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05.02.2024

Speciale spreco, una giornata per decidere di cambiare rotta

In occasione della giornata nazionale contro lo spreco alimentare, ecco tutte le curiosità e numeri di una brutta abitudine che gli italiani stanno imparando a contrastare

LO SPRECO ALIMENTARE È UNA PRIORITÀ GLOBALE

Giunta ormai alla sua undicesima edizione, la Giornata Nazionale contro lo spreco alimentare, è sempre più proiettata verso il raggiungimento degli Obiettivi di Sostenibilità fissati dall’Agenda delle Nazioni Unite.

L’impegno per ridurre gli sprechi alimentari è una priorità globale per le sue implicazioni economiche, ambientali, sociali ed etiche. L’Obiettivo 12 dell’Agenda 2030 ribadisce questo concetto affermando la necessità di cambiamenti radicali nel modo in cui le società producono e consumano. In particolare, rispetto allo spreco alimentare, l’impegno è di dimezzare entro il 2030 il quantitativo di rifiuti alimentari prodotti sia nella fase di produzione che di vendita e consumo.

Il primo passo per provare a risolvere un problema è sicuramente conoscerlo. La Commissione Europea definisce lo spreco alimentare come “l’insieme dei prodotti scartati dalla catena agroalimentare, che – per ragioni per ragioni economiche, estetiche o per la prossimità della scadenza di consumo, seppure ancora commestibili e quindi potenzialmente destinati al consumo umano – sono destinati a essere eliminati o smaltiti”.

Stimare il volume globale delle perdite e degli sprechi alimentari non è facile in quanto i dati disponibili sono spesso eterogenei e si riferiscono a tutto il percorso del cibo dalla produzione al consumo. In particolare, si parla di “perdita alimentare” (food loss) quando si considerano le perdite che avvengono nella parte alta della filiera agroalimentare (semina, coltivazione, raccolta, trattamento, conservazione, prima trasformazione agricola) e di “spreco alimentare” (food waste), quando ci si riferisce agli sprechi prodotti nella seconda parte della filiera (trasformazione industriale, distribuzione, consumo finale).

I dati della FAO ci dicono che ogni anno circa il 14% dei prodotti alimentari va perso prima ancora di raggiungere il mercato e questo è un grande paradosso se consideriamo che nel mondo ci sono oltre 800 milioni di persone che soffrono la fame e ben tre miliardi che non possono permettersi un’alimentazione sana.

Oltre all’aspetto etico e sanitario, va considerato anche il fatto che un prodotto perso o sprecato porta con sé tutte le risorse economiche e ambientali utilizzate per crescerlo, lavorarlo e trasportarlo dal campo alla tavola.

Limitare le perdite e gli sprechi alimentari significa sicuramente migliorare la sicurezza alimentare e la nutrizione, ma contribuisce anche a ridurre le emissioni di gas a effetto serra, ad allentare le pressioni sulle risorse idriche e del suolo e ad incrementare la produttività e la crescita economica.

I nostri sistemi alimentari stanno evidenziando tutta la loro fragilità e l’urgenza di ripensare il modo in cui il cibo viene prodotto, distribuito e acquistato. È sicuramente necessaria un’azione a livello internazionale che sostenga l’innovazione, gli investimenti e le sinergie tra tutti gli attori coinvolti nel sistema alimentare.

Ma tutto ciò non è sufficiente senza il coinvolgimento di ogni singolo individuo a partire da una rinnovata consapevolezza della dimensione valoriale del cibo, in tutte le fasi della filiera agroalimentare, dalla produzione al consumo. Solo in questo modo sarà più facile pensare interventi che non solo aggiustino un sistema che non funziona, ma contribuiscano anche a ridurre o ad eliminare in partenza il fenomeno attraverso una produzione e un consumo più consapevole e attento.

