Nel 2007 aveva rischiato di sparire dalle tavole italiane a da quelle di mezzo mondo. Ma dopo il fallimento del dicembre 2007, lo storico pastificio Ghigi fu rilevato da un cordata di consorzi agrari, capeggiata dal
consorzio dell’Adriatico (che copre il territorio da Forlì-Cesena ad Ascoli), che nel pieno della recessione mondiale ha deciso di sfidare la crisi puntando su
innovazione,
qualità e una
integrazione di filiera tra agricoltura e industria che non ha precedenti. Il risultato è stato un
piccolo miracolo perché nell’Italia del tasso di disoccupazione a due cifre, il pastificio Ghigi ha salvaguardato il posto di 36 lavoratori della precedente gestione oltre ad aver assunto
42 nuovi dipendenti, mentre altri 18 verranno assunti nei prossimi due anni.
Il nuovo pastificio è stato inaugurato lo scorso 7 maggio dal presidente nazionale di
Coldiretti, Sergio Marini, dal presidente di Ghigi, Filippo Tramonti e dal vescovo di Rimini, monsignor Francesco Lambiasi.
L’idea-guida del nuovo management è stata la realizzazione di una
pasta fatta con il 100 per cento di grano italiano. Nel panorama economico del nostro Paese si tratta di un
progetto controcorrente, che si avvale del controllo della filiera da parte degli agricoltori, tramite i consorzi agrari coinvolti. È nato così un
modello di filiera integrato tra agricoltura e industria unico nel suo genere, con gli agricoltori di almeno tre regioni (Emilia Romagna, Toscana, Marche) impegnati a fornire il grano necessario allo stabilimento, con la garanzia di un
ritorno economico in base alla qualità del prodotto.
La filiera Ghigi è nata sotto l’egida della
green economy, in cui l’utilizzo del grano italiano al 100 per cento consente un drastico
abbattimento dei emissioni di CO2 lungo tutto il ciclo produttivo. Il contratto di coltivazione Ghigi assicura la
tracciabilità di tutto il grano dal campo alla tavola, con il controllo dal seme al concime, al diserbo, fino allo stoccaggio e insilaggio gestito dai Consorzi Agrari. Lo stesso ritiro del prodotto avviene con macchine certificate
no-Ogm.
La ripartenza del pastificio è avvenuta con i crismi dell’
innovazione. Dalla tradizionale sede di Morciano, Ghigi si è trasferita a San Clemente di Rimini, dove con un investimento di
29 milioni di euro, è stato realizzato il nuovo stabilimento, su una superficie di
65 mila metri quadrati di cui 14 mila coperti. Il tutto con uno
standard tecnologico d’avanguardia, in grado di produrre
430 mila quintali di pasta all’anno, che diventeranno 830 mila entro il 2015.
Punto di forza è l’
esportazione. All’estero è infatti destinato l’85 per cento della produzione di cui il 45 per cento in Francia, con il brand leader Price e Ghigi; il 25 per cento in Germania, con il brand Mamma Lucia e Ghigi; il 15% negli Stati Uniti con il brand Ghigi, Arneo, Vesuvio e Delish (biologico); il restante 15% è suddiviso tra Corea, Etiopia, Spagna, Repubblica Ceca, Libia, Malta e Giappone. Particolarmente importante è il brand biologico Delish, in crescita negli Stati Uniti dove viene venduto dalla maggiore catena di farmacie americane, la Walgreens, con 8.000 punti vendita in tutti gli stati federali.
In Italia, attualmente pasta Ghigi viene distribuita in Emilia Romagna, nord delle Marche e Lazio, attraverso grande distribuzione, grossisti, negozi tradizionali, punti vendita del consorzio agrario Adriatico e botteghe di Campagna Amica.