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24.05.2019

Greta ha ragione, 2019 bollente

Finora è al terzo posto tra gli anni più caldi del Pianeta, con una temperatura media del primo quadrimestre sulla superficie terrestre e degli oceani addirittura superiore di 0,90 gradi rispetto alla media del XX secolo

Nonostante il maltempo che ha flagellato l’Italia, il 2019 si classifica fino ad ora al terzo posto tra gli anni più bollenti del Pianeta facendo registrare una temperatura media del primo quadrimestre sulla superficie della Terra e degli Oceani addirittura superiore di 0,90 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo. Lo rende noto la Coldiretti nel sottolineare che nonostante le ironie che si sono scatenate sui social la giovane attivista svedese Greta Thumberg ha ragione, sulla base degli ultimi dati della banca dati Noaa, il National Climatic Data Centre. Solo il 2016 e il 2017 erano risultati più caldi da quando sono iniziate le rilevazioni dal 1880 a conferma della tendenza al surriscaldamento del Pianeta.

L’anomalia si fa sentire anche in Europa dove le temperature sono state di 1,96 gradi superiori alla media storica del periodo e classificano il 2019 al quinto posto tra i più caldi del vecchio continente. In Italia le temperature sono state di 0,84 gradi superiori alla media durante il primo quadrimestre che si pone comunque al quindicesimo posto tra i più caldi dal 1800, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Isac Cnr.

La situazione è in realtà cambiata a maggio, risultato fino ad ora insolitamente freddo e piovoso con pesanti effetti sull’agricoltura. La pioggia senza tregua ha compromesso le tradizionali semine primaverili di mais, soia, leguminose e patate, ma anche i trapianti di pomodoro e melone. Nei campi allagati è impossibile entrare per effettuare le necessarie operazioni colturali mentre dove si è già seminato i germogli e le piantine soffocano per la troppa acqua. Una situazione che rischia di far salire pesantemente il conto dei danni nelle campagne dove a macchia di leopardo lungo tutta la Penisola si è verificata una vera strage, con temporali, grandine e vento, per verdure, cereali e frutta con danni a vigneti, agrumeti, oliveti, ciliegi e cocomeri, ma anche la produzione del fieno per l’alimentazione del bestiame e il miele. Senza dimenticare le infrastrutture, le stalle scoperchiate le strade rurali franate e le serre distrutte con danni superiori ai 10 milioni di euro (dati Coldiretti).  Campi devastati si segnalano a macchia di leopardo su tutto il territorio nazionale, dalla Lombardia al Piemonte, dall’Emilia Romagna al Lazio, dalle Marche alla Puglia, fino alla Basilicata e alla Sardegna, dal Veneto alla Sicilia.

L’ultima ondata di maltempo è l’evidente conseguenza dei cambiamenti climatici in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma e si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, grandine di maggiore dimensione, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense e il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi.

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