30.10.2019
A conclusione del sinodo dei vescovi tenutosi in Amazzonia in questo mese di ottobre, è necessario per tutti noi avviare una riflessione sul valore che l’ambiente riveste nella nostra vita
Proponiamo la seguente domanda: quanto vale una foresta?
Ci arriviamo, non prima, però di procedere con una riflessione sull’attuale situazione che viviamo.
Non serve essere uomini di fede, non importa la religione di appartenenza o l’ateismo, non importa la cultura ed il livello di educazione. Esiste un piano spirituale che coinvolge tutti noi ed è in stretta relazione con il pianeta in cui viviamo: la madre Terra. Oggi più che mai il progresso scientifico ci ha portato a conoscere in modo approfondito le correlazioni tra viventi e tra viventi e fattori abiotici. Capiamo perciò come le interconnessioni del pianeta siano a rischio a causa del sovrasfruttamento delle sue risorse. Questo è avvenuto in quanto il progresso tecnologico non è andato di pari passo al progresso etico. L’uomo di oggi rischia di diventare un ingranaggio nelle mani del profitto, profitto che è regolato da macchine e che può sfuggire al controllo umano. Sembrerebbe una visione da film fantascientifico ma è davvero così. I calcoli alla base delle attività finanziarie di una borsa sono condotti da super computer che agiscono in modo automatico. Oggi far profitto attraverso la speculazione finanziaria è attività automatica. Poco importano i danni all’ambiente e all’uomo. Noi sappiamo che l’essere umano non è ciò che consuma ma ha una predisposizione alla ricerca della verità che lo induce a guardarsi nell’intimo e a cercare la natura “madre”. Se questa profonda sete di verità sulla propria vita viene accolta e “soddisfatta” attraverso percorsi di condivisione, di ricerca della bellezza, di incontri con altre culture, di vita all’aria aperta, per i credenti, di fede, si può davvero percepire il valore che la natura porta con sé. Quanto vale una foresta allora?
Vale il prezzo del legname? Certamente sì. Vale l’ossigeno che produce e l’anidride carbonica che assorbe? Decisamente sì. Vale l’acqua che permette di incamerare nel sottosuolo, il patrimonio di animali, funghi, batteri che ospita? Ancora sì. Vale il messaggio di bellezza che porta, il benessere che determina, la salute che accresce? Assolutamente sì. Potremmo continuare a lungo. L’invito che proviene dal Sinodo e che gli agricoltori di Campagna Amica condividono è quello di pensare alla terra come la nostra casa e all’economia come attività al servizio dei suoi abitanti. D’altronde l’ecologia è “lo studio della casa”, l’economia, “la sua gestione”.
Cosa potremo mai gestire se l’oggetto della gestione, la terra, dovesse venir meno?