25.10.2019
Come sarà la pasta che porteremo in tavola nel 2050? L’Unione Italiana Food ha individuato le sei caratteristiche del futuro
L’Unione Italiana Food ha provato a tracciare le tendenze che caratterizzeranno il consumo della pasta nei prossimi decenni: come sarà la pasta che porteremo in tavola nel 2050?
Un panel di esperti (professori universitari, esperti in sostenibilità, giornalisti, medici nutrizionisti, pastai, designer, chef, food blogger, esperti di scenari futuri dell’alimentazione) si è riunito in un “pasta summit” e ha individuato sei caratteristiche della pasta del futuro.
Nell’arco dei prossimi 30 anni lo scenario alimentare non cambierà così velocemente da spazzare via ciò che c’è, sostituendolo con qualcosa di completamente nuovo. La pasta come la conosciamo oggi continuerà ad avere un ruolo importante nell’alimentazione del Pianeta, portando avanti gli aspetti legati alla tradizione e alla Dieta Mediterranea. Gli spaghetti al pomodoro continueranno a rappresentare il cibo della convivialità, la voglia di divertirsi mangiando e l’Italia esporterà ancora l’unicità e la qualità della pasta di grano duro.
La pasta sarà contaminata dall’interesse crescente per le diete a base vegetale e per la sostenibilità ambientale. La pasta, quindi, incontrerà sempre di più i prodotti dell’orto, all’insegna di un nuovo gusto “verde” che rivoluzionerà nel corso dei decenni i condimenti che fino ad oggi hanno accompagnato la pasta. Molti sughi classici che spesso hanno la carne e i suoi derivati tra gli ingredienti principali verranno reinterpretati con condimenti a base di piselli, carote, cipolle, zucchine, carciofi.
L’interesse per le “contaminazioni” inizia a farsi strada nei gusti dei consumatori. La pasta è un alimento capace di adattarsi alle diverse tradizioni culturali ed enogastronomiche del mondo e dovrà quindi accogliere le sfide della globalizzazione del gusto e dell’Ego Food. Si inizia a parlare infatti di Ego Food per indicare quei cibi che vanno incontro a specifiche richieste culturali del consumatore, quindi all’Ego di chi li mangia, non di chi li vende.
L’innovazione è da tempo uno dei driver dell’industria della pasta italiana anche perché le aspettative del consumatore su questo fronte già oggi sono alte. All’inizio l’innovazione si chiamava pasta integrale, poi sono arrivate le paste con semole di legumi, al farro, al kamut. Ma il futuro potrebbe riservarci ancora dell’altro: c’è chi propone tagliatelle alla spirulina o inizia a sperimentare pennette agli insetti e pasta 3D.
Il salutare è destinato a vincere sul gourmet: la pasta del futuro sarà condita con sughi semplici ed elementari, le porzioni si ridurranno e la lista degli ingredienti si accorcerà. Semplicità farà rima con qualità: l’imperativo sarà lavorare il meno possibile una materia prima di altissima qualità e accompagnare la pasta con il miglior pomodoro, il miglior olio extravergine di oliva, le migliori verdure, i migliori formaggi. Pasti pronti per ogni momenti e occasione di consumo, possibilmente espressi e capaci di realizzare un nuovo equilibrio fra gusto e salute.
Bando alle fake news che confondono: il consumatore vorrà informazioni sempre più corrette e chiare da chi produce gli alimenti, per poterli scegliere con maggiore cognizione. Perché possa continuare a svolgere il suo ruolo cruciale per l’alimentazione del pianeta sarà necessario fare chiarezza su quello che la pasta è davvero e su quello che non è, comunicando sempre di più che è un prodotto sano e sicuro e indicando anche in che modo può essere consumato in maniera responsabile.