttamento dei terreni è aumentato negli anni, comportando danni inestimabili al nostro pianeta, come deforestazione, desertificazione, utilizzo di pesticidi e fertilizzanti, inquinamento delle falde acquifere e i cambiamenti climatici; tutto ciò ha prodotto, a sua volta, conseguenze dannose alle coltivazioni stesse. L’agricoltura moderna si fa dunque industriale e totalmente irrispettosa dei cicli naturali e delle dinamiche ambientali. Agli antipodi di tale pratica si pone l’agricoltura familiare di piccola scala: i piccoli agricoltori sono l’avanguardia della pratica dell’agricoltura sostenibile, in quanto rappresentano la forma più funzionale di agricoltura, in grado di promuovere la sicurezza alimentare e ridurre le pressioni ecologiche ed economiche, diventando essi stessi modelli di sostenibilità e protettori della biodiversità. Ed è la promozione e la conoscenza di questo tipo di agricoltura che Campagna Amica, tramite la sua rete di mercati locali, cerca di far conoscere e replicare in tutta Italia. Tutti noi, infatti, con una spesa consapevole, possiamo cambiare le sorti del nostro pianeta e invertire il senso di marcia, diventando a nostra volta custodi dell’ambiente.
[1] http://www.fao.org/3/a-y5609e.pdf
[2] Maffi, 2007; Cavalli Sforza, 2010; Cavalli Sforza & Pievani, 2011
[3] Unep, 2000