29.03.2018
È l’alimento più rappresentativo della Festa per gli italiani: verrà servito quest’anno in 4 tavole su 10 nelle case, nei ristoranti e negli agriturismi. Più di un terzo dei consumatori ha deciso di acquistarla direttamente dal pastore
La carne di agnello è una presenza antica della tradizione gastronomica italiana, come dimostrano anche i piatti della transumanza tramandati da secoli (in Abruzzo agnello cacio e ova, il molisano agnello sotto il coppo, nel Lazio l’abbacchio alla scottadito). L’alimento più rappresentativo della Festa sarà servito in 4 tavole su 10 nelle case, nei ristoranti e negli agriturismi (45%). È quanto emerge da un’indagine Coldiretti/Ixè in occasione della Pasqua secondo la quale inoltre più di 1/3 dei consumatori ha scelto di acquistare la carne direttamente dal pastore. Una decisione motivata dalla necessità di assicurarsi l’origine nazionale della carne in una situazione in cui oltre la metà dell’offerta viene dall’estero e soprattutto da Romania e Grecia che non garantiscono gli stessi standard qualitativi. Per garantirsi acquisti di qualità al giusto prezzo il consiglio della Coldiretti è dunque quello di preferire carne di agnello a denominazione di origine, quella garantita da marchi di provenienza territoriale, o di rivolgersi direttamente ai pastori, quando è possibile.
Il tradizionale pranzo di Pasqua rappresenta anche un appuntamento determinante per la sopravvivenza dei pastori, un mestiere antico che consente la salvaguardia di razze in via di estinzione a vantaggio della biodiversità del territorio. Portare la carne di agnello a tavola significa salvare il lavoro dei circa 4mila pastori terremotati che non hanno ancora abbandonato le aree colpite dal sisma di Lazio, Marche, Abruzzo e Umbria dove secondo la Coldiretti, solo nei 131 comuni del cratere, sono allevate 213mila pecore e capre #SalvaUnPastore.
Un’importanza riconosciuta dalla recente candidatura transnazionale de “La Transumanza” come patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco da parte dell`Italia come capofila insieme alla Grecia e all`Austria.
Secondo un’analisi Coldiretti sono 60mila gli allevamenti di pecore presenti in Italia, spesso concentrati nelle aree più marginali del Paese, per un patrimonio 7,2 milioni di animali, situati in maggioranza in Sardegna. Una tradizione secolare che viene trasmessa da generazioni a generazioni con anche una crescente presenza di nuovi giovani pastori impegnati a garantire il presidio del territorio.