30.10.2013
?Difficilmente consumata fresca, si preferisce cucinarla, magari insieme a spezie come la cannella o i chiodi di garofano
Molto singolari e dalla forma caratteristica, le mele cotogne sono fra le protagoniste assolute di dolci e marmellate nella stagione autunnale.
Probabilmente pochi conoscono questo frutto dalle origini molto antiche, un tempo considerato simbolo di buon auspicio ed emblema di Venere. Appartenente alla famiglia delle Rosaceae, sottofamiglia delle Pomoidae, la mela cotogna nasce in Asia Minore ed è diffusa principalmente nei Paesi del Mediterraneo occidentale ed in Cina. In Italia, invece, il frutto è coltivato soprattutto nelle regioni meridionali ed utilizzato prevalentemente nella preparazione di confetture. Caratterizzata da un sapore leggermente acidulo e una polpa compatta e piuttosto dura, la mela cotogna è infatti difficilmente consumata come prodotto fresco. Si preferisce quindi cucinarla, magari insieme a delle spezie aromatiche come cannella o chiodi di garofano. La forma ricorda allo stesso temo quella di una mela e di una pera, e questo fa sì che il frutto venga chiamato, a seconda dei casi, mela o pera cotogna.
L’albero su cui cresce, il cotogno, raggiunge un’altezza di circa 5-7 metri, presenta un fusto legnoso con foglie semplici, alterne e ricoperte da uno strato vellutato di peluria sottile. Questa pianta, inoltre, ad inizio primavera produce degli splendidi fiori bianchi e rosati mentre, qualche mese più tardi, dà vita ai frutti che, fra settembre e ottobre, arrivano a completa maturazione. Le mele cotogne, proprio come le foglie della pianta da cui hanno origine, presentano una sottile peluria che, tuttavia, scompare man mano che il frutto giunge a maturazione. Questi frutti sono inoltre caratterizzati da un odore piacevole e persistente, che ne fa dei deodoranti naturali perfetti e ideali per la profumazione di armadi e cassettiere.
Non solo, anche in cucina l’impiego delle mele cotogne va ben oltre la semplice preparazione di marmellate e confetture. Questo frutto è infatti utilizzato anche nella produzione di liquori come lo “Sbrunol”, tipico della provincia di Parma, o della mostarda, caratteristica invece del cremonese.