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27.02.2019

Carnevale in agriturismo, l’origine della festa

Allegria e baldoria, da celebrare con burle e sorrisi per propiziare la fecondità dei campi… Itinerari di campagna e borghi, ricette tipiche della tradizione, usi e costumi

L’origine del nome “carnevale” è molto incerta: c’è chi sostiene derivi da car o carrus navalis, il rito della nave sacra portata in processione su un carro, oppure dalla parola carnualia (“giochi campagnoli”), secondo altri – i più – significa carnes levare (“togliere la carne”) o carne vale (“carne, addio”) poichè il Carnevale si conclude con il martedì grasso, il giorno che precede, secondo la tradizione cristiana, il mercoledì delle Ceneri ovvero l’inizio della Quaresima e i digiuni in vista della Pasqua.

Anticamente il Carnevale era la grande festa della fecondità della terra, della fertilità e del risveglio dei campi dopo il sonno invernale per dare nutrimento agli esseri umani, alle mandrie e alle greggi. Era usanza celebrare riti di fecondità con feste all’insegna dell’allegria, della baldoria e delle risate, perché si attribuiva al riso (come alle danze) il potere di sconfiggere la morte e il lutto. Il Carnevale dunque univa i riti di fecondità con l’allegria, seguendo antichissime tradizioni che collegano il riso, i balli e la satira alla fertilità della natura e degli uomini.

Nel Medioevo il Carnevale era occasione di divertimento sfrenato e di grandi mangiate, delle grandi cene conviviali di comunità e poi balli e danze, con il “re del Carnevale” che decretava la temporanea sospensione delle leggi, delle regole e della morale, si invertivano anche i ruoli sociali: gli uomini si vestivano da donne e viceversa, i poveri da ricchi, i ricchi da accattoni o da giullari, con balli e danze dedicate alle divinità della terra. Il ballo con i saltelli (il “saltarello” nel Lazio) simulava la crescita delle spighe di grano, quanto più alti erano i salti dei danzatori, tanto più lunghi e fecondi sarebbero stati gli steli delle spighe. Con la danza, il riso e l’amore si celebrava il ritorno della primavera e la rinascita della natura.

Il Carnevale quindi è anche – in origine – una festa dell’agricoltura e del cibo e pertanto per riscoprire e viverne in pieno il significato più antico la scelta migliore è di trascorrere Carnevale in agriturismo.

Durante il Rinascimento nei festeggiamenti del Carnevale i signori usavano esibire la loro grandezza con i carri allegorici e concedevano al popolo feste e baldorie, a Venezia il doge, la signoria, il senato, gli ambasciatori intervenivano alle feste popolari del giovedì grasso, che si celebravano con l’immolazione del toro, col volo di un uomo, con la moresca e i fuochi d’artificio, nella Firenze dei Medici i festeggiamenti erano grandiosi, con maschere su carri (i “trionfi”) e “canti carnascialeschi”, anche a Torino, Roma, Milano, Bologna, Ferrara, Mantova, sfilavano carri allegorici che rappresentavano scene mitologiche o bibliche, caricature e allegorie di vizi e di virtù, storie dell’antica Grecia e dell’Impero di Roma, segni astrologici, leggende sui santi, favole e miti.

Nel Settecento si era diffusa l’usanza di celebrare Carnevale con feste in maschera, le maschere nate a Venezia già dalla fine del 13° secolo, si diffusero in Italia e in Europa per entrare nel teatro dell’arte, con la grande fama dei personaggi inseriti da Goldoni nelle sue commedie. A Carnevale si celebrano le tradizioni delle campagne dunque, tradizioni che passano per il cibo, le usanze, le maschere che colorano la storia, gli usi e i costumi dei borghi, delle città e delle regioni d’Italia. Un itinerario agrituristico alla scoperta delle maschere tradizionali, per esempio Carnevale in agriturismo in Piemonte con Gianduia, agriturismo a Bergamo con Arlecchino, agriturismo a Venezia con Pantalone e Colombina, innamorata di Arlecchino, agriturismo vicino a Milano con Meneghino, agriturismo in Emilia Romagna con il dottor Balanzone, o un agriturismo in provincia di Bologna con Bertoldo e suo figlio Bertoldino, agriturismo in Toscana con Stenterello,  agriturismo vicino Roma con Rugantino e Meo Patacca, personaggi che contribuivano a fare di Roma nel periodo di carnevale una tappa irrinunciabile del Grand Tour che i giovani viaggiatori europei effettuavano in Italia, o un agriturismo in Campania vicino a Napoli con il famoso Pulcinella,  agriturismo in Calabria con Giangurgolo, per finire in Sicilia con Peppe Nappa e i personaggi della tradizione dei paladini e un tour negli agriturismi in Sardegna dove si contano più di 35 maschere tradizionali, tra le più note ci sono i suggestivi Mamuthones e gli Issohadores del Carnevale di Mamoiada.

 

 

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