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17.01.2020

Il primo formaggio d’asina vince Oscar Green

L'agricoltura del futuro tra fantasia e creatività, ma anche il desiderio di divertirsi e vivere un’esperienza unica. Ecco tutti vincitori nelle diverse categorie del premio all'innovazione di quest'anno

Fantasia e creatività insieme al desiderio di divertirsi e vivere un’esperienza unica hanno assicurato la vittoria del premio Oscar Green 2020 all’innovazione della Coldiretti, nella categoria Impresa4.terra, a Massimiliano Gatti che in Umbria ha trasformato la sua azienda nell’antico west con enormi bisonti che cavalcano proprio come avviene nei film.

I premi sono stati consegnati nel corso delle finali di Roma, alla presenza del presidente della Coldiretti Ettore Prandini e della delegata nazionale dei Giovani Veronica Barbati. Il giovane imprenditore è stato premiato per aver creato una cultura d’impresa esemplare, riuscendo a incanalare creatività, originalità e grande abilità progettuale per lo sviluppo e la crescita dell’agricoltura italiana coniugando tradizione e innovazione. Del bisonte, tra l’altro, non si butta via niente, dalla pelle per prestigiose lavorazioni artigianali alla lana, ma anche in cucina è molto apprezzato dai ristoranti che puntano all’eccellenza e all’innovazione in tavola.

Nella categoria Creatività invece l’ambito premio è andato a Giulia Arrighi, la giovane imprenditrice toscana che produce un vino molto particolare, facendo maturare i grappoli appena raccolti sotto gli abissi marini per accelerare il processo di fermentazione e restituire salinità ma soprattutto per evitare di utilizzare solfiti. L’unico disinfettante antiossidante naturale impiegato nella produzione è il sale del mare. L’azienda è stata premiata la genialità di un’idea, la capacità di interpretare il futuro, con il valore della tradizione e la capacità di saper mettersi in gioco in quelle che appaiono come sfide insuperabili.

Essere custode di saperi e sapori antichi da tramandare alle nuove generazioni per sconfiggere l’omologazione ha invece garantito la vittoria nella categoria Sostenibilità a Marco Zozzoli un agricoltore custode del Friuli Venezia Giulia appassionato di antiche colture che, per produrre farina e biscotti, ha iniziato a coltivare un particolare tipo di mais “la gemma di vetro” delle antiche tribù Cherokee che non ha bisogno di trattamenti. La pannocchia è più piccola rispetto alle altre ma è di straordinaria bellezza con tutte le tonalità del vetro, dal blu intenso al trasparente dell’acqua, fino al viola, vinaccia e turchese. Il contadino custode è stato premiato per avere sfidato l’omologazione, impiegato coraggio e passione per prodotti antichi che guardano al futuro dell’agricoltura.

Puntare sull’unione che fa la forza è importante per vincere l’Oscar Coldiretti della categoria Fare rete e per questo motivo il premio è stato assegnato a Gianluca Nappo che in Abruzzo, regione devastata dal terremoto, produce accessori natural fashion senza utilizzare additivi chimici, semplicemente colorandoli con la gemma più preziosa del posto, lo zafferano. Stringendo un patto salva – terremoto con i coltivatori della zona, in pieno centro all’Aquila tra le gru della ricostruzione il giovane imprenditore ha aperto un punto vendita dei suoi prodotti protagonisti di una nuova sfida per la rinascita di un territorio ferito.

Nella categoria Campagna Amica invece a vincere è Leonardo Belotti che in Lombardia si è inventato il primo formaggio di latte d’asina – chiamato arlecchino perché viene prodotto grazie all’aggiunta di latte di capra e di mucca permettendo così alle incredibili proprietà del latte d’asina di andare in stagionatura donando a questo gustoso prodotto una qualità incredibile. Nell’avere espresso fino in fondo lo spirito di questa categoria il vincitore è stato premiato per aver coniugato bontà bellezza e inimitabilità della migliore tradizione italiana.