Ben venga quindi questa giornata dedicata alla prevenzione dello spreco alimentare: è un’occasione di coinvolgimento collettivo in una problematica in cui ognuno di noi può fare davvero la differenza.

SPRECARE MENO È UN VANTAGGI PER TUTTI

La prima e più evidente conseguenza dello spreco alimentare è sicuramente quella economica che pesa su tutti gli attori della filiera alimentare.

Perdono i produttori, che lasciano i prodotti nei campi o li devono scartare se non conformi agli standard estetici del mercato, i rivenditori, che devono scartare i prodotti a causa del degrado subito durante il trasporto o dell’approssimarsi delle scadenze, e anche i consumatori, che acquistano prodotti che si deteriorano velocemente, comprano in eccesso e spesso non sono adeguatamente informati sui modi e i termini di conservazione.

Il cibo che in vari momenti e in vari modi finisce nella spazzatura ha anche molti costi nascosti: sprechi di energia, acqua, terra, carburante, risorse naturali ed economiche. Perché quel cibo è stato prodotto, trasportato, trasformato, confezionato, acquistato, conservato. Campi seminati senza raccolto, frutta e verdura scartate per motivi “estetici”, alimenti danneggiati durante trasporto, stoccaggio e distribuzione, cibi scaduti o deteriorati nei frigoriferi domestici e nelle mense. Tanti modi per dire la stessa cosa: un uso delle risorse inadeguato e controproducente.

La FAO ha stimato che lo spreco alimentare rappresenta la terza fonte di emissioni di gas clima-alternati al mondo, dopo gli stati Uniti e la Cina, e la sua impronta idrica è di circa 250 Km3, tre volte il volume del lago di Ginevra. Inoltre il cibo prodotto e non consumato utilizza quasi 1,4 miliardi di ettari di terra, corrispondenti a circa il 30% dell’area coperta da terreni agricoli nel mondo. Tutto il cibo sprecato ogni anno nel mondo corrisponde a 720 kilocalorie sprecate a testa ogni giorno: significa ogni tre abitanti della Terra si spreca ogni giorno il fabbisogno calorico di una persona.

Infine, sebbene sia difficile quantificare gli impatti sulla biodiversità, lo spreco alimentare inasprisce la perdita della biodiversità dovuta alle monocolture e all’espansione agricola nelle aree selvagge.

In questa prospettiva, il modello di Campagna Amica offre un contributo importante nella diffusione di un nuovo modello di produzione, consumo e anche di società. Un modello basato sul Km0, sull’orticoltura urbana, sulla tutela della biodiversità, sul consumo responsabile ed etico, in cui lo spreco alimentare, a qualunque livello, viene ridotto drasticamente. In particolare, i mercati di Campagna Amica, accorciando la filiera, offrono ai consumatori cibi freschi, che si conservano di più, che non hanno percorso lunghe distanze e hanno inquinato meno. Nel tempo essi si sono trasformati da semplici luoghi di consumo o occasioni di educazione, socializzazione, cultura e ciò ha permesso di recuperare quella dimensione valoriale del cibo che rischiava di andare perduta. Rappresentano quindi un esempio concreto di come gli agricoltori e i consumatori, insieme, possano contribuire a diffondere stili di vita più sani e sostenibili.

LO SPRECO DOMESTICO: COME NASCE E COME PREVENIRLO

Lo spreco alimentare nasce il più dalle volte da abitudini sbagliate sia al momento dell’acquisto che durante la conservazione e l’utilizzo del cibo.

Molto spesso ci dimentichiamo gli alimenti a ridosso della scadenza oppure acquistiamo prodotti già sull’orlo della deperibilità o già vecchi al momento della vendita. Altre volte ammettiamo di aver comprato troppo e di aver calcolato male ciò che serviva. La crescente sensibilità su questo tema ha diffuso pratiche di buon senso nella fase di acquisto e gestione del cibo, come ad esempio l’acquisto periodico di prodotti a lunga scadenza e quello frequente di prodotti freschi o l’organizzazione del frigorifero/dispensa per scadenza dei prodotti. Più di un italiano su tre sceglie di acquistare prodotti in piccolo formato o compila sistematicamente una lista della spesa basata su un menù settimanale. Nella gestione degli avanzi l’87% congela il cibo acquistato in eccesso e l’86% conserva gli avanzi per riutilizzarli in seguito.

