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10.04.2019

Vinitaly, in mostra i falsi del vino made in Italy

Uno dei settori più colpiti come dimostra la cantina degli orrori aperta in Casa Coldiretti a Verona dove sono stati esposti dal Bordolino argentino nella versione bianco e rosso con tanto di bandiera tricolore al Kressecco

Nel mirino del presidente degli Stati Uniti Donald Trump è finita circa la metà (50%) degli alimentari e delle bevande Made in Italy esportate in Usa dove nel 2018 si è registrato il record per un valore di 4,2 miliardi (+2%). È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti che ha inaugurato al Vinitaly una mostra sugli effetti della black list stilata dall’amministrazione statunitense nei confronti dei prodotti europei dazi annunciati in risposta agli aiuti europei all’Airbus, che danneggiano la Boeing alle prese con la crisi scaturita dagli incidenti di cui è stato protagonista il jet 737 Max.

Si tratta di una lista per un importo complessivo di 11 miliardi di dollari che comprende anche importanti prodotti agroalimentari di interesse nazionale come vini tra i quali il Prosecco ed il Marsala, formaggi come il pecorino, ma anche l’olio di oliva, gli agrumi, l’uva, le marmellate, i succhi di frutta, l’acqua e i superalcolici tra gli alimentari e le bevande colpite.

Con i dazi aumenterebbero i prezzi dei prodotti italiani sul mercato americano e sarebbero più competitive le falsificazioni ottenute sul territorio statunitense e quelle provenienti da Paesi non colpiti dalle misure di Trump. Basti pensare che il 99 per cento dei formaggi di tipo italiano in Usa sono in realtà realizzati in Wisconsin, California e New York, dal Parmesan al Romano senza latte di pecora, dall’Asiago al Gorgonzola fino al Fontiago, un improbabile mix tra Asiago e Fontina.  Ma il problema riguarda tutte le categorie merceologiche come l’olio Pompeian made in Usa, i salumi più prestigiosi, dalle imitazioni del Parma e del San Daniele alla mortadella Bologna o al salame Milano, senza dimenticare i pomodori, come il San Marzano che viene prodotto in California e venduto in tutti gli Stati Uniti.

Ma è certamente il vino uno dei settori più colpiti come dimostra la cantina degli orrori aperta dalla Coldiretti al Vinitaly dove sono stati esposti dal Bordolino argentino nella versione bianco e rosso con tanto di bandiera tricolore al Kressecco, ma ci sono anche il Barbera bianco e il Chianti fatto in California, il Marsala sudamericano e quello statunitense che potrebbe sostituire quello Made in italy colpito dai dazi di Trump. Un rischio concreto che riguarda anche per il Prosecco che guida la classifica dei vini italiani più taroccati con le imitazioni diffuse in tutti i continenti dal Meer-secco al Kressecco, dal Semisecco e al Consecco, ma è stata smascherata le vendita anche del Whitesecco e del Crisecco. A spingere i tarocchi sono anche le opportunità di vendita attraverso la rete dove è possibile acquistare da aziende anglosassoni pseudo vino ottenuto da polveri miracolose contenute in wine-kit che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose come Chianti, Valpolicella, Frascati, Primitivo, Gewurztraminer, Barolo, Verdicchio, Lambrusco o Montepulciano.

Il valore complessivo delle esportazioni agroalimentari italiane negli Usa è pari a 4,2 miliardi e rappresenta circa il 10% del totale delle esportazioni nazionali che è di 42,4 miliardi nel 2018 secondo una analisi Coldiretti su dati Istat. Il prodotto nazionale più esportato in Usa è il vino con un valore di 1,5 miliardi, con un aumento record del 4% nel 2018. Da sottolineare il continuo incremento delle esportazioni di spumanti italiani che, trainate dal Prosecco, nel 2018 sono ammontate a un valore di 333 milioni con un balzo del 13%. In pericolo ci sono anche altri prodotti simbolo dell’agroalimentare nazionale a partire dall’olio di oliva con le esportazioni che nel 2018 sono state pari a 436 milioni ma ad essere minacciati sono anche i formaggi italiani che valgono 273 milioni.

Le minacce di Trump arrivano in una situazione resa già difficile per l’agroalimentare Made in Italy dalla Brexit dove l’arrivo di dazi e di ostacoli doganali ed amministrativi potrebbe rendere più difficili le consegne dall’Italia e favorire le importazioni da Paesi extracomunitari. Senza accordo sull’uscita della Gran Bretagna dalla Ue si mette tra l’altro a rischio la stessa tutela giuridica dei prodotti a denominazione di origine che, senza protezione europea, rischiano di subire la concorrenza sleale dei prodotti di imitazione. Basti pensare ai casi, smascherati in passato, della vendita di falso prosecco alla spina o in lattina fino ai wine kit. Il cosiddetto Italian sounding vale oggi nel mondo 100 miliardi di euro, con un aumento record del 70% nel corso dell’ultimo decennio.

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