?L’agricoltura ridona un futuro di speranza a chi ha sbagliato e sta scontando una pena in prigione. Succede in Toscana, grazie a un progetto pilota promosso da Coldiretti (info su www.massacarrara.coldiretti.it) in collaborazione con il Carcere di Massa che ha permesso a sette detenuti della casa circondariale cittadina di avvicinarsi ed appassionarsi all’agricoltura ed immaginare, domani, una volta che saranno “fuori”, di lavorare in un’azienda agricola o magari di aprirne una ex novo. Forse, presto, pomodori, zucchine, melanzane, cipolline e peperoni arriveranno nei mercati di Campagna Amica per incontrare il consumatore magari con un marchio dedicato, intanto i primi a godere dei prodotti della vecchia serra “recuperata” nel cortile del Carcere di Massa sono stati gli stessi detenuti che da alcuni mesi ormai stanno consumando gli ortaggi prodotti dai sette ortolani-reclusi.
“Dopo questa esperienza, bellissima, vera, inaspettata – confida Paolo Caruso, imprenditore agricolo e tutor del progetto –
non avrei nessun problema a lavorare con un ex detenuto. Ho trovato tanta passione, entusiasmo e umiltà insieme a storie di vita sfortunate. È giusto dare una possibilità a chi dimostra con l’impegno di meritarsela”. Paolo, 37 anni, imprenditore agricolo massese è uno dei motori del progetto di Campagna Amica nella Provincia apuana; ha vissuto per quattro mesi fianco a fianco dei detenuti scelti per partecipare al progetto di Coldiretti. È stato proprio lui a guidarli, ad insegnare loro un mestiere, a raccontare come la vita può essere bella e diversa raccogliendo i
frutti della terra.
“All’inizio – ammette Caruso –
ero titubante e timoroso; il tempo passato lavorando nella serra con loro ha stravolto quell’iniziale sentimento. Mi ero sbagliato. Ora sarebbe bello vedere questi prodotti nella nostra rete dei mercati di Campagna Amica”. Per i sette agricoltori-detenuti il lavoro nella serra (25 x 8 metri) ha significato dalle 6 alle 8 ore di “aria” la settimana in più, ma una volta scontata la pena potranno sfruttare le conoscenze acquisite per lavorare nel
settore primario.
“L’agricoltura – spiega Vincenzo Tongiani, Presidente Provinciale Coldiretti –
ha tutte le caratteristiche per favorire il reinserimento sociale di soggetti tra i più diversi come in questo caso i detenuti. Penso però anche a soggetti con disabilità o difficoltà psichiche. Lavorare aiuta a sentirsi utili e parte integrante di una collettività e allo stesso tempo a garantire una forza lavoro all’azienda. L’agricoltura è una seconda chance”. In questa direzione è andato il
bando per l’agricoltura sociale, il primo a livello nazionale, attivato dalla Regione Toscana che ha messo a disposizione
1 milione di euro per favorire l’esperienza rurale di persone con disabilità.
“Il futuro delle aziende agricole ruota attorno al principio della multifunzionalità che sul territorio, per ragioni collegate alla personale sensibilità degli imprenditori e agli ottimi progetti attivati dalla Regione Toscana, ha trovato una grande vocazione sociale; oggi – spiega Francesco Ciarrocchi, Direttore Provinciale Coldiretti –
un’azienda agricola non produce solo ortaggi e cibo, quel modello di azienda appartiene al passato; ma anche servizi come lo sono le fattorie didattiche per esempio, e come lo è l’inserimento di soggetti con disabilità e trascorsi difficili nel ciclo aziendale. Le campagne possono essere la migliore medicina per questi soggetti che finalmente tornano ad avere prospettive, a sentirsi di nuovo utili e accettati dalla comunità”.