16.01.2019
L'Indica prodotto in Cambogia e Myanmar arriva sul mercato della Ue in volumi e livelli di prezzo tali da determinare serie difficoltà agli operatori europei del settore
Stop all’invasione di riso asiatico nell’Unione Europea che mette finalmente i dazi sulle importazioni provenienti dalla Cambogia e dalla Birmania (ex Myamar), concorrenti sleali dei produttori italiani. Il via libera al regolamento esecutivo della Commissione Europea scatta oggi con la conclusione della procedura scritta.
Nel dettaglio sono previsti dazi solo sul riso indica lavorato e semilavorato per un periodo non superiore a tre anni, con un valore scalare dell’importo da 175 euro a tonnellata nel 2019, a 150 euro a tonnellata nel 2020 fino a 125 euro a tonnellata nel 2021 ma è possibile una proroga ove sia giustificata da particolari circostanze.
Si tratta del risultato della mobilitazione italiana che ha portato Bruxelles a riconoscere il danno economico dovuto ai volumi di importazioni di riso, che nell’arco dal 2011/12 al 2017/18 sono aumentati del 256% giustificando l’attivazione della clausola di salvaguardia e lo stop alle agevolazioni a dazio zero ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che ora occorre lavorare per estendere anche al riso non lavorato.
Il riso Indica prodotto in Cambogia e Myanmar arriva infatti sul mercato della Ue in volumi e livelli di prezzo tali da determinare serie difficoltà agli operatori europei del settore. Oltre a fare concorrenza sleale ai produttori italiani sulla Birmania (Ex Myamar) pesa l’accusa di violazione dei diritti umani ed addirittura di “genocidio intenzionale” peri i crimini commessi contro la minoranza musulmana dei Rohingya.
La crisi è drammatica in Italia e mette a rischio il primato nazionale in Europa dove l’Italia è il primo produttore di riso con 1,40 milioni di tonnellate su un territorio coltivato da circa 4mila aziende di 219.300 ettari, che copre circa il 50 % dell’intera produzione Ue con una gamma varietale del tutto unica.
Si conclude così una vicenda durata troppo tempo ed avviata formalmente il 16 febbraio 2018, quando l’Italia aveva presentato su sollecitazione della Coldiretti a Bruxelles richiesta a Bruxelles per il ripristino dei dazi invocando la clausola di salvaguardia prevista dalle norme dell’Ue nel caso i regimi commerciali preferenziali Ue per i paesi beneficiari creino difficoltà ai produttori europei.