14.02.2019
Gli organismi geneticamente modificati seguono un modello di sviluppo alleato dell’omologazione e grande nemico della tipicità, distruggendo biodiversità ed ecosistemi
Ogm, acronimo di organismo geneticamente modificato, è “un organismo, diverso da un essere umano, il cui materiale genetico è stato modificato in modo diverso da quanto avviene in natura con l’accoppiamento e/o la ricombinazione genetica naturale“; fa parte delle cosiddette bio-tecnologie innovative, nate dallo studio e dalla possibilità di manipolare il Dna intervenendo sulle molecole. Grandi colossi chimico-farmaceutici si sono trasformati in produttori di nuove sementi geneticamente modificate, in grado di produrre da sé le resistenze a condizioni ambientali sfavorevoli. Il mais brevettato dalla Novartis, ad esempio, ha inserito nel Dna un gene del Bacillus thuringiensis (bt), un batterio naturalmente presente nel suolo che produce una proteina tossica per le larve di alcuni insetti nocivi, già usata in passato per produrre insetticidi. Nasce così la “promessa Ogm” di un’agricoltura che, grazie al transgenico, sarebbe finalmente in grado di sfamare il mondo. Il condizionale è però d’obbligo di fronte alle perplessità di natura socio-economica, sanitaria ed ecologica espresse da molti scienziati.
Stati Uniti, Argentina, Canada, Cina e Brasile sono i paesi interessati da colture Ogm, in particolare di soia, mais, cotone e colza, le cui nuove caratteristiche introdotte nel Dna sono la tolleranza ai diserbanti e la resistenza agli insetti. In Europa solo Spagna e Portogallo hanno coltivazioni di mais geneticamente modificato. La scarsa diffusione è dovuta anche alla ostilità da parte dell’opinione pubblica europea rispetto alle applicazioni delle biotecnologie in campo alimentare. La percezione negativa dei cibi geneticamente modificati, del resto, è contemporanea alla crescita di consapevolezza e di attenzione da parte del consumatore nei confronti di quel che compra, in generale, e di quel che mangia, in particolare. La valorizzazione e la tutela dei prodotti tipici, il ritorno alle cucine tradizionali intese come patrimonio non solo alimentare, ma culturale, la riscoperta del legame tra territorio e agricoltura, l’esaltazione della bio-diversità come antitesi alla bio-omologazione sono altrettanti elementi di criticità nei confronti della produzione di piante e alimenti Ogm. Senza contare che, fino a questo momento, i benefici complessivi – nutrizionali e/o produttivi – dell’agricoltura bio-tech non sono stati effettivamente dimostrati. Su tale materia la Comunità Europea ha predisposto una serie di strumenti legislativi che regolano (e limitano) l’introduzione di colture e alimenti Ogm; nel 2015 è stata approvata una direttiva comunitaria che permetteva ai paesi europei di vietare le coltivazioni Ogm, anche se autorizzate a livello europeo. L’Italia è stata uno dei 17 paesi europei che ha optato per quest’opzione.
Gli alimenti Ogm vengono accusati di essere potenziali allergenici e secondo alcuni le piante Ogm potrebbero diventare infestanti e diffondersi nell’ambiente a discapito di altre. Questo può avvenire quando il gene introdotto conferisce un vantaggio selettivo nei confronti delle altre piante. Ciò porterebbe gravi squilibri negli ecosistemi. Naturalmente gli Ogm apportano dei vantaggi, come il miglioramento delle specie coltivate, la resistenza alle sollecitazioni ambientali (siccità, patogeni etc.) e potenziamento della produttività.
L’Italia è stata, ed è tuttora, uno dei Paesi che si è opposto maggiormente all’introduzione degli Ogm, vietandone la coltivazione sul proprio suolo. La Coldiretti si è espressa chiaramente su questo concetto dichiarando che per l’Italia gli Ogm non pongono solo problemi di sicurezza alimentare, ma seguono un modello di sviluppo alleato dell’omologazione e grande nemico del Made in Italy, essendo parte integrante di estese monocolture che distruggono biodiversità ed ecosistemi.
Sulla stessa linea della Coldiretti, anche la Fondazione Campagna Amica è fermamente contro la coltivazione e l’uso degli Ogm, in quanto male assoluto per il Made in Italy e l’agricoltura tradizionale, la salvaguardia della biodiversità e dell’agricoltura biologica da contaminazioni, la protezione dell’ambiente e della salute della popolazione. Ed è per questo che è importate ricordare sempre che attraverso l’acquisto di prodotti locali, sani e buoni, come quelli che si trovano nella rete dei mercati locali di Campagna Amica, si tutela il nostro ambiente e la nostra salute. Infatti, nei nostri mercati, che ospitano agricoltori che coltivano avendo a cuore la salvaguardia dell’ambiente, non sono – e mai saranno – presenti prodotti Ogm.
Infine Campagna Amica auspica che, a livello normativo nazionale e internazionale, ci sia sempre più trasparenza in tutte le fasi di produzione e lavorazione degli Ogm, con il fine di escludere, in modo certo, la loro presenza nei nostri piatti.