17.07.2019
Un elemento di forte stress insieme al riscaldamento globale è l’overfishing. La pesca incontrollata rende più vulnerabili le riserve ittiche alle conseguenze del clima, amplificando l’effetto del riscaldamento delle acque sulla fauna ittica
Il cambiamento climatico è un fenomeno allarmante e impellente. Sempre di più si sentono allarmi internazionali, studi e ricerche scientifiche con prospettive disastrose e si vedono già i suoi effetti: scioglimenti dei ghiacciai, violenti fenomeni atmosferici, desertificazione e siccità…
E il mare? Poco si sente parlare delle conseguenze del riscaldamento globale sul mare e sulle risorse ittiche. Secondo lo studio “Impacts of historical warming on marine fisheries production” pubblicato dalla rivista Science è stato dimostrato come il riscaldamento globale e l’aumento dell’emissione di CO2 causano alterazioni sulle migrazioni ittiche, lasciando i pesci disorientati. Inoltre, sempre il medesimo studio dimostra come bisognerebbe ridurre drasticamente la pesca per preservare le riserve ittiche, in quanto gli effetti del cambiamento climatico sta drasticamente facendo diminuire la quantità di creature marine pescabili. Di fatto i pesci sono animali a sangue freddo che rispecchiano la temperatura dell’acqua in cui nuotano; nel momento in cui la temperatura dell’acqua venga percepita troppo calda, alcune funzionalità ne risentono, compromettendo crescita e riproduzione, oltre al fatto che l’acqua più calda contiene meno ossigeno. Al 2010 si è registrata circa una diminuzione globale del 4,1% del rendimento massimo sostenibile rispetto alla quantità di pesce pescabile senza danneggiare lo stock. Questa percentuale corrisponde a una diminuzione di circa 1,4 milioni di tonnellate di pescato ottenibili in modo sostenibile. In alcune regioni del mondo come nel Mare Cinese Orientale e nel Mare del Nord l’aumento delle temperature marine ha ridotto la produttività della pesca dal 15% al 35%. Ovviamente bisogna sottolinea che gli stock ittici maggiormente colpiti dall’aumento della temperatura sono stati quelli colpiti anche dall’overfishing e quindi pesantemente sfruttati. Questi dati rendono evidente l’impatto economico, oltre a quello ambientale, prodotto dai cambiamenti climatici, considerando anche il dato che circa 56 milioni di persone traggono sussistenza dall’industria ittica.
Come accennato sopra, un altro elemento di forte stress per le riserve ittiche insieme al riscaldamento globale, è l’overfishing. La pesca sconsiderata e incontrollata rende queste riserve ancora più vulnerabili alle conseguenze del clima stesso, amplificando drasticamente l’effetto del riscaldamento delle acque sui pesci.
Per quel che riguarda la pesca in Italia, secondo i dati Coldiretti, sulle nostre coste sono presenti circa 12mila imbarcazioni che attualmente sono in forte riduzione anche a causa della concorrenza del pesce importato dall’estero. Diventa necessario quindi sostenere e proteggere i piccoli pescatori, promotori di una pesca sostenibile che protegge il Mediterraneo e le sue specie. E Fondazione Campagna Amica, attraverso la vendita diretta del pesce pescato lungo la costa italiana, cerca di proteggere, sostenere e promuovere proprio questo tipo di pesca, in quanto attività più resilienti rispetto all’aumento della temperatura e più rispettose della biodiversità marina e dei suoi ecosistemi. E ruolo di ogni cittadino e consumatore consapevole è conoscere lo stato delle nostre acque e delle sue riserve ittiche, acquistando anche pesce considerato “povero”, ma offerto dai nostri mari: caso simbolico è quello del totano, fratello povero del calamaro, ma buono, gustoso e a miglio zero. Lo discorso potrebbe essere ripetuto per molte altre specie che molto spesso vengono ritenute di seconda categoria, ma che in realtà necessitano unicamente di essere più valorizzate.