Simbolo di autonomia e libertà, la mimosa è un fiore che dietro una apparente fragilità mostra una grande forza, vista la sua capacità di crescere anche in terreni difficili. Non a caso questa pianta è indissolubilmente legata alla ricorrenza dell’8 marzo, il giorno in cui si festeggiano le donne. L’omaggio della mimosa ha pure un importante valore ambientale perché è realizzata in Italia con tecniche eco-compatibili soprattutto nei tipici terrazzamenti che si affacciano sul mare, altrimenti destinati al degrado e all’abbandono.
Per conservarla al meglio, è bene tagliare quanto prima gli steli che devono rimanere per due ore in acqua pulita e inacidita con due gocce di limone. Vanno quindi collocati in penombra e mantenuti in ambiente fresco e umido perché la mimosa rilascia molta acqua attraverso la traspirazione e bisogna evitare che la grande perdita di liquidi faccia seccare rapidamente il fiore.
Dal punto di vista botanico si tratta in realtà un’acacia dealbata, arbusto sempreverde originario delle zone tropicali, che insieme al genere della mimosa appartiene all’unica famiglia delle Leguminose. Le varietà più diffuse sono la Floribunda e la Gaulois che è più rigogliosa. Le foglie di mimosa, composte da tante foglioline verde chiaro, in caso di pericolo (per esempio se vengono sfiorate o la temperatura supera i 20 gradi) si ritraggono, ed è per questo particolare atteggiamento che ha preso il nome scientifico "mimus", dal latino attore mimico. Questa pianta venne introdotta in Europa intorno al 1820 e con il passar del tempo riuscì ad adattarsi molto bene al clima italiano, soprattutto nelle zone temperate come la Liguria.
Anche se il raccolto è aumentato del 20%, quest’anno per effetto dell’inverno pazzo la mimosa ha iniziato a fiorire in anticipo già poco dopo Natale. Alla produzione il prezzo delle mimose è calato di un 10% rispetto al 2016, ma al consumo si prevede che i ramoscelli manterranno i prezzi che variano dai 2 ai 15 euro a seconda della qualità, delle dimensione del mazzo e deIla confezione. Un business che ha attirato anche l’attenzione della criminalità, con quintali di rami fioriti che sono stati rubati in Liguria per alimentare il mercato nero soprattutto nelle grandi città. I ramoscelli offerti sono praticamente tutti di produzione nazionale e vengono soprattutto della provincia di Imperia, dove operano circa 1.500 produttori e si realizza oltre il 90 per cento della produzione nazionale.