E per finire nella categoria Noi per il sociale viene premiato il coraggio di Luca Cammarata che nella splendida Sicilia è riuscito a trasformare l’ingiustizia in riscatto sociale cominciando a coltivare terreni confiscati alla mafia per convertirli in oasi di pace e tranquillità. L’azienda è stata premiata per aver ridato, attraverso l’agricoltura, speranza, opportunità, legalità ed esempio di integrazione riuscita.

Le storie dei giovani vincitori dell’Oscar Green sono rappresentative di un modello di innovazione sostenibile in agricoltura – sottolinea la delegata nazionale di Coldiretti Giovani Impresa Veronica Barbatiche affonda le sue radici nella terra e nelle comunità. Storie di giovani, veri protagonisti italiani del Green Deal, che nascono tanto dall’esigenza di rendere reale un sogno individuale d’impresa quanto dalla voglia di dare risposte alle necessità di una collettività, realizzando prodotti originali o arricchendo il territorio di servizi altrimenti impossibili da garantire”.

 

I 6 VINCITORI OSCAR GREEN COLDIRETTI 2020

 

CATEGORIA CREATIVITÀ

L’UVA SOTTOMARINA DIVENTA NETTARE DEGLI DEI

Toscana – Giulia Arrighi

Questa è una storia antica, è la storia di un segreto di 2.400 anni, custodito nel mare e riscoperto grazie agli infaticabili studi di un grande ricercatore, il prof Scienza, che voleva capire che sapore avesse il ‘nettare degli dei’ degli antichi greci. Un vino, forse il più mitologico di sempre era prodotto nell’isola di Chio. Giulia e suo padre si sono messi sulle tracce di quel vino. Quel segreto antico era nel mare. I grappoli appena raccolti, vanno immersi così da accelerare il processo di fermentazione e restituire quella salinità al palato che faceva impazzire i commensali ai banchetti degli antichi signorotti dell’Impero Romano. Questa tecnica consente di non utilizzare solfiti. L’unico disinfettante antiossidante naturale impiegato nella produzione è il sale del mare.

 

CATEGORIA FARE RETE

TINTURE CONTADINE SALVA -TERREMOTO

Abruzzo – Gianluca Nappo

Siamo in Abruzzo, in un territorio devastato dal terremoto che ha azzerato tutto ma non la capacità di reagire. Per ripartire si punta sul gioco di squadra e sulla gemma più preziosa dell’Abruzzo, lo zafferano. Nel suo laboratorio Gianluca, produce accessori uomo/donna natural fashion colorati con eccellenze enogastronomiche abruzzesi tra cui principalmente zafferano. Non utilizza additivi chimici per cui il risultato è un prodotto ecosostenibile realizzato in maniera artigianale con il massimo rispetto dell’ambiente. Un patto con i coltivatori di zafferano che è la premessa del riscatto salva – terremoto. In pieno centro all’Aquila tra le gru della ricostruzione il giovane imprenditore ha aperto un punto vendita con prodotti interamente tinti con lo zafferano e con il vino Montepulciano d’Abruzzo. La parte più preziosa della moda contadina che sa collegare esperienze diverse rendendo protagonista un territorio ferito attraverso una nuova sfida.

 

CATEGORIA SOSTENIBILITÀ

ARRIVA IL MAIS DI VETRO DELLE TRIBÙ CHEROKEE

Friuli Venezia Giulia – Marco Zozzoli 

A Illegio, prezioso borgo della Carnia, patria della polenta e del mais tradizionale, Marco, giovane agricoltore custode appassionato di antiche colture produce un particolare tipo di mais “la gemma di vetro” dalle antiche tribù Cherokee. La pannocchia è più piccola rispetto alle nostre, ma di straordinaria bellezza. E’ un mais rustico, non ha bisogno di trattamenti, e si è adattato in brevissimo tempo sorprendendo persino i vecchi contadini del posto. Da un solo seme, incredibilmente, ne nascono diverse piante. Una sola pianta porta fino a tre pannocchie. Con tutte le tonalità del vetro, dal blù intenso al trasparente come l’acqua, fino al viola, vinaccia e turchese. Con questo squisito mais Marco produce tantissimi prodotti, dalla farina fino aio biscotti.

