21.02.2019
Economia, società e ambiente sono profondamente interconnessi: l’economia esiste all'interno di una società ed entrambe esistono nell'ambiente.
Il termine ecologia fu coniato nel 1866 da un discepolo di Darwin, Ernst Haeckel (1834-1919); unì due radici greche, oikos (casa) e logia (discorso): Ecologia è quindi discorso sull’ambiente. Nella sua definizione l’ecologia è “l’intero corpo del sapere che concerne l’economia della natura, lo studio di tutte le relazioni dell’animale rispetto al suo ambiente inorganico e organico; tutto questo include, in primo luogo le relazioni amichevoli od ostili con quelli, fra gli animale e le piante, con i quali entra direttamente o indirettamente in contatto; in una sola parola, l’ecologia è lo studio di quelle interrelazioni complesse alle quali Darwin si riferisce con l’espressione di condizioni di lotta per l’esistenza”[1]. Dunque l’ecologia studia gli equilibri naturali, i rapporti tra gli organismi viventi e i fattori che influenzano la loro vita in termini di relazioni complesse. E l’uomo sta nella natura attraverso la cultura, con la sua capacità di adeguarsi all’ambiente naturale e di trasmettere ciò attraverso l’insegnamento. Grazie all’ampiezza di questa capacità e la velocità della trasmissione culturale, l’uomo ha potuto modificare l’ambiente e costruirsene uno proprio[2]. Con l’avanzare del progresso scientifico e della tecnologia, l’essere umano ha acquisito sempre più strumenti per modificare l’ambiente circostante, divenendo la specie dominante e interferendo pesantemente sugli equilibri naturali.
Ed è proprio dallo studio dei sistemi ecologici e delle loro caratteristiche più rilevanti quali la capacità di carico, le possibilità di autoregolazione, la resilienza e la resistenza che, nel loro insieme, influiscono sulla stabilità dell’ecosistema che nasce il concetto di sviluppo sostenibile. Quest’ultima definizione è stata introdotta nel corso della prima conferenza Onu sull’ambiente nel 1972, anche se sarà soltanto nel 1987, con la pubblicazione del rapporto Brundtland, che verranno chiariti gli obiettivi; la definizione più diffusa fornita all’epoca dalla Commissione Indipendente sull’Ambiente e lo Sviluppo (World Commission on Environment and Development), presieduta, di fatto, da Gro Harlem Brundtland, è: “L’umanità ha la possibilità di rendere sostenibile lo sviluppo, cioè di far sì che esso soddisfi i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere la capacità delle generazioni future di rispondere ai loro”[3]. L’elemento centrale è la necessità di cercare un’equità di tipo intergenerazionale: le generazioni future hanno gli stessi diritti di quelle attuali. Lo sviluppo sostenibile diventerà così il nuovo paradigma di sviluppo dopo la conferenza Onu su ambiente e sviluppo del 1992. Questo discorso presuppone un concetto secondo cui un ecosistema in equilibrio è implicitamente sostenibile; inoltre, maggiore è la sua stabilità, maggiori sono le sue capacità di autoregolazione rispetto a fattori interni, e soprattutto esterni, che tendono ad alterarne lo stato di equilibrio. Partendo dunque da una visione centrata sugli aspetti ecologici, ci si è allargati verso un significato più globale, che tenesse conto, oltre che della dimensione ambientale, anche di quella economica e di quella sociale. I tre aspetti sono stati comunque considerati in un rapporto sinergico e sistemico. Il termine “sostenibilità” implica dunque un benessere (ambientale, sociale, economico) costante e preferibilmente crescente e la prospettiva di lasciare alle generazioni future una qualità della vita non inferiore a quella attuale.
È dunque chiara la profonda interconnessione tra economia, società e ambiente, in quanto l’economia esiste all’interno di una società ed entrambe esistono nell’ambiente. Declinando questi tre aspetti rispetto al concetto di sostenibilità e territorio, si avranno le seguenti definizioni:
In sintesi, il concetto di sviluppo sostenibile si concretizza in un principio etico e politico, secondo cui le dinamiche sia economiche sia sociali delle moderne economie siano compatibili con il miglioramento delle condizioni naturali e con la salvaguardia dell’ambiente e della sua capacità di riprodurre risorse naturali.
Ed è per questo che Campagna Amica sostiene fermamente questo approccio di sviluppo, sensibilizzando in primis su tematiche ambientali, ma anche su questioni economiche e sociali legate a tale questione. Difatti, attraverso la sua rete di mercati locali si vuole dar voce a tutte quelle realtà virtuose che attraverso il loro operato sul territorio producono e vendono prodotti che seguono il paradigma dello sviluppo sostenibile, grazie alla protezione degli ecosistemi diversificati, dell’economia locale e dell’equità sociale. Ed è anche per questo motivo che vi invitiamo ad acquistare nei nostri mercati in modo consapevole, sostenendo così un tipo di sviluppo sostenibile per il nostro territorio.
[1] Acot P., Storia dell’ecologia, Lucarini, Roma, 1989.
[2] Angelini A., Pizzuto P., Manuale di ecologia, sostenibilità ed educazione ambientale, FrancoAngeli, Milano, 2007
[3] http://www.un-documents.net/our-common-future.pdf
[4] http://www.sogesid.it/sviluppo_sostenibile.html