23.10.2019
Oggi l’agricoltura può fare molto per arginare questa tendenza: la cura del territorio, la conservazione della biodiversità e la proposta di un modello alternativo all’industrializzazione del cibo sono tutti elementi utili alla lotta al cambiamento climatico e per il raggiungimento di una giustizia sociale
Esiste una grande differenza tra meteorologia e climatologia. Mentre la prima si occupa di dare previsioni, il più possibile accurate, fino alle successive 72 ore, la climatologia studia come si modifica il clima nel corso della storia. Quindi conduce osservazioni del passato per fare dei modelli applicabili al futuro. È per questo motivo che affermare che sulla base di un evento, magari catastrofico, avvenuto negli ultimi anni il clima sta cambiando è quantomeno imprudente. Ciò che si osserva in questi anni è una certa insistenza di eventi estremi che oltre ad aumentare di numero, aumentano anche di intensità. Piogge torrenziali, freddo improvviso e fuori stagione, siccità prolungata sono, perciò, nel complesso la spia che ci deve far aprire gli occhi su quanto sta avvenendo sul pianeta.
Così le piogge di questi ultimi giorni nel Nord Ovest del nostro Paese sono solo una delle tante manifestazioni del cambiamento del clima. In passato è già avvenuto che in quelle aree si riversassero piogge intense e persistenti. È considerata infatti un’area a rischio idrogeologico per la presenza di numerosi corsi d’acqua. Il problema vero è che tali piogge diventano sempre più frequenti e sono alternante a periodi di siccità prolungata. Alcuni dati, tanto per capire meglio: nell’Alessandrino compreso tra Gavi, Novi Ligure, la Val Lemme, la Val Scrivia e in parte l’Ovadese in poco più di 12 ore è caduta la pioggia attesa in circa 6 mesi. Ad Arquata Scrivia nelle ultime 24 ore sono caduti 369 mm di pioggia, 486 a Gavi, valori superiori a quelli registrati nell’alluvione del 12-13 ottobre 2014, un evento simile a quello del 20 Ottobre come dinamica e zone colpite. Per Gavi si tratta del record di pioggia su 24 ore dall’inizio delle misure nel 1914.
È impressionante come l’energia accumulata dai mari per l’irraggiamento solare e il suo mancato rilascio nel cosmo, causato dall’incremento dell’effetto serra, si “scarichi” in potenti cicloni anche nel Mediterraneo.
E così nel tempo abbiamo assistito a eventi estremi un po’ in tutta Italia con la conta di danni materiali ingentissimi e purtroppo anche diversi morti.
Oggi l’agricoltura può fare molto per arginare questa tendenza: la cura del territorio, la conservazione della biodiversità e la proposta di un modello alternativo all’industrializzazione del cibo sono tutti elementi utili alla lotta al cambiamento climatico e per il raggiungimento di una giustizia sociale.
Sostenere gli agricoltori in vendita diretta può voler dire anche questo.
In conclusione ci teniamo a esprimere la nostra solidarietà a tutte le persone colpite dai disastri naturali pur sapendo che se non si cambierà registro, purtroppo, questi si verificheranno sempre più spesso.