 

CATEGORIA IMPRESA 4.TERRA 

IL WEST ITALIANO – BENVENUTI TRA I BISONTI

Umbria – Massimiliano Gatti

Li senti cavalcare proprio come avviene nei film western, sono enormi, alzano una gran nuvola di polvere e sono schivi come quando cavalcano le pianure degli indiani d’America. Ma hanno un fascino incredibile. Quello che ha colpito Massimiliano Gatti, il primo allevatore hi-tech italiano di bisonti allo stato brado. A stuzzicare la testardaggine di Massimo sono state le carni di questo animale. Magre, colesterolo quasi inesistente, omega 3 e omega 6 alle stelle e con una quantità di ferro impareggiabile. E poi la sua versatilità. Del bisonte per davvero non si butta via niente. Dalla pelle prestigiosissima per lavorazioni di alto valore artigianale, alla lana paragonabile al cachemire, al quinto quarto e a tutti i tagli di carne. Un variegato attivismo gira intorno a questo allevamento hi-tech, e va dagli artigiani che lavorano la materia prima, a un dedalo di ristoranti che puntano all’eccellenza e all’innovazione in tavola. Nel cuore verde dell’Italia pulsa l’antico west. Benvenuti nella terra dei bisonti.

 

CATEGORIA NOI PER IL SOCIALE

CONTADINI ANTI – MAFIA

Sicilia – Luca Cammarata

L’ingiustizia e il riscatto. Questo sembrano raccontare le dure e meravigliose terre di Sicilia, riscattate alla mafia e consegnate agli ultimi. Luca e Davide Cammarata, hanno trasformato questo territorio rurale in una azienda agricola con scopo sociale e qui, insieme alle associazioni del territorio, Real Dream e San Cataldo, in collaborazione con l’Asp 2 di Caltanissetta hanno realizzato il progetto Orto Matto. Siamo nei terreni Mimiani, dove la biodiversità riesce a dare il meglio di sé e la natura è in grado di conservarsi a lungo, sarebbe da dire oltre i tempi dell’ingiustizia, se è vero come lo è che, almeno qui, dove gli ulivi vivono oltre mille anni la mafia ha dovuto cedere il posto alla bontà. Si piantano ortaggi e si allevano capre, pecore, mucche e suini. Tutta l’operosità è affidata alle preziose mani degli assistiti dall’Asp2 e ai minori stranieri non accompagnati. Dalla semina alla cura delle coltivazioni, fino al raccolto e alla vendita nei mercati di Campagna Amica. La prepotenza ha dovuto cedere il passo alla tenerezza degli ultimi.

 

CATEGORIA CAMPAGNA AMICA

IL PRIMO FORMAGGIO D’ASINA CON L’AIUTO DI ARLECCHINO

Lombardia – Leonardo Belotti

 Dire formaggio d’asina è come parlare dei miracoli. Basti pensare che per una piccolissima caciottina servirebbero centinaia di euro di latte. E’ talmente esigua la quantità di latte d’asina, come è ridotto il periodo di lattazione dell’animale, che la strada del formaggio diventa impraticabile. Non in Val Brembana, non sui pascoli di Arlecchino. Già, perché proprio qui, abitava la nota maschera di Carnevale che dà il nome a uno di questi formaggi, realizzato, appunto, con latte d’asina, di capra e di mucca. L’altro è invece il formaggio dei Tasso, la nota famiglia di qua, da cui discende Torquato, fatto solo con latte d’asina e di capra. Questi due formaggi, che nascono dai pascoli d’alta montagna incontaminati, offrendo alle asine solo erba e fieno della valle, si miscelano al latte delle capre e delle mucche dei pastori che collaborano con Leonardo. Chi avrebbe mai pensato che le incredibili proprietà del latte d’asina sarebbero andate in stagionatura. Questo formaggio ha dell’incredibile.

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