Iniziano a diffondersi anche consumatori più digitali che utilizzano app per il cibo last minute (7,7%) o per l’ortofrutta a ridosso della scadenza con prezzi ribassati (3,2%). Due italiani su dieci fanno uso di piattaforme di scambio, il 3,4% utilizza app con ricette di riutilizzo e il 4,2% ricorre ad applicazioni per la gestione ottimale del cibo e monitoraggio delle scadenze.

Fondazione Campagna Amica ha ufficialmente intrapreso una partnership con Too Good To Go.
Too Good To Go è un’azienda B-Corp nata nel 2015 in Danimarca che si occupa di combattere lo spreco alimentare dando ad ogni persona l’opportunità di fare la propria parte attraverso la nostra app. Nel concreto l’app di recuperare e vendere online, a prezzi ribassati, il cibo invenduto della giornata e attraverso la geolocalizzazione, gli utenti possono effettuare l’ordine e andare a ritirare le Magic Box anti-spreco. In questo modo i commercianti riducono lo spreco di cibo, i nuovi clienti acquistano e provano prodotti ad un prezzo vantaggioso ed entrambi contribuiscono a creare un mondo migliore in un’ottica Win-Win-Win. Solo in Italia Too Good To Go conta più di 4,8 milioni di utenti, 19.500 partner e 5.000.000 pasti salvati.
CAMPAGNA AMICA sempre in prima linea per combattere gli sprechi oltre a donare gran parte dei prodotti non venduti nei mercati alle associazioni benefiche, ha fatto nascere questo progetto con questa azienda per salvare il cibo, ancora buonissimo. Scarica l’App e acquista nei nostri mercati. Solo nel primo semestre di partnership sono state vendute oltre 15mila Magic box.

La sensibilità degli italiani al tema dello spreco alimentare è cresciuta probabilmente anche a seguito dell’aumento della povertà generato dalla pandemia Covid-19, tanto che l’85% degli intervistati chiede di eliminare lo spreco anche nella distribuzione, rendendo obbligatorie per legge le donazioni di cibo in eccesso da parte di supermercati e aziende, a favore di associazioni che si occupano di persone bisognose.

10 REGOLE PER NON SPRECARE IL CIBO

1) Effettua acquisti ridotti e ripetuti nel tempo.

2) Scegli la frutta con il giusto grado di maturazione, non appassita, con aspetto turgido e non eccessivamente necrotizzata nei punti di taglio.

3) Verifica l’etichetta e scegli le produzioni e le varietà locali da acquistare direttamente dai produttori o nei mercati degli agricoltori a chilometri zero.

4) Scegli varietà di stagione, che hanno tempi di maturazione naturali.

5) Compatibilmente con le esigenze, cerca di prendere frutti interi (ad esempio in estate il cocomero) che si conservano più a lungo.

6) Fai la lista della spesa prima di recarti al punto vendita.

7) Fai la spesa poco prima di recarti a casa per evitare di far rovinare gli acquisti.

8) Mantieni separate le confezioni delle diverse varietà di frutta e verdura acquistate e riponile in modo da evitare ammaccature e sviluppo di marcescenze.

9) In casa, mantieni separata la frutta e la verdura che intendi consumare a breve, da quella che pensi di conservare più a lungo.

10) Cucina ricette antispreco.

