20.04.2016

In 2 pizze su 3 ingredienti stranieri

Dalla mozzarella lituana al concentrato pomodoro cinese, ma c’è anche l’olio tunisino e il grano canadese

Dalla mozzarella lituana al concentrato pomodoro cinese, ma c’è anche l’olio tunisino e il grano canadese nelle quasi 2 pizze su 3 servite in Italia che sono ottenute da un mix di ingredienti provenienti da migliaia di chilometri di distanza, senza alcuna indicazione per i consumatori. È quanto emerge dal Dossier Coldiretti presentato in occasione della mobilitazione degli agricoltori italiani a Napoli a difesa della dieta mediterranea, dove è stato fatto il confronto con la vera pizza 100% italiana.
Nel 2015 sono infatti aumentate del 379% le importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina che hanno raggiunto circa 67 milioni di chili nel 2015, pari a circa il 10 per cento della produzione nazionale in pomodoro fresco equivalente. Ma a crescere del 279% sono state anche le importazioni di olio di oliva dalla Tunisia mentre c’è stato un incremento del 17% dei prodotti caseari destinati alla trasformazione industriale e, tra queste, soprattutto le cagliate provenienti dalla Lituania, destinate a produrre mozzarelle senza alcuna indicazione sulla reale origine in etichetta. E i primi dati del gennaio 2016 non sono incoraggianti, con l’aumento di mille tonnellate delle importazioni di grano tenero straniero. In particolare, è stata proprio la Campania la regione principale di destinazione del concentrato cinese e delle cagliate industriali per sfruttare impropriamente l’immagine di qualità conquistata dall’alimentare made in Italy.
La pizza sviluppa un fatturato di 10 miliardi di euro in Italia, dove ogni giorno si sfornano circa 5 milioni di pizze per un totale di 1,8 miliardi all’anno che in termini di ingredienti significa 200 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio di oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro.
“Il riconoscimento dell’Unesco avrebbe dunque un valore straordinario per l’Italia che è il Paese dove più radicata è la cultura alimentare e la pizza rappresenta un simbolo dell’identità nazionale”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “è chiaro che garantire l’origine nazionale degli ingredienti e le modalità di lavorazione significa difendere un pezzo della nostra storia, ma anche la sua distintività nei confronti della concorrenza sleale”. La petizione a sostegno della candidatura dell’arte dei pizzaiuoli napoletani a patrimonio immateriale dell’Unesco ha superato l’obiettivo record di un milione di firme dai cinque continenti, quasi la metà delle quali raccolte grazie all’impegno della rete dei mercati degli agricoltori di Campagna Amica lungo tutta la Penisola, ma anche in occasione di Expo dove il 25 giugno 2015 l’Italia ha conquistato il record mondiale ufficiale di lunghezza della pizza di 1595,45 metri che è stato iscritto Guinness World Records.
Non solo è fatta con grano straniero almeno la metà delle pizze in vendita in Italia, ma nell’ultimo anno hanno addirittura superato il milione di quintali le cosiddette cagliate importate dall’estero, che ora rappresentano circa 10 milioni di quintali equivalenti di latte, pari al 10 per cento dell’intera produzione italiana. Si tratta di prelavorati industriali che vengono soprattutto dall’Est Europa che consentono di produrre mozzarelle e formaggi di bassa qualità spesso utilizzati nelle pizze. Si stima che i 2/3 delle esportazioni casearie della Lituania sia destinato all’Italia che nel 2015 ha aumentato del 17,2% le importazioni di formaggi per la trasformazione industriale.
Purtroppo sono anche praticamente quintuplicate le importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina con un crescendo di navi che sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato di pomodoro da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro.
“In un momento difficile per l’economia italiana bisogna investire sulla trasparenza e introdurre senza esitazione in Italia l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti come ha chiesto il 96,5 per cento degli italiani sulla base della consultazione pubblica on line sull’etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal Ministero delle Politiche Agricole”, ha concluso il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “finalmente ci sono le condizioni per cambiare le norme comunitarie nel senso della trasparenza sotto la spinta di Italia e Francia, alla quale è stata già concessa l’autorizzazione dalla Commissione europea per l’etichettatura di origine”.
 
L’AUMENTO RECORD IMPORT INGREDIENTI PIZZA NEL 2015
Olio di oliva dalla Tunisia                                              +279%
Concentrato di pomodoro dalla Cina                            +379%
Formaggi per la trasformazione industriale                  +17,2%
Fonte: Elaborazioni Coldiretti su dati Istat

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