16.10.2018
Negli ultimi anni la fame ha toccato circa 815 milioni di persone, nonostante il drastico calo dei prezzi dei prodotti agricoli
L’aumento della fame nel mondo avviene nonostante si sia verificato un drastico calo dei prezzi dei prodotti agricoli che nel 2016 sono scesi al minimo dell’ultimo quinquennio per le principali materie prime ricomprese nell’Indice Fao.
La speculazione sulla fame ha bruciato nel mondo quasi 30 miliardi di dollari solo per il grano con le quotazioni internazionali che sono ridotte in un anno da 5,35 dollari per bushel a poco più di 4,33 dollari per bushel (27,216 chili), senza alcun beneficio per le popolazioni ma con milioni di contadini in ginocchio, secondo la Coldiretti Manovre finanziarie sul cibo “giocano” senza regole sui prezzi delle materie prime agricole dove hanno provocato una grande volatilità impedendo la programmazione e la sicurezza degli approvvigionamenti in molti Paesi. Nonostante il forte calo dei prezzi alla produzione agricola quelli al consumo rimangono alti con conseguenti difficoltà per i più poveri dove resta alta l’insicurezza alimentare con l’11% della popolazione che soffre la fame secondo la Fao.
Negli ultimi anni la fame ha toccato circa 815 milioni di persone, nonostante si sia verificato un drastico calo dei prezzi dei prodotti agricoli che sono scesi al minimo dell’ultimo quinquennio per le principali materie prime ricomprese nell’Indice Fao. Uno su tre nel mondo lavora in agricoltura o nella pesca con 2,5 miliardi di persone impegnate quotidianamente a sfamare il pianeta che molto spesso sono spinte loro stesse all’indigenza dalle quotazioni irrisorie. Per gli altri a pesare è il fatto che nonostante il forte calo dei prezzi alla produzione agricola quelli al consumo rimangono alti per le speculazioni con conseguenti difficoltà per i più poveri dove resta alta l’insicurezza alimentare tanto che l’11% della popolazione soffre la fame secondo la Fao. Se si vuole sfamare una popolazione che aumenta vertiginosamente si devono applicare regole chiare per evitare che sul cibo si inneschino vergognose speculazioni. “Occorre ripensare a fondo il sistema di produzione e di distribuzione del cibo e perseguire un modello di sviluppo sostenibile che garantisca un sistema di tutela sociale ed economica in grado di assicurare un futuro all’agricoltura e un cibo sicuro e accessibile a tutti”, ha concluso il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “è necessario anche promuovere azioni di riequilibrio all’interno della catena alimentare che contribuiscano alla valorizzazione e alla remunerazione delle produzioni agricole”.
Oggi è chiaro che l’emergenza alimentare non si risolve con i prezzi bassi all’origine per i produttori perché questi non consentono all’agricoltura di sopravvivere e, con la chiusura delle imprese, destrutturano il sistema che non è più in grado di riprendersi anche in condizioni positive. Gli aiuti alimentari sono necessari, ma non bastano e occorre investire nell’agricoltura delle diverse realtà del pianeta, dove servono prima di tutto politiche agricole regionali che sappiano potenziare le produzioni locali con la valorizzazione delle identità territoriali per sfuggire all’omologazione che deprime i prezzi e aumenta la dipendenza dall’estero. Alle agricolture di tutto il mondo devono essere garantiti credito e investimenti adeguati se si vuole continuare a sfamare una popolazione che aumenta vertiginosamente, si devono applicare regole chiare per evitare che sul cibo si inneschino speculazioni vergognose.
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