21.03.2019
Secondo l’ultima edizione dell’Annuario dell’Agricoltura Italiana curata dal CREA, anche il 2017 ha confermato il progressivo aumento della superficie forestale che copre ormai il 39% del territorio nazionale
Secondo l’ultima edizione dell’Annuario dell’Agricoltura Italiana curata dal CREA, anche il 2017 ha confermato il progressivo aumento della superficie forestale che copre ormai il 39% del territorio nazionale, portando l’Italia tra i Paesi europei con la maggior superficie boscata rispetto al totale.
Un’Italia più verde potrebbe essere una bella notizia, in realtà il Rapporto sul Territorio realizzato da ISPRA mette in evidenza che negli ultimi decenni il paesaggio italiano è stato interessato da tre dinamiche spesso interconnesse: l’aumento della superficie forestale a scapito dei terreni coltivati, la riduzione dei terreni seminativi e l’aumento delle superfici edificate sia in ambito urbano che rurale.
L’avanzata inarrestabile del bosco non è frutto di politiche mirate di rimboschimento e di comportamenti virtuosi, ma è in gran parte il risultato dell’abbandono dell’agricoltura di collina e di montagna che ha portato gli alberi a insinuarsi nei terreni non più coltivati o nei prati d’altura dove le mucche non vengono più portate a pascolare.
Gli alberi in soli 5 anni (2012- 2017) sono aumentati con una percentuale del 4,7% arrivando ad estendersi lungo circa 14 milioni di ettari, mentre nelle città salgono i valori di copertura artificiale.
Accanto ad aree ormai sovrasfruttate (dove si concentrano le principali aree urbane, le infrastrutture e l’agricoltura intensiva), quindi, se ne trovano altre totalmente trascurate, soggette a fenomeni di spopolamento e di abbandono delle colture e del territori.
La perdita dell’area agricola, che un tempo divideva nettamente le città dai boschi, favorisce la ricolonizzazione da parte del bosco, in particolare nelle zone montane, dove gli alberi arrivano a coprire complessivamente il 65% del territorio. Rispetto al passato, quando la ricolonizzazione interessava in modo particolare i pascoli, oggi si osserva l’espansione del bosco a carico degli arbusteti, che di fatto rappresentano una tappa intermedia verso gli ecosistemi forestali. Tale espansione non comporta sempre un aumento in termini di biodiversità, soprattutto quando si assiste all’ingresso di specie aliene invasive o alla riduzione di spazi aperti, radure, e altri habitat che svolgono un ruolo fondamentale per la conservazione di talune specie.
I dati mostrano che l’Italia ha un patrimonio forestale che in Europa non ha rivali. L’Italia infatti vanta la stessa superficie forestale della Germania (che però ha un territorio più vasto del 16%), tre volte quella austriaca e ha un coefficiente di boscosità del 7% più alto della Francia.
Ma questo patrimonio è davvero tutelato? C’è la consapevolezza che anche i boschi e le foreste vanno curati e mantenuti proprio come le opere pubbliche?
A questo proposito non si può dimenticare che il 2018 è stato un anno terribile per le foreste italiane a causa della tempesta Vaia che, con piogge e raffiche di vento stimate oltre i 150 km/h, ha provocato enormi danni in un’area complessiva di 42.500 ettari di foreste, 8,6 milioni di metri cubi abbattuti pari a circa 7 volte la quantità di legname ad uso industriale che le segherie italiane riescono a lavorare in un anno. Per i ricercatori, gli scienziati e i tecnici forestali si è trattato dell’evento di maggior impatto sugli ecosistemi forestali mai registrato fino ad oggi in Italia. I danni economici, ambientali e sociali sono stati ingenti: condizioni di lavoro più onerose e pericolose, costi del ripristino, perdita di valore del legno, programmazione da rivedere, intere aree montane prive di protezione vegetazionale, proliferazione di insetti dannosi per le foreste.
Chi studia il clima e i cambiamenti climatici è d’accordo nel ritenere che venti a quelle velocità e piogge di quell’intensità potranno ripetersi in futuro. Ciò significa che i nostri boschi sono minacciati anche dai cambiamenti climatici e non si tratta solo di una previsione pessimistica. Questi danni, infatti, si aggiungono a quelli già subiti negli scorsi anni a causa di gelate tardive, incendi invernali e moria di vegetazione naturale dovuta alla siccità.
Diventa sempre più urgente quindi, recuperare o potenziare una gestione forestale che offra al bosco lo sviluppo di tutte le funzioni ecosistemiche che esplica: sicurezza e tutela idrogeologica, sicurezza dai fenomeni valanghivi, funzione paesaggistica, funzione ricreativa, funzione produttiva, qualità ambientale, accrescimento della biodiversità, assorbimento CO2. Inoltre, facendo leva anche sul coinvolgimento emotivo che gli eventi recenti hanno generato nei cittadini, sarà l’occasione per realizzare processi formativi specifici su questi temi, rivolti non solo agli operatori del settore ma anche a tutti gli attori della vita in montagna, dai residenti, agli imprenditori agricoli, gli operatori turistici, gli ospiti.
FONTI
ISPRA (2018) – “Territorio. Processi e trasformazioni in Italia”
CREA (2017) – Annuario dell’agricoltura Italiana
LEGGI GLI APPROFONDIMENTI
Speciale foreste e boschi – Dieci motivi per piantare un albero