21.03.2019
Gli alberi rappresentano il più importante serbatoio di biodiversità, garantendo la protezione del suolo, la qualità dell’aria e delle acque. Ma sono costantemente messi in pericolo dai cambiamenti climatici che provano incendi e vento. Leggi il nostro approfondimento
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A rovinare la Giornata delle Foreste è il boom degli incendi che nel 2019 per effetto dei cambiamenti climatici sono aumentati del 1700% rispetto allo scorso anno, con danni gravissimi al patrimonio naturale dell’Italia. A denunciarlo è la Coldiretti in occasione della Giornata internazionale delle foreste che si celebra il 21 marzo con gli allarmi che sono scattati in tutte le regioni del nord, dalla Liguria all’Emilia, dalla Valle d’Aosta al Piemonte, dalla Lombardia al Veneto.
Nel 2019 nella Penisola sono divampati ben 73 incendi dall’inizio dell’anno con 2343 ettari bruciati contro gli appena 4 roghi dello stesso periodo del 2018 e 26 ettari devastati, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Effis. A spingere gli incendi un inverno secco soprattutto al nord dove è caduto il 50% di precipitazioni in meno rispetto alla media con temperature massime e minime anomale superiori di tre gradi la norma nella prima decade secondo elaborazioni Coldiretti su dati Isac e Ucea.
L’andamento anomalo di quest’anno conferma purtroppo i cambiamenti climatici in atto che si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal maltempo alla siccità che mette a rischio soprattutto i boschi creando le condizioni per il divampare di roghi.
Un costo drammatico che l’Italia è costretta ad affrontare perché è mancata l’opera di prevenzione nei boschi che, a causa dell’incuria e dell’abbandono, sono diventati infatti vere giungle ingovernabili. Siamo di fronte all’inarrestabile avanzata della foresta che senza alcun controllo si è impossessata dei terreni incolti e domina ormai più di 1/3 della superficie nazionale con una densità che la rende del tutto impenetrabile ai necessari interventi di manutenzione, difesa e sorveglianza. È praticamente raddoppiata rispetto all’Unità d’Italia la superficie coperta da boschi che oggi interessa 10,9 milioni di ettari, ma sono alla mercé dei piromani la maggioranza dei boschi italiani che, per effetto della chiusura delle aziende agricole, si trovano ora senza la presenza di un agricoltore che possa gestirli.
Per difendere il bosco italiano occorre creare le condizioni affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si valorizzino quelle funzioni di sorveglianza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli. Un’opportunità in tal senso viene dalla legge di orientamento che invita le pubbliche amministrazioni a stipulare convenzioni con gli agricoltori per lo svolgimento di attività funzionali alla salvaguardia del paesaggio agrario e forestale.
Ma una ulteriore opportunità può arrivare dall’aumento del prelievo del legname dai boschi con lo sviluppo di filiere che potrebbero generare 35mila nuovi posti di lavoro. Lo spazio per un rilancio della forestazione nazionale è, infatti, enorme se si considera che l’Italia importa dall’estero più dell’80% del legno necessario ad alimentare l’industria del mobile, della carta o del riscaldamento per un importo di 4,2 miliardi nel 2018, in crescita del 3% rispetto all’anno precedente. L’industria italiana del legno è la prima in Europa, ma con legname che arriva da altri Paesi vicini come Austria, Francia, Svizzera e Germania a dimostrazione di un grande potenziale economico inutilizzato.
Un po’ di storia. La Giornata Mondiale delle Foreste e dei Boschi è stata istituita nel 2012 dalle Nazioni Unite per accrescere la consapevolezza dell’importante ruolo del patrimonio arboreo per la sopravvivenza di tutto il nostro Pianeta.
Senza le foreste, infatti, non ci sarebbe vita sulla Terra: in tempi di cambiamenti climatici le foreste diventano l’unico alleato per la salvaguardia della vita e del benessere del nostro pianeta.
Il loro ruolo è fondamentale perché trattengono circa 300 miliardi di tonnellate di carbonio, ovvero 40 volte le emissioni di gas serra che emettiamo ogni anno a livello globale. Sono la casa di milioni di persone che vivono delle foreste, ma anche mammiferi, uccelli, rettili, insetti, alberi, fiori e pesci.
Le foreste rappresentano, infatti, il più importante serbatoio di biodiversità, garantiscono la protezione del suolo, la qualità dell’aria e delle acque, forniscono importanti beni e servizi. Mitigano, inoltre, gli effetti dei cambiamenti climatici, poiché funzionano come serbatoi di assorbimento del carbonio, e forniscono una protezione naturale contro gli effetti del dissesto idrogeologico.
Il 2018, però, è stato un anno terribile per le foreste italiane a causa della tempesta Vaia che, con piogge e raffiche di vento stimate oltre i 150 km/h, ha provocato enormi danni in un’area complessiva di 42.500 ettari di foreste, 8,6 milioni di metri cubi abbattuti pari a circa 7 volte la quantità di legname ad uso industriale che le segherie italiane riescono a lavorare in un anno. Per i ricercatori, gli scienziati e i tecnici forestali si è trattato dell’evento di maggior impatto sugli ecosistemi forestali mai registrato fino ad oggi in Italia. I danni economici, ambientali e sociali sono stati ingenti: condizioni di lavoro più onerose e pericolose, costi del ripristino, perdita di valore del legno, programmazione da rivedere, intere aree montane prive di protezione vegetazionale, proliferazione di insetti dannosi per le foreste.
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