I RIMEDI DELLA CUCINA CONTADINA

Dalla cucina dei nostri Cuochi Contadini arrivano tante proposte per recuperare in modo goloso il cibo ancora buono che rischia di finire nella spazzatura. Il buon senso della cucina popolare ci insegna a sfruttare i prodotti più umili, reinventando gli avanzi trasformandoli in nuove pietanze altrettanto gustose.

Il pane è sicuramente uno degli alimenti a rischio spreco, perché perde inevitabilmente la sua freschezza in pochi giorni. Proprio per questo, secondo il principio del “non si butta via nulla” è diventato l’ingrediente base di molte ricette nate nelle cucine contadine e arrivate fino ai giorni nostri.

La panzanella, ad esempio, è semplicemente pane bagnato con olio e acqua, insaporito con pomodoro o quanto si ha a disposizione. Tipica della Toscana, si diversifica poi in base alle materie prime tipiche del territorio: pane sciapo in Toscana, pane di Genzano nel Lazio, friselle in Puglia e Campania, cipolla di Tropea in Calabria.

In Sicilia il pane cunzatu (pane condito) era il cibo tipico di chi non poteva permettersi pasta, carne, uova o pesce e veniva spesso accompagnato da verdure crude come la cipolla, o farcito con pomodoro, acciughe, primo sale. In Trentino il pane è l’ingrediente principale di un primo piatto tipico: i canederli. Anche in questo caso viene utilizzato il pane raffermo, arricchito con speck, uova, prezzemolo e formaggio. Una ricetta che racchiude tutti i sapori tipici della montagna, dagli insaccati ai formaggi, dalle erbe di alpeggio al bordo che va ad insaporire il tutto.

Con l’aggiunta di verdure, legumi, brodo, il pane diventa protagonista di gustose zuppe. L’etimologia della parola dice già tutto: zùppa, infatti, viene dal Germanico suppa che significa “fetta di pane inzuppata”.

La cucina italiana tradizionale e regionale ne è piena, da quelle “primordiali” a base di solo pane, acqua, un po’ d’olio, talvolta aglio, a quelle “arricchite”. In questi casi gli ingredienti base sono sempre pane e un liquido, solitamente brodo, insaporiti però con salumi, formaggi, carne, uova o legumi che rendono il piatto più nutriente. Un esempio è sicuramente la ribollita, a base di cavolo nero, fagioli e verza, che nasce dall’abitudine delle contadine toscane di preparare una grande quantità di questa minestra e poi riscaldarla nei giorni successivi. Proprio il fatto che essa venisse “ribollita” la distingueva da una normale minestra di pane e ogni volta che veniva riscaldata diventava sempre più gustosa.

Infine, ci sono i pancotti: pane cotto, appunto, in acqua variamente aromatizzata, con aggiunte differenti da regione a regione. In Toscana si cucina la classica pappa al pomodoro, la versione pugliese è arricchita da verdure come la cicoria, ma anche da patate, fave e broccoli. Nella versione calabrese non mancano pomodoro e peperoncino, mentre nel Lazio viene utilizzato il pecorino.

L’utilizzo del pane arriva fino al dessert: la torta di pane è un dolce della tradizione contadina a base di pane raffermo bagnato con acqua o latte a cui vengono aggiunti, uva passa, pinoli, miele, frutta o quanto ogni famiglia aveva in casa.

Le preparazioni a base di pane sono sicuramente quelle più tipiche della cucina contadina perché poco elaborate e basate su ingredienti molto semplici. Tuttavia, entrando in cucine più ricche e con molta servitù dedita alla cucina, possiamo trovare anche ricette di polpette, polpettoni, ripieni di vario tipo, nate con le stesse finalità.

Se poi è la pasta a essere avanzata, la tradizione napoletana ci offre la possibilità di fare un’ottima frittata di pasta: una ricetta ricca e sostanziosa che, grazie all’aggiunta di uova e formaggio, conferisce alla pasta ormai stantia e secca, un aspetto nuovamente appetitoso, ideale per essere consumata il giorno seguente, anche come piatto unico.

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