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16.05.2019

Maltempo, i danni nelle campagne

Le colture sono state colpite in un momento particolarmente delicato per l’agricoltura con le semine, le verdure e gli ortaggi in campo e le piante che iniziano a fare i primi frutti. Gli effetti e i consigli per la spesa

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Il maltempo fa aumentare i prezzi delle verdure al dettaglio del 7% rispetto allo scorso anno mentre nei campi gli agricoltori fanno i conti con i danni provocati da pioggia, grandine, vento forte e allagamenti che hanno devastato le campagne e ridotto le disponibilità sui mercati con effetti sui raccolti, il lavoro, i consumi e l’inflazione. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sull’impatto della pazza primavera, dai campi alla tavola, diffusa in occasione della premiazione del primo concorso fotografico “Obiettivo Acqua”, promosso da Coldiretti, Anbi (Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue) e Fondazione Univerde, con la presenza del presidente Ettore Prandini e del ministro dell’Ambiente Sergio Costa.

Le campagne sono state colpite in un momento particolarmente delicato per l’agricoltura con le semine, le verdure e gli ortaggi in campo e le piante che iniziano a fare i primi frutti. Si è verificata una vera strage per verdure, cereali, girasole e frutta con danni a vigneti, agrumeti, oliveti e ciliegi, ma anche alle infrastrutture, dalle stalle scoperchiate alle strade rurali franate, senza dimenticare le serre distrutte. Tra le colture più colpite ci sono sicuramente le ciliegie, soprattutto a causa della grandine che ha devastato i raccolti nella provincia di Bari in Puglia, dove si coltiva oltre un terzo della produzione nazionale totale ed è andato perso fino al 60% dei frutti di varietà Bigarreau e Giorgia. Un problema che interessa anche gli ortaggi a partire da insalate e radicchi. E gli effetti si faranno sentire al mercato soprattutto nelle prossime settimane quando si inizierà a raccogliere anche l’altra frutta estiva che in più zone del Paese è stata flagellata dalla grandine che è l’evento più temuto dagli agricoltori perché i chicchi spogliano le piante compromettendo i raccolti successivi.

Il risultato è un calo atteso dell’offerta di prodotti con effetti sulla spesa che deve fare i conti con la variabilità delle quotazioni segnalata dagli ultimi dati dell’Istat con i fenomeni speculativi sui prezzi al consumo che rischiano di innescarsi per colpa delle distorsioni di filiera, a scapito dei consumatori e dei produttori. I cambiamenti climatici colpiscono le imprese agricole con lo sconvolgimento dei normali cicli colturali che impattano sul calendario e sulle disponibilità con effetti concreti anche per i cittadini che devono affrontare le fluttuazioni anomale dell’offerta e dei listini dei prodotti che mettono nel carrello.

Per ottimizzare la spesa, ottenere il miglior rapporto prezzi-qualità e aiutare il proprio territorio e l’occupazione, il consiglio della Coldiretti è quello di verificare l’origine nazionale, acquistare prodotti locali che non devono subire grandi spostamenti, comprare direttamente dagli agricoltori nei mercati o in fattoria e non cercare per forza il prodotto perfetto perché piccoli problemi estetici non alterano le qualità organolettiche e nutrizionali, i cosiddetti “brutti ma buoni”. In un momento di grande difficoltà si tratta di un atto di solidarietà a favore degli agricoltori, ma anche di un aiuto al proprio benessere in vista dell’estate con il consumo di alimenti, come le insalate o la frutta fresca, indispensabili per la salute e per mettersi in forma.

L’ondata di maltempo fuori stagione è l’evidente conseguenza dei cambiamenti climatici in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, tanto da aver condizionato nell’ultimo decennio la redditività del settore agricolo, con le perdite di raccolti dovute a calamità naturali che hanno assunto un carattere ricorrente. Basti pensare al vino nel 2017 (-16%) e nel 2014 (-8,9%), al mais nel 2015 (-22,2%) e nel 2012 (-19,4%), all’olio nel 2016 (-39,5%) e nel 2014 (-39,3%), alle patate nel 2013 (-12%) e nel 2010 (-13,4%), al grano duro nel 2017 (-16,4%) e nel 2009 (-29,4%), alle pesche nel 2018 e (-11,9%) e nel 2017 (-13,7%), alle mele nel 2017 (-21,6%) e nel 2012 (-14,6%). Il risultato è un conto da 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.

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