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30.08.2019

Amazzonia, lo specchio della crisi ambientale globale

Di fronte a un dramma che potrebbe far "soffocare" un intero pianeta, le scelte consapevoli dei cittadini possono orientare le scelte politiche e difendere l'ambiente che ci circonda

Per molti versi il XXI secolo può essere considerato il secolo della crisi ambientale. È sempre più chiaro come il nostro sistema economico e produttivo sia ormai entrato in rotta di collisione con i sistemi naturali. L’attuale situazione sociale ed economica ha di fatto prodotto modelli di sviluppo insostenibili che, attualmente, richiedono un forte cambiamento verso scelte basate su valori morali ed etici per poter rispondere alle esigenze naturali e ambientalistiche.

La necessità di questo cambiamento nei meccanismi di produzione e di consumo più equo e una gestione consapevole e senza sprechi delle risorse, sono diventati pilastri fondamentali su cui bisognerebbe impostare nuovi modelli di sviluppo che rispondano a tale crisi. Estrattivismo, deforestazione, sfruttamento delle risorse idriche in modo incontrollato non possono essere più portate avanti ad ogni costo pur di rispondere alla domanda di un mercato capitalistico e sfrenato. Il caso emblematico di tutta questa situazione e specchio della crisi ambientale globale è la foresta amazzonica.

L’Amazzonia, con una superficie di circa 5.500.000 km², ospita il 10% di tutte le specie animali e vegetali della Terra e 24 milioni di persone. Da settimane l’area è sotto i riflettori mondiali a causa dei continui incendi che la stanno distruggendo mettendo in grave pericolo di estinzione circa un milione di specie animali e vegetali a livello globale. Ovviamente tutto ciò avrà un impatto devastante sui cambiamenti climatici in quanto la foresta, denominata polmone della terra, garantisce lo stoccaggio di una notevole quantità di CO2. Purtroppo la minaccia dell’Amazzonia non sono solo gli incendi.

Dopo le controverse affermazioni dell’attuale presidente in carica, Jair Bolsonaro, sulla necessità di rendere più produttiva l’Amazzonia, si è visto un incremento delle politiche e degli investimenti volte all’estrattivismo minerario e alla deforestazione per legna pregiata. Inoltre, l’utilizzo incondizionato delle risorse della zona, ha portato come pesanti conseguenze la propagazione delle fiamme in tempi celerissimi a causa dell’assenza di alberi e della siccità.

Il caso dell’Amazzonia pone l’accento su come si stia andando contro con il concetto di sviluppo sostenibile, giustizia sociale, etica e rispetto dei diritti umani. Il consumismo alimenta un sistema che risucchia la linfa vitale del nostro pianeta. Appare evidente come la valorizzazione dei prodotti territoriali e di una cultura che rispetti l’ambiente, sia essenziale per iniziare a cambiare rotta. Il cittadino, con le sue scelte, ha la possibilità di indirizzare e orientare politiche economiche volte a proteggere l’ambiente. Nonostante tutto questo potrebbe apparire come un processo lungo e senza fine, non bisogna sottovalutare l’impatto del potere d’acquisto dei gruppi di consumatori di ogni singolo paese.

E in Italia, grazie anche al costante impegno territoriale che sta portando avanti come Fondazione Campagna Amica tramite la sua rete di mercati locali di vendita diretta, sta crescendo sempre più la consapevolezza sull’importanza e il valore aggiunto di acquistare prodotti territoriali, a km zero e coltivati rispettando gli ecosistemi naturali. Così, sarà possibile frenare lo sfruttamento sfrenato della natura e invertire la rotta della politica verso uno sviluppo sostenibile.

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