21.11.2018
Si festeggia il 21 novembre e rappresenta un importante strumento per creare una sana coscienza ecologica nelle generazioni future
Il 21 novembre in tutta Italia si festeggia la Giornata Nazionale degli Alberi e le loro indispensabili capacità che permettono la continuità della vita: assorbire l’anidride carbonica e rilasciare ossigeno, prevenire il dissesto idrogeologico e proteggere la biodiversità.
Da sempre la cura e il rispetto degli alberi rappresentano il progresso civile, sociale, ecologico ed economico di un popolo. Già nell’antica Grecia era usanza celebrare feste per onorare la piantagione di alberi. Alberi e boschi infatti avevano una grande importanza per i Greci ed erano già diffuse pratiche come l’albericoltura e l’impianto di boschi.
Nell’antica Roma gli alberi erano rispettati anche per motivi religiosi e i boschi erano consacrati alle divinità. Una delle più grandi feste in epoca romana era la “Festa Lucaria” che cadeva il 19 luglio ed esistono numerosi documenti del passato che testimoniano quanto diffuso fosse l’impianto di nuove piantine in occasione di feste, ricorrenze e avvenimenti.
Nel 1872 in America, nello stato del Nebraska ci fu il primo Arbor day.
Negli anni successivi si diffuse anche in Europa e nel 1898 la prima “Festa dell’albero” fu celebrata anche in Italia con lo scopo di infondere nei giovani il rispetto e l’amore per la natura e per la difesa degli alberi e fu in seguito istituzionalizzata con la “Legge forestale” del 1923. Nel 2013 fu poi istituzionalizzata la “Giornata Nazionale degli Alberi” da celebrare il 21 novembre di ogni anno.
Si pensò infatti di dedicare un giorno all’anno alla loro piantagione per creare una coscienza ecologica nella popolazione e per accrescere anche il patrimonio forestale del paese.
La sola tutela degli alberi già in vita contribuisce a ridurre le emissioni di CO2 di 7 miliardi di tonnellate all’anno entro il 2030: sarebbe come se improvvisamente sparissero dalle strade 1,5 miliardi di automobili alimentate a gasolio.
L’importanza degli alberi è evidente anche nella vita quotidiana: riducono l’inquinamento rumoroso, mitigano il vento, ci regalano frescura in estate e ci riparano dall’aria fredda in inverno. Questo si traduce in un risparmio energetico e quindi anche economico per le abitazioni.
La “Festa degli Alberi”, oggi, mantiene inalterato il valore delle sue finalità istitutive che sono ancor più attuali di un secolo fa e rappresenta un importante strumento per creare una sana coscienza ecologica nelle generazioni future che si troveranno ad affrontare problemi ed emergenze ambientali sempre nuovi e su scala globale.
Maltempo, una strage da 14 milioni di alberi
A rovinare la festa degli alberi quest’anno è la strage di circa 14 milioni di piante causata del maltempo che rischia di compromettere l’equilibrio ecologico ed ambientale di vaste aree montane mettendo a rischio la stabilità idrogeologica. Ad essere abbattuti sono stati soprattutto faggi ed abeti bianchi e rossi nei boschi dal Trentino all’Alto Adige, dal Veneto al Friuli dove nelle montagne la mancanza di copertura vegetale lascia il campo libero a frane e smottamenti in caso di forti piogge senza dimenticare gli effetti sulla grande varietà di vegetali e sulla popolazione di mammiferi, uccelli e rettili che popolano i boschi. Al danno ambientale si aggiunge quello economico con importanti ripercussioni sull’intera filiera del legno e sul turismo con le attività legate alla raccolta dei frutti del bosco, in aree spesso a rischio spopolamento. Una situazione drammatica sulla quale occorre subito intervenire risarcendo gli operatori colpiti e promuovendo attraverso opportuni incentivi il reimpiego degli alberi caduti o abbattuti In questa fase le proposte che incentivano la ripresa tanto delle attività forestali quanto di quelle che promuovono l’acquisto e l’utilizzazione del materiale caduto o abbattuto vadano senza dubbio sostenute. Nelle aree colpite si sta facendo largo l’idea di non piantare nuovi alberi su tutta la superficie a bosco distrutta ma gestire i territori con un vero e proprio piano regolatore verde che garantisca l’ambiente, valorizzi nuove attività agricole dove possibile e risponda alle esigenze di rifornimento della filiera sulla base delle quantità di legno che realmente sono necessarie, oltre a ripiantare varietà autoctone che meglio resistano alla violenza di eventi climatici sempre più estremi. Ma occorre intervenire anche sulla prevenzione favorendo la gestione dei terreni cosiddetti silenti, per i quali è difficile risalire ai proprietari o farli impegnare in una corretta gestione dei suoli. In questi casi occorre dare l’opportunità ad altri proprietari e ad altri operatori di gestire questi terreni per garantire non solo lo svolgimento di funzioni produttive, ma soprattutto di quelle funzioni ambientali e di difesa idrogeologica. Lo spazio per un rilancio della forestazione nazionale è enorme se si considera che – spiega la Coldiretti – l’Italia importa dall’estero più dell’80% del legno necessario ad alimentare l’industria del mobile, della carta o del riscaldamento per un importo di 4 miliardi nel 2017 ed un incremento del 5% nei primi sette mesi. L’industria italiana del legno è la prima in Europa, ma con legname che arriva da altri Paesi vicini come Austria, Francia, Svizzera e Germania a dimostrazione di un grande potenziale economico inutilizzato. Ci sono tutte le condizioni per trasformare una tragedia in grandi opportunità per la ripresa di un Paese che ha fatto della sostenibilità ambientale un valore aggiunto del Made in Italy. I boschi italiani, se valorizzati attivamente con pratiche di gestione sostenibile, possono rappresentare non solo il serbatoio naturale di assorbimento del carbonio, ma anche un fondamentale strumento di investimento nella crescita dell’indotto produttivo ad esso collegato, garantendo così lo sviluppo socio-economico delle aree marginali, rurali e di montagna.