È iniziata la vendita del vino novello Made in Italy, il primo ad essere consumato della vendemmia 2016. La produzione si colloca quest’anno sul minimo storico di appena 2 milioni di bottiglie. Un bel vantaggio competitivo, viso che nel nostro Paese il “déblocage” è anticipato di quasi tre settimane rispetto al concorrente Beaujolais nouveau francese, che si potrà assaggiare solo a partire dal 17 novembre 2016. La produzione del vino novello in Italia è iniziata verso la metà degli anni ’70, dopo che in Francia, considerata la madre dei novelli, i vignaioli della zona del Beaoujolais, per superare una stasi di mercato, misero sul mercato il Beaoujolais nouveau, per rivalorizzare il loro vino prodotto con uve Gamay meno pregiate della Borgogna meridionale.
In Italia il vino giovane ha avuto una rapida espansione: in dieci anni se ne sono prodotti ben 17 milioni di bottiglie Made in Italy. All’origine del calo della produzione nazionale c’è una serie di fattori, a partire dalla limitata conservabilità – che ne consiglia il consumo nell’arco dei prossimi 6 mesi – fino alla tecnica utilizzata, la macerazione carbonica, che è più costosa di circa il 20 per cento rispetto a quelle tradizionali. Ma, soprattutto, gli stessi vitigni che negli anni passati rappresentavano la base del novello attualmente vengono spesso utilizzati per produrre vini ugualmente giovani, ideali per gli aperitivi, ma che non presentano problemi di durata. Quest’anno è stato molto scarso il raccolto delle
castagne da gustare in abbinamento, togliendo ulteriore appeal agli eventi di degustazione.
Il "vino da bere giovane" deve le sue caratteristiche al metodo di vinificazione utilizzato che è stato messo a punto dal ricercatore francese Flanzy ed è fondato sulla macerazione carbonica. Leggero, con bassa gradazione (11 gradi) e bouquet aromatico, il novello viene consumato soprattutto in abbinamento con i prodotti autunnali come le caldarroste. Ironia della sorte a mancare quest’autunno saranno anche le castagne italiane con il crollo del raccolto che si è verificato in Campania, la prima regione produttrice, dove si prevede un taglio fino al 90% ma cali sono segnalati in tutto il meridione mentre una leggera ripresa dei raccolti si stima al nord, però con alcune zone critiche a causa della siccità.