19.02.2019
La cosiddetta legge di orientamento in agricoltura e la definizione dell’Imprenditore Agricolo Professionale, hanno ridisegnato la figura dell’imprenditore agricolo aprendo molte possibilità all'azienda agricola per operare nel settore dei servizi, nell'ottica della multifunzionalità
La Legge di Orientamento e modernizzazione del settore agricolo (D.Lgs. n. 228/01) introduce nella legislazione italiana il concetto di agricoltura multifunzionale. Il Decreto Legislativo n. 228 del 18 maggio 2001 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.137 del 15-06-2001 – Suppl. Ordinario n.149) ha modificato l’articolo 2135 del Codice civile, fornendo una nuova definizione delle attività agricole e dell’imprenditore agricolo, dilatando le possibilità e le attività, indipendentemente dalla forma giuridica dell’impresa, consentendo l’offerta di servizi diversi che hanno come denominatore comune la connessione alle attività agricole principali.
Nello specifico le attività di agricoltura sociale sono state successivamente definite dalla legge 141 del 18 agosto 2015 (Disposizioni in materia di agricoltura sociale). I requisiti minimi e le modalità di esercizio delle attività di agricoltura sociale dovranno essere stabilite con decreto ministeriale che, dopo l’emanazione della legge 141/2015, non è stato ancora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Alcune regioni hanno legiferato in materia di agricoltura sociale o hanno introdotto l’agricoltura sociale all’interno delle leggi regionali sull’agriturismo o che regolano le attività agricole multifunzionali. La conduzione di imprese agricole sociali sta delineando una nuova figura dell’imprenditore. In agricoltura sociale la componente imprenditoriale è rilevante, in quanto le attività richiedono mediamente una maggiore capacità organizzativa e competenze diverse e certamente nuove rispetto alle più tradizionali attività sia agricole che sociali, con una forte spinta verso l’innovazione. Questo lavoro di innovazione porta l’azienda non solo ad essere efficiente da un punto di vista economico, ma anche ad essere efficace nel saper coniugare le opportunità che può offrire con i bisogni della comunità locale, favorendone lo sviluppo.
Gli altri tratti che caratterizzano l’imprenditore agricolo-sociale sono: la disponibilità a interfacciarsi con altre strutture e interlocutori del territorio (ASL, scuole, Comuni, associazioni, cooperative sociali, gruppi di acquisto, ecc.), in alcuni casi nuovi per il settore agricolo, a inserire o sperimentare attività agricole che possono facilitare l’integrazione sociale, ad adeguare alcuni spazi dell’ambiente di lavoro e a modificare i processi produttivi per creare maggiori possibilità di coinvolgimento (es. maggiori attività manuali vs macchine), a formarsi, anche in campi non prettamente agricoli (incontri, brevi corsi, visite presso altre realtà aziendali, ecc.); l’attitudine ad “aprire” la propria azienda all’esterno (utenti, servizi socio-sanitari, pubblico, comunità, ecc.), mettersi in gioco dal punto di vista umano, essere curioso e interessato a acquisire nuove informazioni; una forte motivazione valoriale ed etica; grandi capacità relazionali e capacità di costruire un’intesa tra sistema privato (terzo settore in particolare) e servizi socio-sanitari pubblici; un’attenzione alla costruzione di relazioni autentiche; una forte sensibilità ambientale e spesso attento al recupero della biodiversità e del paesaggio. L’imprenditore agricolo-sociale apre, inoltre, nuovi mercati rispetto a quelli tradizionali, mercati costruiti più sulla relazione e sul coinvolgimento diretto, più sulla relazione tra produttore e consumatore, valorizzando i propri prodotti attraverso canali commerciali brevi e le leve del consumo critico e consapevole.
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